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Editoriale

Storia degli ultimi anni di Toro

Gianluca Sartori Direttore 
Tra pregi e difetti, la squadra di oggi può comunque avere un futuro davanti a sé e la direzione da intraprendere non può che essere quella del consolidamento del gruppo di lavoro formato

Può il Torino ritenersi soddisfatto al 100% di una stagione da 53 punti? No, perché nel dna di piazza e società non rientra l’accontentarsi di una aurea mediocritas. Da questo punto di vista il bicchiere della stagione 2022/2023 è mezzo vuoto. Se però si guarda al contesto, come occorre sempre fare, il bicchiere diventa mezzo pieno perché la squadra ha rispettato le aspettative che si potevano avere a inizio stagione: fare più punti dell’anno precedente e lottare fino alla fine per l’ottavo posto.

Il Torino era reduce, prima dell’avvento di Juric, da un biennio di scelte (per così dire) rivedibili che avevano dissanguato le casse e portato a due quasi retrocessioni. Poi si è voltato pagina con l’arrivo di Juric, che aveva la necessità di ripartire praticamente da zero. Gli effetti di quel biennio non potevano sparire magicamente; si sono sentiti fino all’estate scorsa quando, dopo una prima annata che era servita per ridare stabilità alla squadra, la società non ha avuto la forza (non tanto e non solo economica) per trattenere alcuni giocatori importanti.

Partendo da una situazione la cui premessa era stata la lite tra Vagnati e Juric, segnale del fatto che non stava andando tutto liscio nella costruzione della squadra, è stata tirata fuori una stagione migliore della precedente fatta da un gruppo che in due anni ha cambiato totalmente volto per monte ingaggi ed età media, con diversi calciatori che rappresentano dei valori chiari ed evidenti per la società.

Solidità difensiva e bel gioco accompagnato da sterilità sotto porta; rendimento in trasferta da Champions unito ad uno da salvezza risicata in casa; tra pregi e difetti, tra qualità e limiti, la squadra di oggi può comunque avere un futuro davanti a sé e la direzione da intraprendere per fare un salto di qualità e avvicinarsi alle 7-8 squadre lì davanti non può che essere quella del consolidamento del gruppo di lavoro formato. E anche se è noto che la società non naviga nell’oro, rispetto a un anno fa, oggi ci sono maggiori presupposti perché ciò possa essere realizzato.