“Dio manda il male e
LOQUOR
È arrivata la Super Lega
poi la medicina”.
Sancio Panza
Presi come si è, da qualche tempo a questa parte, dai sconvolgimenti economici e pandemici insinuatisi come detonatore della più antica emozione degli esseri viventi, ovvero la paura, si stanno perdendo di vista la sostanza dei cambiamenti di alcune realtà per lungo tempo riconducibili ad una natura strutturale. Ci sono al momento due mondi paralleli nel calcio, una dei quali è proteso verso un futuro disegnato da degli autocrati della finanza, con un potere smisurato a disposizione. Dotati dell’arroganza di chi sa che niente ha da temere, perché non c’è, da quando la politica e la stampa sono finiti per essere una loro succursale, un contropotere in grado di equilibrare lo straripamento di chi ritiene di poter sparare tutte le munizioni in possesso, senza nessuna soluzione di continuità. Poi c’è il mondo antico che sta diventando sempre più piccolo, laddove al posto del conflitto fede-ragione descritto mirabilmente da Antonio Fogazzaro nel suo noto romanzo, c’è solo un voler restare arrampicati ad un tempo che fu, illudendosi basti all’abbisogna il sussurro di una flebile voce. Questo mondo antico sempre più piccolo, rinchiuso da più di un anno in casa e confinato davanti ad una tv da salotto o a un computer, si illude di essere ancora collegato con il mondo solo perché in possesso di una tecnologia da sentimento globale. Lo schermo del computer diventa così “Agorà”(piazza) e “Areopago”(tribunale supremo), per tutta una serie di canali tematici sul calcio, che continuano ad azzuffarsi per le briciole di libertà lasciategli a disposizione da gente come Florentino Perez ed Andrea Agnelli. Improvvisati giornalisti o “agitprop” della domenica si scatenano utilizzando software tipo “StreamYard”, che si sta imponendo come l’ultima frontiera dei discendenti epigoni dei cercatori d’oro di fine ottocento nel “Klondike” o nella prima metà dell’ottocento californiano. In quella corsa all’oro, come è noto, pochissimi diventarono ricchi, per tutto il resto di umanità varia fu solo un tuffo nel miraggio e nella disperazione finale.
Mentre il mondo antico sempre più piccolo si dibatte in epici duelli “donchisciotteschi”(ah, se molti avessero letto bene e, soprattutto, compreso il capolavoro di Miguel De Cervantes), ecco in un giorno di inizio primavera arrivare la bomba nucleare a desertificare tutto questo straparlare da cortile. Dodici tra i club più prestigiosi d’Europa(inutile nominarli, sono i soliti noti) hanno deciso di fondare una propria Lega autonoma; quella Lega che per quasi tutti, fino a qualche tempo fa, non si sarebbe mai fatta: la SuperLeague. La “testa d’uovo” del calcio Made in Italy coinvolto in questa “Invincibile Armada” è sempre lui, Andrea Agnelli fu Umberto. Lui non si diverte con “StreamYard”; lui, quando gli va male, ha a disposizione “La Repubblica”, “La Stampa”, “L’Espresso”, e tutta un’altra serie di diavolerie della comunicazione, che chiamarle in causa perché palesemente coinvolte in un conflitto d’interessi gigantesco, è sempre dire troppo poco. L’ex ragazzo di “Casa Agnelli” ci sa fare, non ci sono dubbi, e mentre il cugino John prende lezioni dal genio di Sergio Marchionne per dirigere l’azienda fondata da Giovanni Agnelli, Senatore del regno d’Italia, lui procede spedito per impossessarsi di un ruolo importante nello sport più globale che esista: il calcio. E’ una scalata che comincia all’ombra di Luciano Moggi, uno dei più chiacchierati manager sportivi che abbiano mai calcato le scene pallonare italiche, da cui impara l’arte delle suggestioni da dare in pasto al pubblico, la spregiudicatezza, e l’impareggiabile tendenza al paradosso. Come si può definire, se non un paradosso, il suo aver definito la “SuperLega” una garanzia per tifosi e appassionati di partite che sappiano “alimentare il loro desiderio di calcio e, al contempo, fornisca un esempio positivo e coinvolgente”. Ora, sul coinvolgente e i desiderata può darsi abbia una qualche ragione, ma poi il paradossista che è in lui non è riuscito a resistere, e ha tracimato verso il giudicare l’azione dei 12 colossi del calcio continentale “un esempio positivo”. Positivo per chi? O per cosa? “Avremo un accresciuto supporto finanziario per la piramide calcistica nel suo complesso”, afferma Andrea Agnelli nel suo comunicato di addio del tempo che fu, e allora questo “esempio positivo”, accantonando per un attimo lo spirito ironico dei paradossi, comincia a farsi largo, donando un po’ di luce anche alle menti più ingenue. Sarà che “l’esempio positivo” sia quello di ricavare più soldi da dei calci ad un pallone? Pare che a sostenere finanziariamente la nascita di questa “Paperopoli” del calcio ci sia la nota banca d’affari americana “JP Morgan”.
