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La vittoria contro l’Udinese, tanto pesante quanto inattesa da molti, è davvero un toccasana per il Torino. Interrompe un filotto di risultati non felici ed è impreziosita dal valore dell’avversario, che in casa mai aveva perso fin qui, ottenendo vittorie contro Roma e Inter. Forte è il senso di liberazione nello spogliatoio dopo un mese e mezzo in cui in alcune occasioni la squadra aveva ottenuto meno di quanto meritava.
Ma nel calcio a comandare è il risultato. E per invertire la rotta è stato utilissimo l’intermezzo di Coppa Italia perché il risvolto psicologico nel calcio è fondamentale; vincere, anche se contro un avversario di categoria inferiore, ha aiutato a vincere e ad archiviare velocemente la delusione del derby. Vanja Milinkovic-Savic cresce e Pietro Pellegri sta sbocciando: portiere e centravanti, gira e rigira, sono determinanti per ottenere risultati. Il Torino forse sta trovando certezze in quei due ruoli e ora può guardare avanti con più fiducia ma anche con molta umiltà.
Se il colpo in Friuli regala entusiasmo alla squadra, da un certo punto di vista può invece aumentare il rammarico dell’ambiente per come è andato il derby della settimana prima. Se la compattezza, il cinismo, la cattiveria agonistica vista a Udine fossero stata impiegati anche in quell’occasione, forse i granata non avrebbero aiutato i bianconeri a tirarsi su dall’orlo del burrone come invece hanno fatto con una partita al di sotto delle aspettative da tutti i punti di vista. La squadra stavolta ha qualcosa da farsi perdonare nei confronti del suo pubblico e l’occasione sarà la partita contro il Milan campione d’Italia in carica.
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