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Comprare una squadra di calcio

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Loquor / Torna l’appuntamento con la rubrica di Carmelo Pennisi: "Il “modello Germania” di gestione del calcio, è il modello più funzionale e virtuoso da perseguire"
Carmelo Pennisi
Carmelo Pennisi Columnist 

Gli affari: sono i quattrini degli altri”.

Alexandre Dumas

Confesso di avere un rapporto di odio/amore con l’immagine di Carlo Cottarelli, economista e direttore dell' "Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani” dell’Università Cattolica di Milano, probabilmente perché lo vedo sempre in bilico tra il seguire i dettami prevaricanti di una certa élite intellettual/finanziaria globale e il ricordare a se stesso di essere una persona semplice e con valori e passioni semplici, come essere interrotto, nel piacevole tepore di una giornata del maggio 2018, da un’avida visione dell’ avvincente tv series “Breaking Bad”, per rispondere ad una convocazione al “Quirinale” di Sergio Mattarella. Non deve meravigliare, quindi, se una persona così un bel giorno abbia deciso di fondare “Interspac”, una cordata di tifosi interisti vip, costituitisi in “holding”, con l’intento di fungere da capofila per un acquisizione dell’Inter in stile “azionariato popolare” del Bayern di Monaco. Una cordata che al momento coinvolge soprattutto personalità del mondo della finanza e delle banche, ma con il chiaro intento di attirare anche nomi di star del calibro di Vasco Rossi e Valentino Rossi. L’obiettivo, come ribadito da Cottarelli in queste ore difficili per l’attuale proprietà dell’Inter, è quello di raccogliere attorno al progetto cento interisti famosi, che poi si facciano promotori di una raccolta fondi verso tutta la platea dei tifosi interisti. L’economista cremonese ha ribadito come il “modello Germania” di gestione del calcio, sia il modello più funzionale e virtuoso da perseguire, e come questa strada da battere debba necessariamente essere aperta dai club più importanti, prima di pensare di espandere il modello anche ai club di più modeste dimensione economiche e di tifo.

L’attuale crisi finanziaria in cui versa il “Gruppo Suning”, originato anche e soprattutto da alcune restrizioni regolamentari volute dal governo cinese su tutte le attività di business, pone ancora una volta il problema di aver affidato dei beni comuni, a mio parere status naturale delle squadre di calcio, a delle entità fuori dai confini nazionale e sovente dal carattere speculativo/finanziario. Tra le varie anomalie innervate nel calcio contemporaneo, c’è quella del “finanziamento retribuito”, una pratica con cui i proprietari dei club prestano soldi al club stesso, dietro un lauto tasso d’interesse, scaricando il loro guadagno di ordine puramente finanziario sull’ammontare del suo debito. Un modo interessante, per le tasche degli speculatori e degli imprenditori disinvolti, di fare profitti su un debito, garantito sempre e comunque dalla passione di tifosi per nulla intenzionati a smettere di foraggiare le casse sempre esauste della loro squadra di riferimento. Una squadra di calcio, in buona sostanza, è come un bancomat sempre in funzione grazie alle vertigini dell’amore incondizionato dei tifosi. A questo bancomat Suning ha avuto accesso a piene mani, ed ora una delle difficoltà riscontrate per avviare un inevitabile cambio di proprietà della società nerazzurra, sta proprio nella valutazione dell’operazione che non può non tenere in considerazione la natura debitoria in cui versa il club milanese. Cottarelli queste cose le conosce assai bene, e visto come sia sempre stata persona incline a mettere il focus sulla risoluzione dei problemi, non deve sorprendere come stia indicando con forza il coinvolgimento finanziario dei tifosi, per permettere all’Inter di tornare a riottenere lo status di bene comune, e non di veicolo finanziario foriero di speculazioni opache.

