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Il potere politico lo ha dimenticato. La democrazia italiana, diventata ormai una inquietante oligarchia, ha permesso alla comunicazione di presentare come una nuova “eldorado” tutti quei flussi economici provenienti dall’estero acquirenti di importanti asset dell’economia italiana, e totalmente sprovvisti di qualsiasi intenzione di attenersi all’articolo 42 della Costituzione. E la gente ci ha creduto e ci sta credendo, e basta una notizia, pubblicata dal Daily Mail, di un presunto interessamento della famiglia Al Thani per l’acquisizione della proprietà del Napoli Calcio, per scatenare l’entusiasmo dei tifosi azzurri. Non è che non capisca l’entusiasmo dei tifosi (sono tifoso anch’io), ma a preoccuparmi c’è l’oblio ormai sceso sulla riflessione necessaria sulle conseguenze di alcuni atti, ad impedire delle conseguenti domande. Perché una famiglia come gli Al Thani, intrisa di cultura arcaica e di idee da potere assoluto è entrata, con forti investimenti, nel calcio e nello sport in generale? Perché la Cina sta facendo lo stesso nel calcio europeo? Perché gli Stati Uniti, dopo aver snobbato il calcio per più di un secolo, oggi sono presenti con diversi loro tycoon nelle proprietà dei club calcistici europei? E soprattutto, il potere politico, si è posto queste domande? Sono soggetti economici, questi che si stanno accaparrando il calcio del Vecchio Continente, che fanno parte di quelle 188 su 201 principali imprese al mondo presenti almeno in un paradiso fiscale. Tra queste principali imprese del mondo, ci sono anche quelle dei marchi sportivi globali, spesso elementi decisionali risolutivi se campioni come Cristiano Ronaldo debbano giocare al Real Madrid o alla Juventus. E tutto questo non in nome di un’attenzione alla felicità di una comunità, ma bensì al suo sfruttamento economico selvaggio. E il potere politico italiano, ed europeo, in tutto questo cosa fa? Niente. Dalle nostre parti siamo in vendita perenne, con modalità da rinnegamento di tutto ciò che rendeva specifica l’Europa. Dobbiamo accettare il neo liberismo iper competitivo imposto dalla Cina e dagli Stati Uniti. Un neo liberismo dove non c’è posto per i più deboli, che devono soccombere, per buona pace di Leone XIII e Karl Marx. Un neo liberismo dove lo sport, e in particolar modo il calcio, viene utilizzato per i grandi movimenti di geopolitica economica che stanno caratterizzando questo tempo. Se Bernard Arnault acquisterà il Milan, e fonti autorevoli dalla Francia mi confermano che, nonostante le ripetute smentite di Arnault, l’affare è prossimo a farsi, lo farà perché fa parte del disegno strategico francese di un’Italia prefigurata colonia economica transalpina ante movimento risorgimentale. In questa desolante situazione il potere politico italiano brilla per la sua assenza, lasciando lo sport in balia del denaro. Stendiamo un velo pietoso sull’apparato istituzionale dello sport, dove il presidente del Coni, Giovanni Malagò, si fa sentire solo quando si parla di olimpiadi da organizzare, e di possibili prebende da distribuire. E’ un potere politico e istituzionale impresentabile, quello italiano odierno, conscio solo degli onori più che degli oneri a cui dovrebbe dedicarsi con responsabilità. Charles Baudelaire scrive che “Satana è l’unica entità spirituale che spera che non si creda in lui”. Ecco perché, forse, ogni critica portata avanti contro l’eccessiva invadenza del potere economico sul potere della democrazia viene definita complottismo dal mainstream. La lezione del Satana di Baudelaire è servita: meglio contare, che farsi notare.
Di Anthony Weatherill
(ha collaborato Carmelo Pennisi)
Anthony Weatherhill, originario di Manchester e nipote dello storico coach Matt Busby, si occupa da tempo di politica sportiva. E’ il vero ideatore della Tessera del Tifoso, poi arrivata in Italia sulla base di tutt’altri presupposti e intendimenti.
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