Alla ventunesima giornata il Torino lo scorso anno aveva un punto in più ma ha finito per non avvicinarsi nemmeno alla corsa per l’Europa. Questo dato da solo può bastare per evitare di lasciarsi andare a facili entusiasmi, sia alla squadra nel suo approccio alle cose che fa, sia a noi osservatori per le analisi del caso. A questo aggiungiamo le tante variabili che Juric e i suoi non possono controllare: non sappiamo se la penalizzazione della Juventus verrà annullata, confermata o incrementata; e non è da trascurare la possibilità che la Coppa Italia venga vinta da una squadra che terminerà in classifica più in basso del sesto posto (questo renderebbe il settimo posto inutile ai fini della Conference League).
Editoriale
L’alchimia giusta
Fatta questa premessa, occorre anche dire che la vittoria contro l’Udinese può essere uno di quei crocevia che indirizzano una stagione. E che al suo interno ci sono segnali che possono indurre all’ottimismo. Se la squadra dimostra la capacità di reagire dopo una batosta come quella di Firenze; se chi viene chiamato in causa (anche chi gioca di meno) si fa trovare pronto come ha fatto Karamoh; se il feeling tra tecnico e giocatori si consolida sempre di più come ha detto Juric; se la componente tecnica e quella societaria iniziano a marciare davvero unite come hanno fatto capire Juric e Cairo; allora iniziano ad esserci gli ingredienti perché si crei quell’alchimia che a volte nello sport fa andare una squadra oltre le proprie possibilità. Un altro ingrediente fondamentale potrebbe anche essere la spinta dell’ambiente: e la vittoria contro l’Udinese potrebbe essere decisiva anche e soprattutto su questo fronte.
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