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Ma le speculazioni finanziarie non sono il solo grave problema dello sport, più pericoloso è il fenomeno sempre più arrembante dello “sportwashing", ovvero come sfruttare lo sport per rendere moderna la propria immagine e far distogliere lo sguardo da una propria pessima situazione. Qatar e Arabia Saudita sono i “campioni” di questa pratica, e infatti da tempo stanno investendo miliardi di dollari per organizzare grandi eventi sportivi o acquisire proprietà di importanti club sportivi, assolutamente non strategici per i loro processi economici. Lo “sportwashing” spesso ha la caratteristica di drogare l’andamento naturale di ogni tipo di mercato del mondo dello sport, e potete scommettere come lascerà più macerie che vantaggi. Il “Fondo di Investimento Pubblico dell’Arabia Saudita” (PIF), tempo fa ha provato ad acquistare il Newcastle dal miliardario Mike Ashley, ma l’operazione, praticamente chiusa per 340 milioni di sterline, è stata rifiutata dalla Premier League, il cui parere è vincolante per accedere alla proprietà di un club della sua Lega, perché si è ritenuto il PIF un fondo non indipendente e autonomo dal governo saudita. E’ uno di quei casi dove, fortunatamente, l’organo gestionale di un avvenimento sportivo ribadisce come con lo sport non è che sia possibile compiere ogni tipo di manovra. La cosa ha indispettito non poco i tifosi delle “Magpies”, ormai sicuri di essersi liberati di Mike Ashley, anche perché i sauditi avevano promesso investimenti importanti, e avevano dichiarato di voler portare stabilmente il Newcastle in Champions League, con annessi progetti importanti per le strutture del club. Manovra di “sportwashing”, quella tentata degli arabi dalle parti del “St. James Park”, per il momento rinviata a data da destinarsi, con Mike Walsh deciso a fare causa alla Premier League per avergli impedito di condurre in porto il lucroso affare.

Dietro tutte queste manovre di carattere finanziario e geopolitico attorno al calcio, ci sono “scatole” e “veicoli” pronti a far correre progetti e miraggi sotto forma di denaro, dove il mondo Inter messo in piedi da Suning è un reticolo giuridico/economico sorgente da Nanchino e dipanatosi tra Hong Kong, Lussemburgo e chissà da quali altre piazze finanziarie. Roba da perderci la testa, e a cui forse solo un progetto di azionariato popolare stile Cottarelli potrebbe porre un argine. In realtà forse manca un progetto complessivo sul calcio, un qualcosa che finalmente possa intervenire su dei cambiamenti epocali che lo stanno stravolgendo, visto come il denaro non solo non dorme mai, ma ha abbattuto ogni tipo di frontiera. In particolar modo in Italia il calcio è un mondo quasi intoccabile nei suoi meandri spesso intellegibili, e dove qualcuno, Claudio Lotito, riesce addirittura a pagare in anticipo i prossimi due stipendi ai suoi giocatori e un altro, Aurelio De Laurentiis, salda tutte le spettanze passate e presenti degli emolumenti, letteralmente in controtendenza all’operato di tutte gli altri club della Serie A. Come siano riusciti a farlo, i presidenti di Napoli e Lazio, dovrebbero insegnarlo in un seminario tenuto congiuntamente in un master di qualche università prestigiosa, o forse, semplicemente, la stampa dovrebbe provare a indagare e a raccontarlo. Perché se ci si trova di fronte a due eccellenze, è bene venirne a conoscenza.

Altra storia con molti punti interrogativi è quella della “Sent Entertainment Ltd”, che si è preso il Como 1907 e ha promesso di riportare la squadra lariana al ruolo che gli compete. Della “Sent Entertainment Ltd” si sa poco, essendo una società di recente costituzione con sede a Londra. Fa impressione come uno dei soci della “Sent” sia Robert Budi Hartono, uno degli uomini più ricchi di Indonesia e proprietario di asset dal valore di 25 miliardi di dollari. Cosa ci fa uno così, proprietario del 20% di tutto il patrimonio indonesiano, sulle rive del Lago di Como? Altro mistero. E soprattutto: quale sarebbe il ruolo teoricamente spettante al Como nell’agone del calcio? Misteri su misteri, ma intanto i conti correnti di tutto il mondo scoppiano di depositi liquidi in cerca di investimenti, e la tendenza è quella di investirli sui debiti, più che sui profitti. E’ un po’ quello che l’Europa fa con il “Recovery Fund”, consentendo agli stati membri di allargare il proprio debito pubblico solo tramite un altro debito sottoscritto con i suoi organismi. I mercati finanziari brindano, lo spread italiano scende vertiginosamente, e tutti sembrano essere soddisfatti. E allora, dove sta la fregatura? In attesa di rispondere a questa domanda, preferisco rimanere attaccato al sogno di Carlo Cottarelli, e del suo progetto di azionariato popolare per prendersi l’Inter. Mi appare come una cosa più vera, con delle ricadute positive certe sulla comunità dei tifosi neroazzurri. Cottarelli di certo non farebbe manovre strane, da fan di “Breaking Bad” sa bene come puoi far anche pacchi di dollari con la vendita della metanfetamina, ma come quei pacchi di dollari non regalino certo la felicità. A quella, nell’immaginario del simpatico economista cremonese, ci pensa l’Inter.

Scrittore, sceneggiatore e regista. Tifosissimo granata e già coautore con il compianto Anthony Weatherill della rubrica “Loquor” su Toro News che in suo onore e ricordo continua a curare. Annovera, tra le sue numerose opere e sceneggiature, quella del film “Ora e per sempre”, in memoria del Grande Torino.

Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.

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