Ivan Juric non è più l’allenatore del Torino e si chiude un capitolo lungo tre anni. Un capitolo che innegabilmente non ha portato tutte le soddisfazioni sperate: a una prima annata promettente ne è seguita una seconda di transizione e una terza piena di contraddizioni. Il senso dell’incompiuta però si accompagna alla sensazione che qualcosa di buono sia stato costruito. Ecco tre cose che Ivan Juric lascia al Torino, nel bene e nel male.
l'editoriale
Tre cose che ha lasciato Ivan Juric al Torino
1 – IL FILADELFIA MIGLIORATO
—Al netto del valore affettivo e storico del luogo, per motivi di spazio il Filadelfia non è il centro sportivo ideale per le esigenze di una squadra di Serie A di oggi. Ivan Juric però è riuscito a incidere sotto questo punto di vista, spingendo la società ad apportare delle migliorie utili ad aumentare anche l’appeal del club oltre alla qualità del lavoro quotidiano. Nel seminterrato sotto la tribuna principale ci sono le strutture che servono, la questione delle “vele” anti-spionaggio è stata risolta una volta per tutte dal punto di vista tecnico. In questo Juric ha avuto un ruolo fondamentale, sin dal primo sopralluogo fatto nei primi giorni del luglio 2021.
2 – UN PARCO GIOCATORI DI VALORE
—Al netto di un paio di scadenze contrattuale importanti (vedi Rodriguez e Djidji), c’è un parco giocatori che andrà sicuramente rinforzato per puntare all’Europa, ma che altrettanto certamente è folto e composto da giocatori di proprietà che rappresentano un valore tecnico ed economico in mano al club grazie alle innegabili capacità di valorizzazione dei singoli che il tecnico croato ha dimostrato.
3 – IL RAPPORTO CON L’AMBIENTE
—Ivan Juric non si è lasciato benissimo con il presidente Cairo e con i tifosi, inutile nasconderlo. Nei tre anni al Toro ha finito per litigare con tanti. Juric, uno col carattere a dir poco fumantino, alle volte non riesce a frenarsi e cade in comportamenti o dichiarazioni sbagliate che finiscono per ritorcersi contro di lui come un boomerang. Il fatto che per il momento sia rimasto senza una panchina può essere messo in relazione con questo. Tuttavia, se il triennio non è finito con la qualificazione in Europa sperata non è per questo motivo, semmai per limiti ed errori relativi al piano tecnico. Inoltre, chi per tre anni ha seguito le disavventure di Juric dal vivo – e non solo tramite lo schermo di una tv o di uno smartphone – sa che dietro all’apparenza grezza e burbera c’è una persona sensibile, onesta, integra, che sa fare autocritica, nonché un professionista inappuntabile.
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