Il famoso detto non può sempre valere. In particolare, per quanto riguarda il Torino di Ivan Juric, una singola partita giocata male non deve far crollare il morale di nessuno. La squadra delle prime sei giornate era piaciuta tanto quanto ha deluso quella vista contro il Sassuolo, ma non può essere ignorato il fatto che contro i neroverdi mancavano quattro titolari importanti come Rodriguez, Ricci, Vojvoda e Miranchuk.
EDITORIALE
Se vinci sei un bravo ragazzo, se perdi…
Ivan Juric resta il credibile timoniere di questo Toro a patto che continui nel solco tracciato fino a prima di questa partita e rimanga lucido senza farsi sopraffare dai problemi irrisolti e irrisolvibili con mosse estemporanee. Nel tentativo di risolvere la criticità del gol mancante, Juric ha prima proposto zero attaccanti, poi due insieme: la conduzione di gara proposta contro il Sassuolo è parsa incoerente con quanto era sempre stato fatto in precedenza. Il Torino deve giocare con il 3-4-2-1, con una punta vera ad aprire spazi per gli inserimenti di trequartisti e interni, con le catene sulle fasce che producono calcio, con giocatori che mordono le caviglie degli avversari e soffocano la manovra altrui sul nascere.
Solo se mantiene l’identità che ha sempre avuto il Torino può essere più forte delle sue lacune. Tra queste c’è sicuramente l’atavica incapacità di non perdere compattezza nei minuti finali, un handicap ineluttabile al quale il tecnico, ormai è chiaro, non riesce a porre rimedio. Uno dei motivi per cui si può pensare, dopo sette partite, che il Toro di quest’anno abbia come prospettiva un campionato come quello precedente, niente di più. Ma l’augurio che facciamo al Toro, in questo momento, è che non perda la sua identità.
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