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Lettere Alla Redazione
Il nostro Fila
Oggi è il turno di Gabriele Formigaro, tifoso granata doc che fa una breve riflessione sulla sua visita al Filadelfia di mercoledì 25 maggio 2022 in occasione della mostra allestita per il quinto anniversario della rinascita dello storico stadio.
Era da tanto, come molti fratelli e sorelle granata, che non entravo al Fila. Ero presente all’inaugurazione nel 2017 e negli anni sono riuscito a seguire qualche allenamento. Tuttavia, quando il 25 pomeriggio sono venuto per ammirare i trofei del Grande Torino ho per la prima volta percepito qualcosa di diverso. La libertà di poter entrare tranquillamente nel cortile, accompagnato dal moncone della curva storica, accolto dai pennoni con scolpiti quei nomi gloriosi, il vedere tanti tifosi vivere finalmente quel pezzo di storia, l’encomiabile staff della Fondazione Stadio Filadelfia che distribuiva gadget, tutto questo ha generato in me, e non credo di essere l’unico, una sensazione quasi mistica. Ho sentito sia l’essenza di un passato importante, la nostra Storia, sia quel senso di famiglia che giace latente sotto la pelle della tifoseria, ma che ancora c’è. Proprio qui voglio arrivare: il Toro ha ancora una massa sociale a cui basta poco per infiammarsi, per percepirsi come un unico cuore pulsante. Il girare nella tribuna, il rivedere la bella mostra curata da Cinzia Botto, ovviamente l’occasione di contemplare dal vivo le coppe, sapendo che quei cimeli a pochi centimetri da me erano stati sollevati dalle mani di capitan Valentino, sono circostanze che non dovrebbero essere così episodiche e distanti nel tempo.
Io non ho avuto, per ragioni anagrafiche, la fortuna di vivere il Fila prima della demolizione e so che quel tipo di rapporto tra tifosi e calciatori non potrà più tornare. Ciononostante, questo non vuol dire che iniziative come quella di mercoledì non possano essere organizzate più spesso, con il cortile aperto, con la possibilità di vivere lo stadio, visionare del materiale esposto nel piazzale stesso o dentro la struttura. Insomma, sentirsi a casa e viverla pienamente.
L’aver visto bambini con la maglia granata stringere amicizia e giocare assieme mi fa avere la speranza che l’unicità di essere del Toro possa essere ancora vissuta e sentita pienamente dalle nuove generazioni. Basta poco perché il senso della famiglia granata non solo sopravviva, ma si rinsaldi e sia ancora forte, vivo. Basta che ci sia un contorno che faccia percepire quanto sia speciale, magico, diverso da tutto e da tutti essere del Toro. Basta una, anzi, LA casa. Il nostro Fila.
Gabriele Formigaro
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