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lettera alla redazione
La storia dei campionati granata, tra ricordi, percezioni e dati
Gli articoli su qualsiasi argomento legato al mondo Toro: i più meritevoli e significativi saranno settimanalmente pubblicati sul nostro sito. Oggi è il turno di Luca Davico, (sociologo al Politecnico e, tra le altre cose, per oltre 20 anni responsabile del Rapporto Rota su Torino), già protagonista due anni fa di un'analisi statistica della storia recente e non del Torino Fc e che ha riproposto con grande accuratezza e nei minimi dettagli un'analisi aggiornata di quelle statistiche. Un lavoro egregio e ben studiato e di immediata lettura, frutto di una grande conoscenza della storia del club granata, dei suoi alti e dei suoi bassi. Buona lettura.
Il Toro – come si sa – è reduce da una stagione in cui, di nuovo, si è piazzato a metà classifica, dunque nella più classica delle posizioni per cui alcuni tifosi e commentatori vedono il bicchiere mezzo pieno, gli alti mezzo vuoto. Proviamo di seguito a mettere in fila alcuni dati sui campionati (del Toro e in generale), senza voler con ciò dare risposte sui suddetti livelli di “riempimento” del bicchiere, ma allo scopo di offrire a tutti qualche spunto di riflessione in più.
Provando a considerare tutte le presidenze della storia granata, tra i 4 presidenti “di lungo corso” (in carica cioè per oltre 5 stagioni), quella di Urbano Cairo si conferma, dopo 19 campionati, di gran lunga la peggiore per rendimento, a enorme distanza da Marone Cinzano, Pianelli e Novo. Probabilmente, la fortuna di Cairo (spesso, non a caso, utilizzata come proprio alibi) è di essere subentrato dopo una sequenza terribile, che ha allineato i 3 presidenti dal peggior rendimento nella storia del Toro e, in particolare, subito dopo la presidenza Cimminelli-Romero, che ha segnato il punto in assoluto più basso.
Guardando la storia dei piazzamenti nei campionati a girone unico, è evidente come la storia del Toro sia quella di una squadra che – pur tra alti e bassi – ha mantenuto una situazione dignitosa più o meno fino agli anni 80, per poi conoscere un trend di progressiva decadenza, con la breve parentesi della presidenza Borsano nei primi anni 90, il crollo successivo e quindi tornando con Cairo a una fascia di sostanziale mediocrità.
Nonostante appunto il parziale recupero di posizioni nell’era Cairo, è noto come gran parte della tifoseria sia insoddisfatta di questa presidenza, agognando i tempi in cui il Toro, se non proprio nella lotta scudetto, era inserito a pieno titolo in “seconda fascia”, quella delle squadre che lottano per un posto nelle coppe europee. Un punto di vista e un sentimento del tutto comprensibili, ma forse almeno in parte viziati da una parziale “distorsione” della memoria. In generale, è tipico di tutti gli esseri, infatti, fissare nella memoria soprattutto i ricordi emotivamente più coinvolgenti e che, nel bene e nel male, hanno segnato la vita di ciascuno: dal primo giorno di scuola a quello del matrimonio (o di una dolorosa separazione o di un lutto), rimuovendo invece progressivamente dalla memoria i tanti giorni anonimi della propria esistenza, quelli segnati da un tran tran quotidiano senza appunto nulla di particolare da segnalare né da ricordare.
Tornando alla storia del Toro, è vero che ci sono stati anche periodi “ruggenti”, quelli che ormai ricordano soprattutto gli over 50 (o più), ma se si contabilizzano i piazzamenti dei granata nella ormai quasi centenaria storia dei campionati a girone unico, si nota come le posizioni di classifica occupate dal Toro a fine campionato siano state quelle mediocri, a metà classifica circa, tra il 7° e il 9° posto per capirsi; inoltre, un numero non indifferente di volte (in totale per ben 26 campionati), la squadra granata ha lottato in zona retrocessione – a volte salvandosi, a volte no – o è sprofondata in B. E’ probabile che quindi, molti tifosi granata, quando ricordano con nostalgia “i bei tempi andati” rimuovano inconsciamente – il che è, appunto, umanamente molto comprensibile – questa in gran parte mediocre e deprimente parte della storia granata.
Un altro elemento che emerge spesso dal diffuso malcontento manifestato da molti tifosi granata riguarda il crescente dislivello gerarchico con l’altra squadra cittadina. In questi i dati, confermano questo vissuto diffuso tra i tifosi.
Considerando solo gli ultimi 50 anni circa, è abbastanza evidente (oltre che noto) come tra Toro e Juve le distanze siano rimaste relativamente ridotte dagli anni 70 ai primissimi anni 90, con un lieve svantaggio granata medio nei piazzamenti rispetto ai bianconeri (e addirittura con 3 anni in controtendenza – 1976, 1984 e 1992 – col Toro a fine campionato davanti alla Juve). Poi però le distanze si sono progressivamente ampliate, fino a ingigantirsi e toccare i livelli peggiori nel decennio attorno al 2000, per ridursi di nuovo in anni recenti (mantenendo tuttavia distacchi medi dalla Juve decisamente più consistenti di quelli degli anni 70 e 80.
Un’altra percezione diffusa – a dire il vero non solo tra i granata, ma tra molti tifosi italiani – è che, in generale, il “calcio moderno" degli ultimi decenni sia sempre più elitario, con campionati sempre più “noiosi” poiché alla fine le squadre che ad esempio lottano per il titolo sono sempre le stesse.
Anche in questo caso, guardando i dati sui campionati dal dopoguerra a oggi, l’impressione è che ci troviamo di nuovo in uno di quegli ambiti in cui la memoria rischia in parte di giocare brutti scherzi; in questo caso, rievocando ad esempio gli scudetti “anomali” di Cagliari, Toro, Verona, Sampdoria, oppure le gloriose avventure del Vicenza o del Perugia in lotta per il titolo in un qualche ormai remoto campionato degli anni 70. Se prendiamo in considerazione i campionati dalla seconda guerra mondiale in qua, e consideriamo le prime 3 posizioni (ossia le squadre che, bene o male, hanno almeno intravisto la possibilità di lottare per lo scudetto) emerge come il numero di squadre piazzatesi almeno una volta in queste posizioni sia cambiato relativamente poco nei decenni: 7-8 fino agli anni 60, poi 9 nei successivi trent’anni, per poi ritornare a 7 squadre negli ultimi due decenni.
Ci sono stati decenni (come tra gli anni 40 e i 70) dominati da un gruppo di squadre, le sempre presenti Juve, Milan e Inter, con l’ “incursione” del Grande Torino negli anni 40 e della Fiorentina negli anni 50; in altri decenni il dominio è stato più netto da parte di una sola squadra (la Juve negli anni 70-80 e nel decennio 1995-2004, ma anche il Milan degli anni attorno al 1990. Anche il numero delle cosiddette "provinciali" (come Udinese, Parma, Atalanta, ecc.), che sono riuscite a “intrufolarsi” nella alte sfere del campionato è rimasto relativamente costante nel tempo, oscillando da 1 a 3 squadre diverse nei vari decenni.
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