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Editoriale

L’uomo che può cambiare il Toro

L’uomo che può cambiare il Toro - immagine 1
Duvan Zapata alza livello tecnico e convinzione della squadra. Non si poteva fare acquisto migliore. Ma ora c’è da gestire Sanabria
Gianluca Sartori Direttore 

Poco tempo è stato sufficiente per capire quanto può essere importante Duvan Zapata per il Torino. Il colombiano è davvero l’uomo che può cambiare la stagione dei granata. In parte lo ha già fatto, anche solo per la ventata d’entusiasmo che ha portato con il suo arrivo quando la squadra e l’ambiente intorno erano circondati da preoccupazione per il rovescio subito dagli uomini di Juric a San Siro, al termine di una partita che sembrava spia di un calo di concentrazione ed umiltà nello spogliatoio granata.

L’arrivo di Duvan al Filadelfia è stato un elettroshock che ha portato un’iniezione di entusiasmo anzitutto nella squadra. Giocatori che lo avevano sempre visto come avversario temibile se lo sono ritrovato come vicino di armadietto (ad esempio Schuurs, che ben ricorda come Duvan lo uccellò nell’ultimo Torino-Atalanta). Una squadra molto solida difensivamente ma che aveva sempre fatto fatica a fare gol pur giocando a tratti molto bene ha ora la sensazione di aver davanti qualcuno che può anche inventarsi una rete da solo.

Già con il Genoa, con due giorni di allenamento alle spalle, Zapata era andato vicino a procurarsi un rigore e a fare gol (palla a fil di palo, era stato fermato per un fuorigioco dubbio che il Var avrebbe potuto smentire). A Salerno poi Duvan ha giocato una partita maiuscola. Non ha segnato né realizzato assist, ma solo la sua presenza scenica lì davanti ha influito in occasione del primo gol (duello aereo vinto su corner) che del terzo (movimento a svuotare l’area di rigore portando via un uomo). Per fisico e tecnica è perfetto per giocare spalle alla porta con due trequartisti a fianco ma anche per attaccare la profondità.

Il calcio è uno sport dove la squadra conta prima di tutto, ma certi giocatori contano più di altri e Zapata è tra questi. C’è la sensazione che davvero la società non potesse fare acquisto migliore nel contesto di quegli ultimi giorni di mercato, per dare un segnale di voler migliorare davvero la squadra e provare ad abbandonare la dimensione di aurea mediocritas degli ultimi tempi. Il rovescio della medaglia è che ora c’è da gestire la situazione di Sanabria, che può diventare delicata: reduce dalla sua miglior stagione, il capocannoniere vede ora chiudersi la porta del campo. Serviranno intelligenza e buonsenso da parte sua e di chi lo dovrà gestire.