Si era più volte detto che i granata sarebbero stati arbitri della corsa Scudetto e così è stato fino a questo momento. Dopo aver fermato sul pari Juventus ed Inter, ieri è stato il Milan a perdere punti pesantissimi contro il Toro. Il pareggio del Grande Torino è uno di quei risultati che può cambiare la storia del campionato, da una sponda di Milano all'altra. Tutto torna infatti nelle mani dei nerazzurri, nuovamente padroni del proprio destino in ottica primo posto. Di veri obiettivi di classifica il Toro ormai non ne ha più. Eppure in campo si è vista una squadra tosta e gagliarda, capace di battagliare per novanta minuti più recupero contro la capolista, lei sì a caccia di punti pesantissimi. Un'ottima prova dunque quella dei granata, ancora una volta solidissimi in difesa e bravi a costruirsi le migliori occasioni della partita.
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Quando le motivazioni fanno la differenza
Partite come quella contro il Milan rendono ancor più evidente come la mancanza di motivazioni abbia influito sugli ultimi due mesi di campionato del Toro. Il giudizio sulla stagione resta pur sempre positivo, i passi avanti rispetto al recendo passato sono notevoli ed innegabili. Ma è al tempo stesso impossibile non notare come la squadra vista in campo contro il Milan sia lontana parente di quella che ha giocato contro Venezia, Cagliari e Genoa, per citare tre esempi eclatanti. C'è stato un Toro arbitro della corsa scudetto e ce n'è stato un altro che ha ravvivato la lotta salvezza, concedendo punti e speranze a chi ora sta lottando per non retrocedere. I discorsi ipotetici nel calcio lasciano il tempo che trovano, ma è facile immaginare che se i granata avessero sempre giocato con lo stesso atteggiamento visto ieri sera anche in gare non di cartello - al netto di tutti gli episodi sfavorevoli - probabilmente avrebbero qualche punto in più in classifica. In ogni caso restano ottime basi su cui costruire, il Toro con Juric ha finalmente ritrovato una sua chiara identità: dallo 0-7 dello scorso maggio ad oggi sembra trascorso un secolo.
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