LOQUOR

Chi ha in mano il nostro futuro

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Torna Loquor, la rubrica di Carmelo Pennisi: “Non so quanta complicità, ignoranza o ignavia serpeggi in quello che dovrebbe essere il vero contropotere”
Carmelo Pennisi
Carmelo Pennisi Columnist 

“Indebitiamo il futuro

per pagare il passato”.

Kahlil Gibran

Sono i giorni in cui si parla di Super League per salvare i bilanci dei grandi club europei, e sono i giorni in cui il Paris Saint Germain starebbe andando all’attacco di Lionel Messi con un’offerta finanziariamente definita “insuperabile”. Sono i giorni in cui il Bayern di Monaco ingaggia per la sua panchina Julian Nagelsmann, pagando al Lipsia una clausola rescissoria di 25 milioni di euro. Sono i giorni in cui Josè Mourinho viene esonerato dal Tottenham, che dovrà corrispondergli una penale, si dice, di 40 milioni di sterline. L’Italia dove il Parlamento ha appena approvato il testo di accesso al “Recovery Plan”, che ci impegna con l’Europa e con i mercati per altri 250 miliardi di euro senza ancora aver fatto una riforma strutturale che fosse una (ripercorrendo lo stesso scellerato percorso di ingresso nell’euro, ovvero aprire un nuovo capitolo finanziario senza prima assecondarlo con delle basi solide credibili), assomiglia pericolosamente ai giganti del calcio continentale a caccia dei soldi di Jp Morgan, senza aver prima spiegato all’opinione pubblica cosa ci farebbero con quei soldi. Si è sempre alle prese con i “diremo” e i “faremo”, lasciando ai padroni una fiducia ad libitum pericolosa, quanto insensata. Ci si dovrebbe fidare di una élite europea, nel calcio e non solo, che ha portato il Vecchio Continente sull’orlo del vero baratro della sua storia. Non so quanta complicità, ignoranza o ignavia serpeggi in quello che dovrebbe essere il vero contropotere, la stampa, nel verosimile spacciato ogni giorno per verità, certo è che molti importanti editorialisti a tutt’oggi non saprebbero spiegare realmente cosa sia l’euro, come funzioni e quali conseguenze negative o positive comporti.

“Bisognerebbe studiare”, avrebbero detto i professori di un tempo, e, soprattutto, provare a capire. Florentino Perez e Andrea Agnelli hanno praticamente “scassato” i bilanci dei loro club, e ora, sorprendentemente, dovrebbero essere quelli a guidare un processo epocale di riforma del mondo del calcio. Un po’ difficile da credere e, soprattutto, da comprendere. Nel suo ritorno in tv, dopo lungo tempo, stavolta nella veste inusuale di “intervistato”, Michele Santoro ha provato a tracciare un quadro della sua indignazione. Quel suo dire, in un modo tra l’invettiva e l’attonito, “stiamo per costruire un ponte verso il futuro con 248 miliardi di euro ma qui a Roma non riusciamo a cremare i morti”, l’avrebbero dovuto ascoltare i fautori della Super League, e forse avrebbero afferrato come in Occidente non è che si sia diventati tutti proprio dei “fessi” o, peggio, dei conformisti pronti a riprendere ogni volta in mano i fili di una fazione.

I passi indietro che l’Europa sta facendo rispetto alla sua storia socio/culturale sono impressionanti, e quando ci si sveglierà probabilmente scopriremo di essere in un fine Settecento in formato digitale e senza più nessuna spinta rivoluzionaria. Perché, diciamoci la verità, la contraddizione evangelica al mondo ormai non interessa più a nessuno, la “confutazione” socratica è finita per essere roba di risulta, il socialismo contrapposto ai “mezzi di produzione” del capitale è stato sostituito dal “ci vuole più Europa”. Ed eccoli qui gli Stanlio e Ollio del calcio europeo (inutile ribadire chi siano), come “due menti senza un singolo pensiero” a farsi largo tra le stimmate da resa incondizionata ormai imperante nel continente dove fede e ragione si erano incrociati in un “fatto”: proviamo a non far restare nessuno molto indietro e a renderci realmente tutti uguali di fronte alla legge e alla filosofia che la sorregge. Tutto azzerato in pochi decenni, dove l’uomo europeo si è scoperto ad accettare veramente di tutto, perché isolato dall’assenza di pensiero di quella elite che avrebbe dovuto proteggerlo. È difficile capire dove i “padroni” del mondo occidentale vogliano portare la loro gente, e sarebbe sbagliato ridurre tutto ad una questione di soldi. Il calcio è l’ultimo fronte aperto, l’ultima drammatizzazione orchestrata in nome della paura. “i club stanno fallendo a causa della pandemia” è stato il grido d’allarme di Florentino Peres, e molti hanno dato subito credito alla paura del presidente “Real”. Non c’è niente di meglio della paura, da non confondere con il timor di Dio, per convincere la gente della validità dell’ineluttabile. E nell’intanto in cui don Florentino paventa persino il fallimento del suo “Real”, nello stesso tempo gli appioppa il debito della ristrutturazione totale del tempio delle “Merengues”, il “Santiago Bernabeu”, e ne diventa creditore attraverso una sua società di costruzione. Qualcuno la individuerebbe come una raffinata ingegneria finanziaria, qualcun altro come una “paraculata” memorabile, qualcun altro come una riedizione del Principe Giovanni impegnato a saccheggiare l’Inghilterra in attesa del ritorno, per niente auspicato, di un Riccardo Cuor di Leone.

