"In quello che è senza dubbio il momento più complicato della storia recente del club, il Torino andrà a giocarsi sabato contro l'Udinese (sempre che non vengano disposti ulteriori rinvii) una partita assolutamente fondamentale per il suo destino, che metterà i granata spalle al muro, con la vittoria come unico risultato accettabile. Il problema è che non si vede dove la squadra scesa in campo al San Paolo possa trovare le risorse per invertire l'inesorabile viaggio verso il baratro intrapreso. Dopo un mese di gestione Longo, si può dire che i granata fatichino a rispondere alle cure, nonostante il tecnico ce la stia mettendo tutta e anche di più. Ha preso in mano una squadra, anzi un insieme di effettivi, assolutamente difficile da rivitalizzare e da gestire. L'emblema è uno come Zaza, che avendo l'occasione di tornare calcisticamente in vita, fa venire voglia di rispedirlo nel dimenticatoio prima di tutto per l'atteggiamento. E il problema è che a uno così non si può nemmeno rinunciare.
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Viaggio verso il baratro
Editoriale / Il cambio in panchina non sortisce alcun effetto: e la partita contro l'Udinese diventa fondamentale
"A Napoli si può perdere, ma dopo dodici giorni di lavoro e contro una squadra che nel frattempo aveva giocato due partite serve il minimo segnale che si stia andando nella direzione giusta. Purtroppo niente lo fa pensare: c'è da prendere atto che la squadra (anzi, l'insieme di effettivi) è risultata spenta, i giocatori non hanno mostrato idee col pallone tra i piedi (che non sia quella di liberarsene il prima possibile) e - eccezion fatta per i primi due minuti e per il recupero finale - il Torino è parso rassegnato anche e soprattutto negli elementi che dovrebbero essere più affidabili come Rincon e Ansaldi. Riabilitare Mazzarri sembra eccessivo (ad essere andato in fumo è innanzitutto il suo progetto tecnico-tattico), ma si sapeva che non era lui l'unico nè il principale responsabile dello sfacelo venutosi a creare. Intanto però c'è un campionato da portare a termine in modo dignitoso. Come riuscirci? Domanda a cui dovrà rispondere chi di dovere se ne sarà in grado. Ma da chi va in campo serve un sussulto di dignità, se esiste ancora.
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