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Lo specchio di una stagione

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Juric lascerà un Toro migliore di quello trovato, ma con grande rammarico: per due anni di fila sarebbe bastato l'ottavo posto per l'Europa
Alberto Giulini Vicedirettore 

Non è sicuramente contro l’Inter a San Siro che il Toro ha perso l’Europa, ma la gara in casa dei freschi campioni d’Italia può rappresentare uno spaccato dell’annata granata. La squadra di Juric ha approcciato bene la partita, come spesso avvenuto nel corso di questo campionato, tenendo bene il campo e concedendo poco o nulla al miglior attacco del campionato. Non una sorpresa per un Toro che ha fatto della solidità difensiva la propria forza e che nei primi tempi non subisce quasi mai gol (cosa accaduta soltanto in 5 partite su 34, stessi numeri dell’Inter).

Come in un film già visto troppe volte negli ultimi anni, il primo episodio avverso ha tagliato le gambe alla squadra. L’espulsione di Tameze è discutibile, ma ha fatto sparire il Toro dal campo. Giocare in casa dell’Inter con l’uomo in meno è sicuramente complicato, ma i granata si sono sciolti come neve al sole e in dieci minuti i padroni di casa hanno trovato due gol e messo in ghiaccio la partita. Il Toro ha evitato l’imbarcata, ma non ha mai dato l’impressione di potere anche solo riaprirla. Una mancata reazione ormai ricorrente per una squadra che da due anni non vince una partita di campionato in rimonta.

La gara di San Siro ha inoltre ribadito ancora una volta gli errori commessi in estate in fase di costruzione della squadra. Cambiano i moduli ma la corsia di sinistra si conferma il punto debole di una squadra che fatica a rendersi pericolosa se non si accende l’asse Bellanova-Zapata. E i numeri dell’attacco sono impietosi: solo 31 gol segnati in 34 partite, i granata sono rimasti a secco addirittura 15 volte.

Con la sconfitta di Milano anche Juric ha esplicitamente alzato bandiera bianca per l’Europa, indicando nel mantenimento della parte sinistra della classifica l’obiettivo da inseguire nelle ultime quattro giornate di campionato. Un risultato minimo che consentirebbe al croato di chiudere un campionato in linea con gli altri due della sua gestione, evitando la beffa di congedarsi con un passo indietro proprio nella stagione in cui si aspettava un ulteriore step in avanti. Ma sarebbe difficile non parlare di fallimento in caso di decimo posto con meno punti di un anno fa, quando i granata chiusero a 53 (ora sono 46).

Il ciclo di Juric sembra ormai ai titoli di coda, a meno di un ribaltone sempre più difficile da immaginare. Il tecnico lascerebbe un Toro migliore di come lo aveva trovato, preso da una salvezza risicata e portato ad una manciata di punti dall’Europa. Un possibile sostituto troverebbe insomma una buona base da cui ripartire, ma in questo finale di stagione è il rammarico a prevalere: per il secondo anno di fila sarebbe bastato l’ottavo posto per giocarsi le coppe…

 

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