Arrivati a dieci partite c’è l’impressione chiara che questo Torino non è in grado di alzare l’asticella delle ambizioni rispetto alla scorsa stagione. Non solo: sarebbe già un risultato notevole ripetere i cinquanta punti della scorsa stagione. La conferma che la squadra attuale sia né carne né pesce è arrivata nel derby, un derby giocato al di sotto delle aspettative sotto tutti i punti di vista. Erano malconci il regista e due attaccanti su due, certo, ma una squadra di valore sa dare qualcosa in più per sopperire alle assenze, specie in partite di questo tipo.
Editoriale
Una stagione da salvare
Il Toro di Juric 2.0 ha perso qualcosa dal punto di vista tecnico, e già si sapeva, ma anche dal punto di vista caratteriale; ci sono tanti bravi ragazzi, ma nessun leader. E non c’è al momento l’alchimia positiva della scorsa stagione. Questa annata, del resto, era nata non bene, tra una rissa tra direttore sportivo e allenatore resa pubblica e un ammutinamento del capitano designato. La linea è stata quella di continuare come nulla fosse o quasi, ma è difficile pensare che episodi così grossi non lascino strascichi a lungo andare.
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E allora cosa fare ora? C’è da reagire subito, pedalando forte e pensando magari a ricalibrare gli obiettivi. Al primo posto va messa la salvezza. Come ha fatto capire Juric nel suo urlo di dolore dopo la partita di ieri, ci vuole realismo. Per una squadra con così poca capacità di fare gol, che non vince quando lo meriterebbe e perde puntualmente quando lo merita, il primo obiettivo deve essere fare i quaranta punti. Le prossime partite sono contro Udinese e Milan e la posizione di classifica potrebbe essere poco carina a breve. Così, la priorità diventa arrivare nel migliore dei modi alla sosta per il Mondiale. E poi si vedrà come può ripartire questo Toro.
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