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La partita contro la Lazio ha messo in evidenza quelli che si sapeva già: dopo più di un mese di campionato la difesa del Torino deve ancora essere ricostruita. I sette gol presi nell’ultima settimana sono un campanello d’allarme che non può essere sottovalutato perché non sempre si riesce a fare un gol in più di quelli che si incassano e non sempre il portiere può metterci una pezza, come era accaduto nelle prime cinque partite.
Era noto fin dall’estate che il Torino avrebbe smantellato il reparto più forte della stagione precedente, ma solo a fine agosto è stato ricomposto a livello numerico. In termini di qualità, invece, l’asticella è molto calata. A livello di singoli, al momento, solo Saul Coco dà le garanzie che servono (e comunque Buongiorno rimane altra cosa). Per il resto Vanoli deve ancora capire a chi affidarsi. Ed è questo il primo problema da risolvere: serve al più presto capire da chi può essere composto il terzetto titolare e dare gerarchie precise. In difesa, ovviamente, servono meccanismi e intesa, elementi che arrivano solo se viene data continuità agli interpreti.
Vanoli dice che la fase difensiva è argomento che riguarda il collettivo e non i singoli e ha ragione, ma è innegabile che il Torino abbia preso troppi gol per errori tecnici banali (Masina a Verona, Vojvoda con la Lazio) e per distrazioni di vario tipo (Walukiewicz e Dembele con l’Empoli). Il mercato dunque ha posto rimedio a una problematica che c’era fino a un certo punto. L’allenatore da questo punto di vista non è stato messo nelle condizioni più facili, ora serve lavorare duramente di reparto e alzare il livello dell’attenzione dei singoli.
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