“Tu sei quel che fai, non
loquor
Chi mette i soldi nel calcio?
quello che dici di fare”
Carl Gustav Jung
Quando sento parlare di “vendor loan”(semplificando, un prestito fatto dal venditore all’acquirente) su qualsiasi cosa, la mente mi va subito al concetto di truffa legalizzata. Quando sento l’utilizzo di questo strumento giuridico/finanziario in relazione al calcio, la mano mi va istintivamente alla pistola. Il “vendor loan” è qualcosa di ancora più “cialtronesco” del “leverage buy-out”, ovvero l’acquisto di una società scaricandone il prezzo sul debito della stessa società, trattandosi di una operazione finanziaria assai più opaca. Gerry Cardinale e Paul Singer sono piombati in quella terra di nessuno oramai diventata il calcio italiano, e lo stanno spolpando con tecniche da speculazione finanziaria mai viste nel nostro disgraziato Paese. Sono americani, per loro è perfettamente logico comportarsi così. La situazione del nostro sport più amato è fragile come non mai, finanziariamente da far tragicamente ridere e con valori aggiunti praticamente inesistenti, vista la conclamata incapacità del suo management(tranne rarissime eccezioni) di saper almeno azzerare i debiti. E allora su cosa fanno soldi i conventuali ricchi di un convento più che povero, tenuto costantemente sull’orlo del fallimento?
Ovviamente li fanno sulla passione costante dei tifosi, mai domi dal portare ricavi ingenti, poi distribuiti largamente tra i conventuali e che sono il motivo per cui il convento è fermo sulla linea rossa del debito cronico. Il liberismo pare aver fallito con il calcio italiano, probabilmente per una chiara assenza di mercato e delle sue regole. L’amore dei tifosi è un bancomat sempre aperto, ha la funzione di una banca centrale intenta ciclicamente a stampare soldi senza preoccuparsi dell’inflazione o di un deprecabile “corso forzoso” della moneta. La gestione calcio attuale trova nel tifoso l’aporia perfetta a coprire ogni sua malefatta, poiché i soldi arriveranno nonostante non ci sia una funzione di mercato per farli arrivare. Si è di fronte a società per azioni farlocche, dove si può consentire al Napoli di essere controllato da una fiduciaria e ad uomo d’affari rumeno comprarsi un club attraverso una “società veicolo” creata ad hoc. Si è disposti a tutto pur di far andare avanti un giocattolo con uno status da perenne crisi finanziaria, solamente perché si permette che lo sia. Si assiste così, nel caso del Milan, ad un club di calcio ridotto a “sottostante” a garanzia di speculazione sugli interessi passivi accumulati anche per un debito d’acquisto. Gerry Cardinale ha appena rifinanziato il “vendor loan” contratto con Elliot, dal 2025 la scadenza è stata spostata al 2028, e tutti devono essere al momento particolarmente soddisfatti. Elliot aumenta il suo guadagno con gli interessi passivi, Cardinale si gode la proprietà del Milan con quella sorta di “crowdfunding” mascherato garantito in perpetuo dai tifosi, la lista dei doveri degli investimenti promessi continuamente rinviata.
E’ noto: la questua viene garantita dalla fede, non dal restauro della Croce arrugginita o di un nuovo acquisto della stessa. La sensazione è quella di una inerzia finanziaria, molto prospera, che un po’ fa comodo a tutti, mentre nel contempo gli investimenti infrastrutturali languono. Si attendono i soldi di Stato di “Euro 2032”, per far muovere qualche presidente verso l’acquisto o l’ammodernamento degli stadi. Dovrebbe essere chiaro anche le menti più ottimiste o ingenue, che gli stadi tanto annunciati da anni non si faranno mai con i soldi degli utili dei conventuali. Meglio un uovo oggi che una gallina domani, questa è la logica imperante in Italia. I Governi si susseguono, così come i Ministri dello Sport, ma nessuno capace di porre l’obbligo ai conventuali di mettere mano sulla situazione precaria del convento. Potete scommettere come lo Stato metterà soldi per gli stadi del prossimo europeo di calcio, l’atteso intervento dell’ “Obolo di San Pietro” tanto auspicato dai conventuali presidenti, e li metterà senza porre nessuna condizione al calcio. Ci si rifà il trucco, e si continua con il trucco, con i soldi della fiscalità generale, continuando a vantarsi di essere imprenditori e di voler difendere strenuamente l’indipendenza del calcio. La farsa prevede anche il Sindaco di Napoli annunciare di aver parlato con Aurelio De Laurentiis e di aspettare che il club azzurro metta sul piatto più di 150 milioni di euro per l’acquisto dello stadio “Diego Armando Maradona”. “Ma se non c’è la proposta- ha detto a corollario Manfredi- non possiamo fare la valutazione per fare il percorso previsto dalla legge per ottenere la proprietà dello stadio”. Le risate a questo punto devono aver increspato le notorie acque calme del “Golfo di Napoli”, perché le intenzioni dell’imprenditore cinematografico sono fumose almeno quanto i proprietari di Inter e Milan. Quando si parla di infrastrutture tutto si mette in posizione di stallo, quel vorrei e non vorrei in uso per lasciare aperta ogni porta. “San Siro o stadio nuovo”, pare la margherita da sfogliare per tenere vivo un dibattito che impedisce di fatto di mettere le proprietà delle squadre di calcio meneghine di fronte alle loro responsabilità. I fondi americani hanno subito assimilato lo spirito di eterna attesa annidato nella classe dei “prenditori” italici, quello accendere una candela votiva di fronte a “quel qualcosa succederà” ma non sarò io a tirare fuori i soldi per farla succedere. E allora tutto continua a scorrere placido nella vita del convento, dove ci sono anche dei conventi particolarmente sfigati.
