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Per l’Europa si può fare di più. Tutti

Per l’Europa si può fare di più. Tutti - immagine 1
Europa ancora rimandata, ora è il momento di una serena autocritica.
Gianluca Sartori Direttore 

Se la Fiorentina avesse vinto la finale di Atene, il Torino sarebbe legittimamente volato ai playoff di Conference League grazie al nono posto finale in classifica, stando alle modifiche del regolamento Uefa. La qualificazione sarebbe stata una fantastica notizia perché avrebbe divertito i tifosi, aumentato l’appeal del club e portato qualche milione in più nelle casse della società. Ma una qualificazione va raggiunta sul campo e per meriti propri; quando tocca fare affidamento su altri si sa che c’è il rischio di rimanere con un pugno di mosche in mano.

Il Toro, questo Toro, non ha raggiunto sul campo la qualificazione Uefa per quattro punti, quelli che separano i granata dalla Fiorentina ottava. Quattro punti che hanno un preciso significato: il Toro di oggi è una realtà che si avvicina ad essere all’altezza dell’Europa, ma non lo è ancora. Non lo è, in tutte le sue componenti, restringendo le analisi a quanto si è visto nella stagione 2023/2024. Lo staff tecnico ha fatto un buon lavoro, riposizionando il Toro a metà classifica, ma non ha saputo andare oltre; e nel terzo e ultimo anno il salto di qualità è rimasto in canna, a causa soprattutto dell’assenza di una proposta di gioco vera e propria. Il lancio di Vanja per Zapata per risalire il campo, il cross di Bellanova per Zapata per trovare la porta: troppo poco.

Per l’Europa ci vuole una proposta di gioco, ma ci vogliono anche dei giocatori che tirino fuori personalità e carattere nelle partite chiave: non sempre è stato così, la partita contro l’Atalanta è stato solo l’ultimo esempio. La società può fare uno step in più nella qualità delle scelte e deve saper trasmettere più ambizione e valori, prevenendo episodi incresciosi anche fuori dal campo come quelli che si sono verificati quest’anno. Ma è chiamato a crescere anche l’ambiente: la tifoseria può e deve maturare, comprendendo meglio quando è il momento di stare vicino alla squadra e quando occorre invece pungolarla; la stampa, oltre a cercare di informare correttamente, deve fare la sua parte per cercare di tenere unito l’ambiente anziché soffiare sulle divisioni a seconda delle convenienze del momento.