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columnist
Andrea Belotti continua a fare quello che noi granata amiamo vedere: giocare, correre e lottare, onorando sempre la maglia che indossa. Anche se domenica il Toro non ha ottenuto i tre punti, è stata una partita bellissima e divertente e, oltre a Belotti, ho notato diverse cose positive.
In primis il miglioramento della linea mediana grazie alla fisicità di Acquah e a Baselli. Quella del ghanese è stata un’altra prestazione superba, subito dopo quella contro l’Inter, che l’ha addirittura portato a sfiorare la seconda rete di fila in due partite con un tiro difficilissimo da fuori area. Scuffet in quel caso è stato bravissimo a deviare il pallone. Baselli invece è migliorato in fase di interdizione e sembra anche psicologicamente più positivo. Ora deve solo affinare la cattiveria agonistica e allora sì che sarà un fiore sbocciato. Ha deluso invece Lukic, sembrato un po’ appannato e in alcuni frangenti come se non sapesse come districarsi in campo. Giusta la sostituzione.
Mihajlovic però ha cominciato con gli avvicendamenti facendo entrare prima Boyé al posto di Lukic, sullo 0 a 1, e poi Maxi Lopez al posto di Baselli sull’1 a 2. Alzi la mano chi non ha temuto un’imbarcata di gol. Io lo ammetto senza problemi, perché obiettivamente giocare con Iturbe, Maxi Lopez, Belotti, Boyé e Ljajic è stato un rischio non indifferente. Eppure la mossa ha sortito l’effetto sperato, finalmente!
Intanto un Maxi Lopez così potrà essere molto utile alla causa granata. E’ entrato in campo con la determinazione di un ragazzino che vuole stupire il proprio allenatore, ma soprattutto ha sfoderato la sua tecnica da campione in più di una circostanza, indovinando il tocco a smarcare il compagno. Ma la sorpresa più grande è stata Ljajic. Il numero 10 è stato apatico per quasi tutta la partita, e sappiamo che, quando non segna, s’incupisce e il suo gioco ne risente, ma Mihajlovic l’ha arretrato dietro le punte spingendolo a fare anche il playmaker basso migliorando a mio modo di vedere in maniera sensibile il suo contributo in campo. Ma ve lo immaginate Adem Ljajic arretrato alla Verratti? Lui ha dichiarato che gli piace svariare in mezzo al campo per non dare punti di riferimento, ma non può essere un giocatore anarchico. Di certo per giocare da vertice basso deve migliorare in fase di interdizione, ma il tocco magico per poter impostare ce l’ha, vedi Pirlo e Verratti. Quanto meno, se non regista, potrebbe davvero esprimersi in questo finale di stagione come trequartista. Lo ha paventato anche Mihajlovic che, con Maxi Lopez arruolabile, possono aprirsi nuove strade tattiche per il Toro. Ricordo la scorsa stagione, quando il Toro giocava con il 3-5-2 e Belotti si è sbloccato nel girone di ritorno. Il Gallo aveva Immobile come compagno di reparto e con lui accanto ha segnato ben 11 gol. Per cui questa variante tattica non andrebbe a limitare il nostro bomber principe, ma anzi ne incrementerebbe le soluzioni offensive.
Passando alle note meno liete, per quanto riguarda i gol subiti, sul primo c’è poco da dire: è stata una topica di Rossettini che ha spianato la strada a Jankto, con quest’ultimo che poi ha sganciato un sinistro formidabile, dove forse Hart poteva essere più reattivo. Ma sul secondo gol credo che si sia trattato più di un problema di assetto tattico. Sì, perché è vero che il Toro stava spingendo in cerca del pareggio, ed infatti c’era Boyé subentrato a Lukic (il Toro era schierato con un vero e proprio 4-2-4) ma l’azione del raddoppio di Perica è nata da una palla persa dal giovane argentino, mentre Baselli stava avanzando attaccando lo spazio per proporsi all’ex River Plate. Una volta recuperata palla dai friulani, Acquah, l’ultimo baluardo del centrocampo, è stato saltato facilmente con il palleggio tra Kums e Badu, con quest’ultimo che poi si è involato verso l’area e sappiamo come è andata a finire. Ecco, è qui che pecchiamo di ingenuità. Bisogna capire che perdere quei palloni, che all’apparenza potrebbero sembrare innocui, in realtà nasconde delle gravissime insidie soprattutto se il centrocampo numericamente viene ridotto a due soli elementi.
In definitiva, ponendo l’attenzione solo a questa annata, si potrebbe considerare fallimentare la stagione. Tuttavia, ragionando a lungo termine e immaginando il prossimo campionato, riesco a pensare positivamente perché si sta lavorando per un futuro roseo. Anzi, che dico roseo, granata!
Vincenzo Chiarizia, giornalista di fede granata, collabora con diverse testate abruzzesi che trattano il calcio dilettantistico, per le quali scrive e svolge telecronache. Quinto di sei figli maschi (quasi tutti granata), lavora e vive a L’Aquila con una compagna per metà granata.
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