Un Toro cinico e concreto batte il Monza e archivia la pratica salvezza con grande anticipo. Non è stata certo una gara all'insegna del bel gioco, ma in una stagione tribolata come questa serviva il risultato, che è arrivato senza troppi patemi. A facilitare il compito dei granata è stato un Monza rinunciatario fin dalle prime battute e arroccato in difesa per provare a ottenere almeno un punticino. Al netto delle tante assenze, è difficile spiegarsi come Nesta abbia impostato in questo modo una partita in cui per la sua squadra l'unico risultato utile era la vittoria. Vanoli è stato bravo a mettere in campo una formazione finalmente equilibrata in tutti i reparti.


GRANATA DALL'EUROPA
Liberi di sbagliare
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La presenza di Walu ha tappato a destra il buco-Pedersen (resta il mistero della scommessa su una riserva di una squadra di B) mentre in attacco Adams ha aperto varchi e spazi che Sanabria non riesce mai a mettere a disposizione dei compagni. Ad approfittare dei movimenti dello scozzese e del brio di Vlasic sono state due nuovi arrivati, che hanno sfruttato il punto debole della difesa avversaria, schierata a cinque ma incapace di contenere i guizzi in velocità dei granata. I gol di Elmas e di Casadei hanno seguito lo stesso schema, con inserimenti in profondità seguiti da tagli delle mezzali e dei centrocampisti, in quello che sta diventando un marchio di fabbrica di Vanoli.
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Va detto che i nuovi arrivi hanno permesso al mister di aumentare qualità e quantità della rosa. Biraghi e' l'esterno sinistro che garantisce solidità difensiva e pressione in avanti: il profilo che andava preso a giugno, quando invece i pochi sforzi della società hanno partorito un asfittico Sosa. L'arrivo di Casadei ha completato un centrocampo di buon livello, scalzando finalmente il demotivato Ilic (uno dei pochi errori di valutazione di Juric) e i volenterosi, ma inadatti, Linetty e Tameze. I centimetri dell'ex Chelsea fanno la differenza sui rilanci di Vanja e sulle seconde palle, consentendo alla squadra di alzare il baricentro. L'azzurrino ha dato prova anche della sua capacità di inserimento, siglando una rete di tempismo e potenza che fa ben sperare per il futuro. Il reparto offensivo sembra aver finalmente assorbito l'assenza di Zapata e sta metabolizzando il nuovo modulo. Elmas e' un valore aggiunto notevole e le sue reti mostrano qualità e visione di gioco a cui i tifosi non erano piu' abituati. Vlasic nel nuovo ruolo si dimostra un calciatore con numeri da top player: la concretezza con cui sfrutta palle complicate a centrocampo guizzando tra gli avversari e avviando azioni improvvise d'attacco e' da calciatore con una visione di gioco fuori dal comune.
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Il merito principale della crescita del Toro è comunque di Vanoli, che al primo anno di A ha risolto in maniera ammirevole situazioni delicate, che avrebbero messo a dura prova allenatori ben piu' navigati. Il primo ostacolo e' stata una squadra incompleta in ritiro, con la società incapace di mettergli a disposizione in tempi utili giocatori in ruoli cruciali. Dopo un avvio comunque buono, in cui la squadra ha saputo mascherare i vuoti e le toppe, l'infortunio di Zapata ha svelato drammaticamente la pochezza del mercato estivo, aprendo voragini in quasi tutte le zone del campo. Di fronte alle carenze strutturali di una squadra quasi priva di veri talenti e zeppa di onesti (quando non mediocri) pedatori, il mister ha saputo reinventare modulo e scelte tattiche, sfruttando al meglio le poche risorse disponibili e adattando il sistema di gioco ai calciatori. I puntelli arrivati a gennaio gli hanno dato maggiore scelta e qualità e lui sta dimostrando di saperne fare buon uso. Verrebbe quasi da dire che la società ha operato bene a gennaio, se non fosse che il mercato invernale è stata la diretta conseguenza degli errori e della dabbenaggine mostrata in estate. Le squadre si fanno a giugno, non in inverno, se si vuole davvero puntare ad obiettivi più alti della mediocrità, ma questa lezione il Torino FC sembra non volerla mai imparare. A questo punto del campionato l'errore più grande sarebbe chiedere a Vanoli e ai giocatori qualcosa di più di un tranquillo finale di stagione. Sarebbe inutile e controproducente lanciarsi in sogni d'Europa con tabelle e numeri, aumentando la pressione e facendo sentire squadra e mister in dovere di inseguire un obiettivo per il quale non sono attrezzati. Lasciamo Vanoli e i giocatori liberi di sperimentare, inventare e anche di sbagliare in quest'ultimo scorcio di stagione. Se il mister avrà tempo e spazio per trovare la quadra giusta della rosa attuale, mettendo a posto gli ultimi pezzi del puzzle e inserendo al meglio i nuovi arrivati, potrà poi preparare la stagione successiva partendo da una base solida e da un gruppo rodato, merce rara in casa Toro da troppo tempo.
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