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Toro, non farli più piangere

Gianluca Sartori Direttore 
Editoriale / Il campo inchioda squadra, allenatore e società alle proprie responsabilità. L'augurio è che questo sia il giorno della ripartenza

Quanti di noi hanno figli, cuginetti, nipoti cresciuti faticosamente ma fieramente con il Torino nel cuore? Mentre asciughiamo le loro lacrime nel giorno sportivamente più amaro, quello del fallimento totale, è a loro che chi di dovere deve pensare. Non è questione di fare melodramma, è realismo: del resto il Torino non è mai stato e non sarà mai una semplice squadra di calcio. Serve un Toro che torni Toro, che ritrovi la sua identità di sangue, sudore e carattere, onorando la storia di un popolo, che dia ai suoi innamorati più giovani qualcosa in cui credere, che coltivi il ricambio generazionale della sua tifoseria. Tutto ciò, oggi, è a rischio perchè le delusioni che seguono alle illusioni sono sempre le più difficili da digerire.

Il crollo granata delle ultime settimane è assurdo, surreale, difficile da commentare e da comprendere, un giorno forse qualcuno ce lo spiegherà. L'unica cosa chiara è che il campo - quando emette verdetti come i quindici gol subiti in una settimana - inchioda ognuno alle proprie responsabilità, nessuno escluso. Pagherà Walter Mazzarri che non è l'unico colpevole, ma purtroppo è inevitabile in situazioni come queste: venti giocatori non si possono cambiare in un giorno. Un disastro calcistico come quello di Lecce attesta che questa guida tecnica non ha più nulla da dare e da dire. Ma, come sempre, l'esonero di un allenatore è una sconfitta per tutti, specie quando su di lui si è puntato così tanto. Va preso atto che al Torino (quasi) tutti hanno sbagliato tutto dal primo luglio ad oggi.

Pagherà Walter Mazzarri, oggi è una mossa imprescindibile per salvare il salvabile. Il nuovo allenatore dovrà ricompattare l'ambiente, partendo proprio dal ricreare il connubio tra squadra e tifosi. Oggi può essere il giorno della ripartenza se tutte le componenti torneranno a remare insieme dalla stessa parte. Il muro contro muro non porta da nessuna parte e uno degli errori di Mazzarri è stato proprio il non averlo capito. Oggi conta più di tutto il Torino, conta evitare che una stagione storta possa trasformarsi in un calvario e che tutti si adoperino per questo. A giugno si faranno i conti: una rifondazione sarà quantomai necessaria. Ma prima il Torino ha una missione ancora più importante da compiere: combattere l'appiattimento e l'indifferenza. Ritrovando il fuoco sacro e il senso di appartenenza.