Chissà se John Pierpont Morgan, fondatore della suddetta banca, avesse dimestichezza con il calcio; di certo aveva una predilezione per favorire la creazione di monopoli e con una fortuna finanziaria persino più florida di quella delle casse dello stato federale americano. La famiglia Morgan, oltre a vantarsi di discendere da Re Artù, è quella che attraverso la propria attività finanziaria, intorno alla metà degli anni 90 del secolo scorso, si inventa i famosi “prodotti derivati”, fino ad allora permessi solo nel mercato agricolo a scopo assicurativo, dipanati per tutto lo scibile del mondo finanziario. E’ l’inizio della strada che porta al crack degli ormai famosi “mutui subprime” nel 2008 e al fallimento di Lehman Brothers, una dei più importanti e potenti soggetti finanziari del mondo. Chiedendosi e trovando una credibile risposta sul perché “Jp Morgan” improvvisamente si interessi delle fortune del calcio europeo, forse aiuterebbe a dipanare più di una matassa. Mario Sconcerti, in un editoriale vergato per il “Corriere della Sera”, sostiene come la decisione di virare verso un’idea monopolistica del calcio(perché questa è la SuperLega), abbia fatto diventare meno popolare il figlio di Umberto agli occhi del calciofilo, anche perché venerdì scorso ha ricevuto le lettere di 17 associazioni internazionali di tifosi che lo invitavano a non andare avanti. Proseguendo nell’editoriale a tratti un po’ ingenuo, il bravo giornalista toscano cerca di convincere Andrea e parenti(accorato è l’appello di Sconcerti anche a John Elkann) di come questa SuperLega non convenga agli affari di famiglia e prefigura una possibile grande reazione delle genti europee contro la nascita di questa lega dei ricchi. No, proprio non deve aver studiato bene Karl Marx il volenteroso Sconcerti( a cui sono empaticamente ed idealmente vicino sulla questione SuperLega); se lo avesse fatto avrebbe scoperto come lo studioso di origine tedesca individua nella rivoluzione uno dei due motori della storia(l’altro è il lavoro). Per fare una rivoluzione, come la storia dimostra, servono contesti sociali attivi, luoghi in cui assembrarsi(parola bandita da qualche tempo a questa parte) e, soprattutto serve una buona “ideologia della realtà”. Marx definisce “ideologia della realtà” la religione, e lo avrebbe fatto anche con il calcio se lo avesse potuto osservare scientificamente nel corso di tutto il novecento. L’idea di ridurre lo sport più bello del mondo ad un “consumo per clienti”(Agnelli ha bandito da tempo la parola “tifosi dal suo vocabolario), fa venire il sospetto che, oltre ai ben noti interessi finanziari, ci sia un interesse della elite dominante di depotenziarne la sua carica rivoluzionaria. Lo si è fatto già in parte con la religione, spinta da più parti a retrocedere da motore rivoluzionario dell’anima e del mondo al rango di una istituzione tipo “Croce Rossa”, e adesso lo si vuole fare con lo sport che più di ogni altro interpreta le spinte dal basso delle esigenze comunitarie. In pieno terrore pandemico, si sta assistendo al definitivo cambiamento antropologico/culturale di un qualcosa che è sempre stato più di uno sport. Il calcio è stato fino ad oggi il mondo sospeso per far incontrare e parlare le classi sociali, stratificandole all’interno di uno stadio. Ma lo stadio temo non esista più come luogo d’incontro, come nascita di nuove idee, come racconto tra le generazioni. “La SuperLega è il futuro”, ha detto Andrea Agnelli con la classica sicumera dei vincenti; e non rimane che dare un umile consiglio ai forzati dell’informazione “StreamYard”, usando magari delle parole altamente sagge tratte dal “Don Chisciotte”: “non puoi fermare il vento, ma devi sapere come fabbricare mulini”. Se la società dello schermo vi ha convinto come sia facile fabbricare mulini, fermatevi un attimo a guardarvi dentro. Il più delle volte non state fabbricando niente, state solo cercando di fermare il vento. Che inutile vanità.
Scrittore, sceneggiatore e regista. Tifosissimo granata e già coautore con il compianto Anthony Weatherill della rubrica “Loquor” su Toro News che in suo onore e ricordo continua a curare. Annovera, tra le sue numerose opere e sceneggiature, quella del film “Ora e per sempre”, in memoria del Grande Torino.
Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.
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