La partita contro lo Spezia rappresentava una verifica importante per il Torino, che era chiamato a onorare maglia e campionato, anche se di fronte non c’era una big e anche se ormai non ci sono più veri e propri obiettivi di classifica se non quello virtuale di appuntarsi sul petto la medaglia del decimo posto. Ebbene, l’esame è stato superato. Se la sosta di gennaio aveva imballato la squadra granata nel suo momento migliore, quella di marzo le ha permesso di ritrovarsi e, da Salerno a oggi, gli uomini di Juric non hanno più deluso in quanto a carica agonistica. Anche da questo si misura la capacità di un tecnico di tenere sulla corda i suoi e la professionalità/affidabilità dei giocatori che vanno in campo.
EDITORIALE
Tanti buoni segnali e un punto di domanda
Per il resto la partita contro lo Spezia ha confermato cose già viste: dai pregi di una squadra che quando sta bene sul piano psicofisico sa dominare le partite giocando un ottimo calcio, ai difetti che consistono nella mancanza del killer instinct sotto porta e nell’insondabile e inspiegabile tendenza a complicarsi la vita nei minuti finali in un modo o nell’altro. In questo momento tuttavia è giusto dare credito al progetto tecnico in corso perché l’identità della squadra piace e perché un deficit di malizia ed esperienza è da mettere in preventivo se si punta su una squadra dall’età media così bassa, come è giusto che sia per un club di queste dimensioni.
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In mezzo a tanti buoni segnali che inducono ad avere piena fiducia (la crescita di Ricci, la leadership e l’identità granata di Lukic, il potenziale di Zima e Seck), rimane però un punto interrogativo bello grosso, che può dare adito a qualche preoccupazione per il futuro. Quello legato alla possibile partenza di Gleison Bremer. Un calciatore pronto per un top club la cui cessione, a peso d’oro, sarebbe sicuramente nell’ordine delle cose. Il problema è che in questo momento non si vede in casa un possibile sostituto (per caratteristiche non sembra proprio che questo possa essere Djidji, come si è visto nell’azione del rigore per lo Spezia). E non sarà facile trovare il giusto profilo che garantisca, come fa Bremer, la possibilità di tenere il baricentro alto e di giocare con grande aggressività sull’uno contro uno a tutto campo. Di certo la società granata ha avuto e ha il tempo di guardarsi intorno e c’è da aspettarsi che non si faccia trovare impreparata.
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