Quanti di noi hanno figli, cuginetti, nipoti cresciuti faticosamente ma fieramente con il Torino nel cuore? Mentre asciughiamo le loro lacrime nel giorno sportivamente più amaro, quello del fallimento totale, è a loro che chi di dovere deve pensare. Non è questione di fare melodramma, è realismo: del resto il Torino non è mai stato e non sarà mai una semplice squadra di calcio. Serve un Toro che torni Toro, che ritrovi la sua identità di sangue, sudore e carattere, onorando la storia di un popolo, che dia ai suoi innamorati più giovani qualcosa in cui credere, che coltivi il ricambio generazionale della sua tifoseria. Tutto ciò, oggi, è a rischio perchè le delusioni che seguono alle illusioni sono sempre le più difficili da digerire.
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Toro, non farli più piangere
Il crollo granata delle ultime settimane è assurdo, surreale, difficile da commentare e da comprendere, un giorno forse qualcuno ce lo spiegherà. L'unica cosa chiara è che il campo - quando emette verdetti come i quindici gol subiti in una settimana - inchioda ognuno alle proprie responsabilità, nessuno escluso. Pagherà Walter Mazzarri che non è l'unico colpevole, ma purtroppo è inevitabile in situazioni come queste: venti giocatori non si possono cambiare in un giorno. Un disastro calcistico come quello di Lecce attesta che questa guida tecnica non ha più nulla da dare e da dire. Ma, come sempre, l'esonero di un allenatore è una sconfitta per tutti, specie quando su di lui si è puntato così tanto. Va preso atto che al Torino (quasi) tutti hanno sbagliato tutto dal primo luglio ad oggi.
Pagherà Walter Mazzarri, oggi è una mossa imprescindibile per salvare il salvabile. Il nuovo allenatore dovrà ricompattare l'ambiente, partendo proprio dal ricreare il connubio tra squadra e tifosi. Oggi può essere il giorno della ripartenza se tutte le componenti torneranno a remare insieme dalla stessa parte. Il muro contro muro non porta da nessuna parte e uno degli errori di Mazzarri è stato proprio il non averlo capito. Oggi conta più di tutto il Torino, conta evitare che una stagione storta possa trasformarsi in un calvario e che tutti si adoperino per questo. A giugno si faranno i conti: una rifondazione sarà quantomai necessaria. Ma prima il Torino ha una missione ancora più importante da compiere: combattere l'appiattimento e l'indifferenza. Ritrovando il fuoco sacro e il senso di appartenenza.
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