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columnist
"Non si è mai visto un Giampaolo così fuori di testa come nel post partita di Torino-Lazio. Benvenuto al Toro, verrebbe da dirgli, qui non ci si è mai fatti mancare nulla. Il tecnico ha abbandonato l’aria del filosofo zen e si è sfogato davanti ai microfoni come era umanamente comprensibile dopo aver visto materializzarsi l’incredibile. Al netto però delle dichiarazioni sopra le righe - inciso: vogliamo sorvolare su frasi come “oggi non riesco a fingere la solita conferenza del cazzo”, contando sul fatto che sia stata un’esagerazione figlia dell’amarezza - per Giampaolo è fondamentale non perdere la trebisonda e continuare a credere di poter risollevare la squadra. Deve essere lui il primo a crederci, se vuole rimanere sulla panchina del Torino a lungo.
"Qualche appiglio per ripartire dal suo lavoro e dalle sue convinzioni, infatti, l’allenatore abruzzese ce l’ha. Il Torino, contro Sassuolo e Lazio (non due squadre qualsiasi), si è infatti costruito i presupposti per vincere la partita. Vuol dire che di riffa o di raffa, sotto il piano tecnico-tattico, Giampaolo sta tirando fuori qualche ragno dal buco, e sta portando la squadra a giocare a calcio. Anche con l’umiltà di abiurare in parte ai suoi dogmi sull’altare dei risultati (lo dimostra l’adozione della difesa a tre per la seconda partita di fila). Certo, si parlava di presupposti. Infatti, da sei punti potenziali, il Torino ne ha portati a casa uno.
"Qui subentra il tema psicologico, che nel calcio ha la preponderanza su tutti gli altri aspetti. Questa squadra non riesce proprio a scrollarsi di dosso la mentalità da perdenti maturata dopo dieci mesi di un 2020 da dimenticare. Se la rimonta subita dalla Lazio fosse un caso isolato, Giampaolo potrebbe anche chiudere un occhio, fare una tirata d’orecchi collettiva e mandare giù il rospo. Il fatto è che qui si parla di undici punti persi da situazione di vantaggio in questo campionato. La squadra è permeata da un alone di negatività che ha già contagiato anche i nuovi e ha coinvolto anche le poche certezze che c’erano (vedi Sirigu e Nkoulou). La conclusione automatica che si può trarre è che durante il calciomercato non si sia cambiato abbastanza. Ora però la patata bollente è nelle mani dell'allenatore. Contro Sassuolo e Lecce erano stati fatti due passetti in avanti verso la "Cima Coppi" dell'autostima, ora il Torino è ruzzolato al punto di partenza o forse anche più sotto. Può essere Giampaolo l’uomo giusto per scacciare via i fantasmi dalle teste di questi giocatori? Se perde la testa lui per primo, addio.
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