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Editoriale

Senza punte non è Toro

Gianluca Sartori Direttore 
Venuto meno Pellegri e assente anche Sanabria, ha dovuto giocare centravanti Karamoh, che centravanti non è 

Il Torino fallisce la prova del nove, e non è certo la prima volta. Dopo il colpaccio contro una big come il Milan serviva riproporre la stessa attenzione e la stessa concentrazione anche in una partita meno di grido. Viene naturale rimanere sempre sul pezzo e dare il massimo in un big match contro il Milan, davanti a uno stadio pieno e con tanti occhi puntati addosso; stessa cosa si può dire per la partita in casa della rivelazione del campionato in grado di sorprendere tutti, come l’Udinese.

Ma le antenne dovevano rimanere dritte allo stesso modo anche contro una squadra che era dietro in classifica come il Bologna. Non è stato così – ne è una prova il fatto che sono bastati due cambi di Thiago Motta per destabilizzare la squadra - e il Toro si è dimostrato più fragile e immaturo di quello che si sperava sul piano mentale, interpretando la partita in modo troppo passivo e rinunciatario. Una lezione che deve essere preziosa per un gruppo che, va ricordato, è tra i più giovani del campionato e come tale può essere vittima di alti e bassi.

L’atteggiamento sotto le aspettative è un tema, poi c’è quello relativo alla mancanza di una punta: venuto meno Pellegri per un incidente sfortunato, assente anche Sanabria per un acciacco, ha dovuto giocare centravanti Karamoh, che – al netto dei suoi limiti – centravanti non è. Il Torino ha giocato le sue peggiori partite di quest’anno (quelle contro Sassuolo, Juventus e Bologna) quando davanti non c’era un vero numero nove: una chiara indicazione utile verso un mercato di gennaio dal quale, a questo punto, ci si può aspettare l’arrivo di un terzo attaccante in grado di colmare almeno numericamente una lacuna che non era impossibile prevedere si potesse manifestare.