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Ludergnani-Torino, apertura di credito
Ruggero Ludergnani si è insediato ieri come nuovo responsabile del settore giovanile del Torino. È l’inizio di una nuova era per il club granata, dopo i nove anni della gestione di Massimo Bava. Il dirigente arrivato dalla Spal ha davanti a sé una sfida importante: dovrà raccogliere il testimone di un dirigente che ha fatto (molto) bene, stimato dai tifosi, in una piazza dove il settore giovanile è seguito con più passione e attenzione rispetto ad altre. Non un compito facile per un 37enne che deve ancora dimostrare di essere pronto da tutti i punti di vista per questo salto di qualità nella sua carriera.
Ludergnani, dal punto di vista professionale, ha reso il vivaio della Spal all’altezza della Serie A (qui alcuni cenni su come ci è riuscito). Questo è il dato che rappresenta oggi il suo biglietto da visita al di là dei risultati dell’ultima stagione (settimo posto con la Primavera e semifinale con l’Under 17), che sono buoni ma non così tanto da convincere l’ambiente - che ora come ora è scettico qualsiasi mossa venga fatta dal club - del fatto che Ludergnani sia al Torino più per le sue capacità che per il suo rapporto con Davide Vagnati.
Ludergnani, dunque, avrà l’obiettivo di far crescere strutturalmente il vivaio del Torino così come ha fatto con quello della Spal. E, a ben vedere, i margini di miglioramento ci sono. Non solo per quanto riguarda i risultati, che pure dovranno cambiare rispetto a quelli dell’ultimo biennio, in cui qualcosa si è evidentemente rotto se il Toro ha zoppicato con tutte le categorie. Ma soprattutto per quanto riguarda la produzione dei giocatori: il Torino, negli ultimi dieci anni, ha sfornato tantissimi calciatori professionisti - quasi un centinaio - ma pochi di questi si sono rivelati all’altezza della Serie A (e chissà che non ci possa arrivare Lucca, che il Torino ha lasciato al Palermo in D).
Ludergnani dovrà anzitutto essere sostenuto dalla società, più di quanto lo sia stato Bava, sul piano delle strutture sportive e su quello degli investimenti per i giocatori che lo meriteranno (i prossimi Sottil, insomma, andranno convinti a rimanere al Torino con argomenti giusti o almeno a non andare via gratis); dal canto suo dovrà attrezzare un settore scouting che metta al primo posto il monitoraggio del territorio (per dire, su un astigiano come Hasa dovrebbe arrivare prima il Torino e non la Juventus). Gli servirà tempo, intanto merita un’apertura di credito: giudichiamolo per quel che saprà fare e non per le dinamiche con cui è arrivato al Torino.
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