“Abbiamo fatto un campionato bellissimo. Ma mi prendo la responsabilità di dire che l’anno prossimo dobbiamo fare ancora meglio. Il Torino deve fare qualcosa in più. La gente ha questa passione, questa ossessione malata, di andare in Europa. Io voglio provarci, questo è sicuro, perché la gente ne ha bisogno”. Con queste parole Ivan Juric ha chiuso il suo primo anno al Toro. Un anno positivo, da 7 pieno, perché ha rispettato in pieno le aspettative. Dimenticata la lotta per non retrocedere, che non si confà alla storia del Toro – nemmeno di quella dell’era Cairo -, è stata creata una squadra precisa e riconoscibile per carattere, identità, modo di giocare. Una squadra che scende in campo per essere protagonista su ogni campo e che non ha timori reverenziali nei confronti di nessuno.
EDITORIALE
L’Europa, un’ossessione malata
Le basi sono state gettate, il resto dovrà arrivare nei prossimi giorni. La scelta di Belotti farà cambiare volto alle strategie del club per il mercato, questo è chiaro. Ma oltre a lui, ci sono tanti giocatori importanti col futuro in bilico: erano cinque su undici i titolari scesi contro la Roma per i quali quella di ieri potrebbe essere stata l’ultima col Toro. Dal portiere al difensore centrale che dovrà sostituire l’insostituibile Bremer, dal centrocampo alla trequarti, terminando con la punta. Parlare di rischio smobilitazione può essere esagerato, ma è comprensibile che i tifosi siano preoccupati. Lo è un po’ anche Juric, che però era consapevole da tempo della situazione; e il tecnico già a Verona ha dimostrato di saper riorganizzare bene una squadra dopo la partenza di alcuni pezzi pregiati. Il tecnico col Toro ha fatto 50 punti, non gli era mai riuscito in Serie A. E l’anno prossimo cercherà la qualificazione in Europa. Non è solo l’ossessione della piazza, ma anche la sua. Questo è ciò che tiene legato a doppio filo Juric col Toro, questo è ciò che può far guardare al futuro con ottimismo.
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