E’ il caso dello “Stadio Olimpico Grande Torino”, impossibilitato di usufruire della speranza di “Euro 2032”, a causa della presenza ingombrante dello “Juventus Stadium”, e quindi fuori da ogni logica della distribuzione dell’ “Obolo di San Pietro”. Non ci sono conventuali definitivamente falliti nello sport più seguito al mondo; più sei incapace e più ti si aprono nuove porte, come nel caso di Lina Souloukou: cacciata dalla Roma(ma nella neolingua contemporanea si dice “dimissionaria”), si è immediatamente accasata nell’eldorado calcistico della “Premier League”, precisamente nel Nottingham Forest di Evangelos Marinakis. Siamo alla promozione dopo un evidente fallimento, un po’ come succede nella nostra adorata macchina dello Stato. Una cosa simile è successa a Ivan Juric, che dopo aver fallito alla Roma è appena sbarcato anch’egli in “Premier”, andandosi a sedere sulla panca del Southampton. Evidente fallire all’ombra del “Cupolone”, nel calcio rende affascinante il curriculum. A Roma la questione stadio è divenuta un mistero della fede con sottotesti da feuilleton, con annunci a sorpresa e cadute rovinose. Ora la Roma ha fatto l’ennesimo annuncio dell’inizio della costruzione del nuovo stadio nel 2025. Leggendo i contenuti del progetto, dopo qualche riga sembra essere immersi nel più classico libro dei sogni per una previsione di spesa di quasi un miliardo di euro. Semmai questo ennesimo annuncio troverà una concretezza nella realtà, sarà interessante vedere chi ci metterà i soldi. Diciamoci la verità, i conventuali che gestiscono la verità e l’amore per la fede hanno molta facilità nel procrastinare ogni cosa e nel voler far credere anche all’inverosimile.
Leggete cosa è stato capace di dire Gerry Cardinale: “avrei potuto(per comprare il Milan) raccogliere un miliardo cash, avrei potuto coinvolgere banche terze, ma ho scelto di farlo con “Elliot”, perché ho un enorme rispetto per Paul e Gordon Singer. E? stato un modo intelligente per comprare il Milan… quando costruiremo il nuovo stadio sarà un progetto da un miliardo e sarebbe un bel segnale se fosse sostenuto anche da capitali italiani. Sarebbe una risposta a chi sostiene che in Italia non si può fare impresa”. La logica non è molto lontana dalla nota strofa di Edoardo Bennato “lui è il gatto ed io la volpe, siamo in società, di noi ti puoi fidar”, e fa ridere quasi quanto quella meno roboante di Urbano Cairo: “ ho comprato il Torino per mia madre, che ne era una grande tifosa… nel tempo sono diventato anch’io tifoso del Toro”. In fondo anche Aurelio De Laurentiis ha sempre tifato Napoli. Cardinale e Singer hanno capito all’istante dove si trovavano, e si sono adeguati con vera letizia. E che sia un buon inizio d’anno per tutti.
Scrittore, sceneggiatore e regista. Tifosissimo granata e già coautore con il compianto Anthony Weatherill della rubrica “Loquor” su Toro News che in suo onore e ricordo continua a curare. Annovera, tra le sue numerose opere e sceneggiature, quella del film “Ora e per sempre”, in memoria del Grande Torino.
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