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Tutti da cambiare

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Editoriale / Con l'Atalanta il punto di non ritorno: prima si inizia a progettare il futuro e meglio è
Gianluca Sartori Direttore 

Il calcio è strano, ma è difficile immaginare un Torino che, così come è oggi, possa trovare le risorse per risollevarsi da una serata così. Torino-Atalanta è stata probabilmente il punto di non ritorno di una gestione tecnica e societaria. C'è poco da commentare su quello che è accaduto in campo, se non il fatto che, probabilmente, si è arrivati a una rottura irreversibile. La dimensione apocalittica del risultato finale, il peggiore mai ottenuto in casa dal Torino in 113 anni di storia, è un segnale troppo importante per essere trascurato. E' forte l'impressione che in questo Torino siano tutti da cambiare. I giocatori, imperdonabili per come si sono presentati in campo contro l'Atalanta: molti di loro li abbiamo sopravvalutati come calciatori e come uomini. Quest'anno tutti, e ripetiamo tutti, sono ad oggi largamente deludenti per un motivo o per l'altro eccezion fatta per due campioni come Sirigu e Belotti (oltre ad Ansaldi che però è spesso vittima di infortuni), i due totem che da soli hanno spesso coperto le magagne altrui.

E' da cambiare l'allenatore, Mazzarri: quanto accaduto contro l'Atalanta fa capire che la situazione gli è sfuggita di mano. E' bastato poco per spezzare equilibri che stava faticosamente ritrovando, chissà che cosa è successo nell'intervallo di Sassuolo-Torino. Fatto sta a Torino il tecnico toscano ormai è inviso a tutti e l'aria intorno a lui si è fatta irrespirabile. Non ha mai dato un bel gioco alla squadra, ma un'identità sì, un'identità che però è andata progressivamente in frantumi. Lo abbiamo sinceramente difeso da contestazioni spesso eccessive ma oggi, se il rapporto col Torino dovesse continuare, sarebbe difficile trovare altre giustificazioni che non siano le ragioni economiche o la mancanza di alternative. Una, in verità, ci sarebbe: quel Moreno Longo che sicuramente saprebbe ricompattare squadra e ambiente conquistando perlomeno quei 12-13 punti necessari per la salvezza. Ma il fatto di avere una partita da dentro o fuori come il turno di Coppa Italia contro il Milan è sicuramente un elemento che può incidere sulle valutazioni.

E infine è da cambiare la società; nel senso che serve ristrutturarla inserendo figure carismatiche, che sappiano cos'è il Toro, che abbiano realmente visione, potere, capacità di incidere. Le lacune della gestione attuale - perchè una squadra, salvo poche eccezioni, è sempre lo specchio della società che sta alle spalle - sono emerse in flagranza proprio contro l'Atalanta, che oggi è quel che dovrebbe essere il Toro e ha calpestato con perfido sadismo ciò che restava di quella combriccola con una maglia granata addosso. A nostro modesto avviso il 7-0 è un risultato che deve fare capire che serve una rifondazione seria. Una rifondazione che deve partire il prima possibile, per dare un segnale ai tifosi e ai pochi giocatori che meritano considerazione.