E mentre Stanlio ammette in un’intervista di non sapere quanto denaro abbia, Ollio fa sapere attraverso una sua satrapia trasformata in giornale, “La Repubblica”, di non avere idea di come Suarez si sia mosso per avere la cittadinanza italiana: “Sapeva tutto Paratici”, è stata la pietra tombale messa sulla reputazione della carriera di un uomo, amico d’infanzia della potente deputata Dem Paola De Micheli, oltre ad essere dirigente della Juventus. La quale De Micheli ha subito precisato di essere sì amica di Paratici, sì di essere juventina, sì di essere un’esperta di comprensione di come si possa completare una richiesta di cittadinanza online. Ricapitoliamo: Ollio vuole prendere Suarez per rinforzare l’attacco bianconero, e incarica Paratici di sentire il giocatore uruguagio, il quale si è proposto alla sua corte attraverso un messaggio sul telefonino. Messaggio di testo normale? Whatsapp? Telegram? E vai a saperlo; magari la proposta è giunta attraverso il “Dark Web”, perché meglio tenere nell’oscurità certi desideri. Quando tutto sembra fatto, alla Juventus (quasi fossero una combriccola di amici al bar entrati in confusione per i biglietti di un raduno di musica rock) realizzano come forse Suarez non abbia il passaporto comunitario, e Ollio dall’estasi di aver pregustato di aver fregato un giocatore al Barcellona, passa al terrore di aver fatto la figura del pirla con gli amici del quartiere. “Niente panico, ho un’amica che smanetta bene al computer e compila delle domande online da paura”, dice con fare deciso il Fabio juventino. Ed eccola la De Micheli, ex Ministro della Repubblica per diletto, darsi da fare per compilare bene la domanda del povero emigrante Luis Suarez.

Nel mentre Stanlio, mente più sopraffina di Ollio, cerca di fregare il fondo “Blackstone”, mica uno qualunque, per l’acquisizione delle autostrade italiane da “Atlantia”. Perché, anche se angosciato dal probabile fallimento del Real Madrid, il tempo per i buoni affari li trova sempre. Intanto Aleksander Ceferin, secondo il “New York Times”, parla più volte con la compagna di Ollio, nella speranza ricordi al consorte di essere stato un tempo elevato al rango di suo “compare”, per via del battesimo della figlia. Ma niente, tutto tace. Forse ad Ollio gli si è scaricata la batteria dello smartphone, e non è colpa sua se i telefoni a gettoni siano stati smantellati da tempo. Sembra una trama da “Opera Buffa” o di una satira di plautiana memoria, questa di Stanlio, Ollio e i compagni di merende. Ma non si è davanti ad una finzione da palcoscenico, ma ad uno spaccato della realtà, e di una porzione di classe dirigente e della corte che li circonda.

Ma si rimanga sereni, perché Giovanni Malagò ha dichiarato di non poter escludere un progetto di Super League tra qualche anno. “Certo – ha detto il mitico ragazzo dell’Aniene – sarà doveroso lavorare a un accordo con le istituzioni sportive”. Queste parole stanno ad indicare come l’orchestra continui a suonare anche dopo che il “Titanic” è andato a fondo, con la grande stampa pronta a propagare, ossequiosa, la sua musica. Si è talmente diventati abitudinari della complicità, da non riuscire più a riconoscerla. Si è talmente diventati immemori da non ricordare più chi sia stato “l’advisor” dell’ingresso della Grecia nell’euro, chi ha chiuso gli occhi davanti alla presenza della criminalità organizzata nella curva ultrà del suo stadio, chi usa le casse dello Stato spagnolo per ripianare alcuni fallimenti da megalomania imprenditoriale, chi usa il prestigio di una posizione apicale dello sport italiano per mandare il genero a procurarsi lavoro da un importante costruttore romano. A questo tipo di persone pare siano stati affidati i piani di riforme e rilancio in Europa e in Italia. E che Paola de Micheli sia la loro esperta di domande online non so se sia più un aggravante o un auspicio. C’è da restare collegati alle ultime notizie… e sperare in Dio.

Scrittore, sceneggiatore e regista. Tifosissimo granata e già coautore con il compianto Anthony Weatherill della rubrica “Loquor” su Toro News che in suo onore e ricordo continua a curare. Annovera, tra le sue numerose opere e sceneggiature, quella del film “Ora e per sempre”, in memoria del Grande Torino.

Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.

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