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La redazione di Toro News torna ad aprire le colonne della prima e più grande testata on-line dedicata al Torino FC ai suoi lettori, i quali da sempre meritano di avere spazio. Gli indirizzi di riferimento a cui mandare le vostre lettere sono gli stessi: redazione@toronews.net o gianluca.sartori@toronews.net.
Gli articoli su qualsiasi argomento legato al mondo Toro: i più meritevoli e significativi saranno settimanalmente pubblicati sul nostro sito. Oggi l'autore è Fabio Selini, scrittore e tifoso granata, autore già di due libri sul Toro, "Passione al rovescio, diario di un antijuventino" e "Torneremo ad Amsterdam".
Un paio di settimane fa ho visitato il Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata e tempo prima il Museo Aldo Dino Ballarin Chioggia "Il Grande Torino".
In entrambe le occasioni sono stato rapito dalla passione di coloro che hanno voluto fortemente che la memoria del RAGAZZI DI SUPERGA non venisse dimenticata, anzi ricordata.
Uscito dal Museo di Grugliasco, dopo un visita bellissima con una guida preparata e appassionata, ero felice di aver visto bellissimi cimeli e al contempo ero rattristato.
Triste perché mi sono reso conto, se mai ce ne fosse stato ancora bisogno, che la storia del Toro interessa solo ai tifosi e non alla Società che dovrebbe custodirla, coltivarla e farne un vanto.
La storia del Toro è un vanto.
Ripetiamolo come un mantra, sai mai che arrivi a chi se ne disinteressa colpevolmente.
Sì, perché il Museo del Toro è stato voluto ed è gestito da volontari e il Torino Calcio ne è completamente avulso, disinteressato.
Ci sono pezzi straordinari e tutto grazie alla perseveranza di pochi eroici appassionati.
E' pazzesco rendersi conto che una squadra come quella granata che (dispiace affermarlo, ma è così) ormai vive di passato, ricordi e storie non trovi nella sua Società il primo estimatore e promotore.
Che la Società Torino Calcio non usufruisca anche (beceramente?) del brand che possiede grazie alle gesta del lontano e recente passato.
E' incredibile che l'unico trofeo presente nel Museo sia la mitica Coppa Italia degli Invincibili (e se non sbaglio un Trofeo del primo scudetto) e che le altre glorie se ne stiano se tutto va bene in uno scantinato a prendere polvere o siano svanite per sempre.
Certo non per responsabilità degli attuari gestori del Museo, s'intende.
Dove sono gli scudetti, le Coppe Italia, la Mitropa, i Viareggio, le mille coppe vinte dalle giovanili.
Dov'è la "mia" Coppa Italia del 1993? Sì, "mia" perché l'ho combattuta anche io dagli spalti in una doppia finale da cardiopalma e da furto con scasso non riuscito.
Roba da piazzarle dentro una teca e illuminarle come stelle!
Perché di questo si tratta, di stelle che hanno illuminato la vita di molti cuori granata e non (il Grande Torino è nostro e del mondo).
Dove sono le maglie, i gagliardetti scambiati in tante partite?
Dov'è la cronaca della cavalcata bella e disperatissima della UEFA di Mister Mondonico e i suoi ragazzi?
Dove sono altre migliaia di belle cose che hanno fatto stupenda la vicenda umana di chi veste e tifa Toro?
Per tacere del fatto che il Museo si trova in periferia e non al centro della città che il Toro rappresenta. Non al Fila! A raccontarlo nemmeno sembra possibile.
Come si fa ad essere tanto stolti da non capire che nel calcio di plastica del terzo millennio, per il Torino la vera e forse unica ricchezza è la tradizione e la storia? Che solo da quella si può ripartire per costruire un futuro dignitoso oppure perfino epico.
Siamo uno dei club (il primo?) con la maggiore letteratura al mondo, un motivo ci sarà? Come si fa ad ignorare l'evidenza della bellezza di una storia che vola oltre il gesto sportivo?
Come si fa a perdere per strada un simile patrimonio?
Un delitto... molto più grave che vendere Buongiorno e Bellanova.
Sai mai che qualcuno là in alto lo capisca. Ne dubito.
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