“Come si fa a sparare al diavolo…


LOQUOR
Francesco Totti non deve andare a Mosca?
e se sbagli?
“I Soliti Sospetti”
“Si crede facilmente in quello in cui si ha bisogno di credere”, scrive il grande storico Marc Bloch, ed in questo bisogno oggi più che mai la gente si divide, amplificando le proprie paure sui venti di guerra che giungono dal fronte russo/ucraino e dalla “Striscia di Gaza”. Le polemiche intorno al viaggio di Francesco Totti a Mosca, dove l’8 aprile sarà l’ospite d’onore dell’International RB Award, evento organizzato da un noto sito russo di sport e scommesse, molto chiacchierato e secondo l’intelligence inglese crocevia di riciclo di denaro di provenienza illecita. Più che prove al momento ci sono testimonianze, e nel caos “infodemico” creatosi attorno al conflitto ucraino tutto può apparire fake news o prova a carico dipende da quale punto di vista si osserva la cosa. Lo sport sovente ha drammaticamente seguito le vicende politiche più controverse, riuscendo a volte persino ad estraniarsi dalle polemiche, o almeno a riuscire a lasciar tutto dietro le quinte. Il Generale Videla nel 1978 non badò a spese(al comitato organizzatore fu concesso un budget illimitato) per fare dei mondiali di calcio il più grande evento sportivo mai visto. Bisognava fare dimenticare la repressione omicida del regime degli oppositori, i “voli della morte” dove le persone venivano ridotte a delle marionette sedate e buttate nelle acque del Rio de la Plata. I prigionieri politici erano quasi sempre dei ragazzi, prelevati all’alba di ogni mercoledì e ogni sabato dai padiglioni della “Escuela de Mecanica de la Armada”, la scuola per gli ufficiali di marina che si trovava a pochi passi dal “El Monumental”, lo stadio del “River Plate”.
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Da lì si andava verso l’ultimo “volo”. I carnefici non si fermarono nemmeno durante il torneo iridato, anzi vennero fatte aumentare torture ed esecuzioni. Eppure nessuno dei sedici qualificati, compresa l’Italia, esitò nel parteciparvi. D’altronde solo due anni prima, nel 1976, la nostra squadra di Coppa Davis accettò di andare a giocare la finale a Santiago del Cile, a casa di quell’Augusto Pinochet che, attraverso un golpe militare, appena tre anni prima aveva posto fine all’avventura politica e all’esistenza terrena di Salvador Allende. “Andare a giocare in Cile significa in questo momento sostenere il boia Pinochet, contribuire a fare uscire la giunta dall’isolamento”, sostenevano i contrari alla spedizione cilena azzurra per contendersi la prestigiosa “Insalatiera d’Argento”, ma alla fine l’Italia, grazie anche al via libera politico concesso dal Partito Comunista guidato da Enrico Berlinguer, partì alla volta di Santiago del Cile. Silenzio anche sulla Cina e partecipazioni entusiastiche anche alle sue Olimpiadi del 2022, nonostante nell’ex “Celeste Impero” il Partito Comunista controlli in modo ferreo il Paese e non ammetta nessun tipo di opposizione, tutto con l’ausilio di un sistema giudiziario costruito per essere pericolosamente discrezionale a favore dell’accusa. La Cina voluta da Xi Jinping, attuale Segretario Generale del Partito Comunista Cinese, è una sorta di prigione a cielo aperto, dove l’unico diritto assicurato è quello di lavorare senza fare troppi voli pindarici di fantasia. La sorveglianza video e digitale praticamente non lascia via di scampo, e ha aumentato a dismisura la capacità di controllo del Governo sui cittadini. Sintomatico è il caso di centinaia di migliaia di cittadini di etnia “uigura”, internati nei campi di prigionia grazie, e soprattutto, alle tecnologie di riconoscimento facciale e alla sorveglianza online. Da non trascurare anche la repressione da anni portata avanti in Tibet, fatta di distruzione di templi e siti storici, con numeri imprecisati di vittime, e con una legge marziale ciclicamente imposta. Eppure tutte le nazioni hanno mandato i loro atleti a contendersi le medaglie olimpiche del 2022. Eppure tutte le nazioni continuano a fare affari oltre la “Grande Muraglia”.
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Lo sport non ferma i suoi affari nemmeno con Arabia Saudita, Qatar ed Emirati Arabi Uniti, che non risultano essere campioni di democrazia e di rispetto dei diritti umani. E prendendo in considerazione l’Iran o la Corea del Nord, nessuno si è mai posto il problema se nelle competizioni sportive internazionali si possa gareggiare con loro o meno. Si dirà che in Ucraina c’è la guerra, ma anche nella Striscia di Gaza si combatte, E allora che si fa? Non ci si confronta con le rappresentative sportive israeliane e palestinesi? Si capisce quanto tutto sia un punto di vista dettato da interessi più o meno chiari, oppure da delle convinzioni politiche ed etico/morali. Il “Financial Times” sul caso Totti riporta le critiche all’ex capitano della Roma, che con il suo andare Mosca darebbe manforte al Cremlino in un momento critico per l’Ucraina e l’Europa. Abitando a Roma da tantissimi anni, so quanto Francesco Totti conti per questa città e quanto sia amato, ma direi che si stia un tantino sopravvalutando la sua capacità simbolica di poter dare sul serio una mano a far uscire Vladimir Putin dall’isolamento europeo in cui è precipitato. Si sa, una guerra si combatte anche con la propaganda, ma forse sarebbe il caso di non perdere di vista il senso delle proporzioni. Massimo Gramellini, nella sua consueta rubrica sul “Corriere della Sera”, appoggia il viaggio del “Pupone” a Mosca e la mette sul piano dell’invidia pubblica: “… che senso ha impuntarsi proprio su Totti, che al massimo salirà sul palco per raccontare una barzelletta su sé stesso? Ditemi se non è invidia questa”. Se è vero che molti studi scespiriani hanno rilevato nell’opera del “Grande Bardo” il sentimento dell’invidia come il peccato più inconfessabile e frequente, esso a volte viene scomodato per farlo diventare capro espiatorio di molti scenari presenti davanti al nostro giudizio.
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Probabilmente il corsivista del “Corriere” vuole mimetizzare le ragioni del can can mediatico nato attorno al viaggio moscovita di Totti, o siamo di fronte ad una empatia affettiva verso l’ex calciatore. Ma viene difficile negare che il caso sta montando attorno ad un dibattito sul conflitto ucraino sempre più esacerbato e polarizzato, dove le rispettive propagande stanno utilizzando qualsiasi cosa per portare la ragione dalla propria parte. Nella mancanza evidente di discernimento, a mio parere sta sfuggendo una piega importante di questa vicenda, ovvero quella della agenzia di scommesse, la “Bookmaker Ratings”, che organizza l’International Rb Award. Più volte accusata dal Regno Unito di aggirare le sanzioni e il transito di capitale illeciti dalla Russia, “Bookmaker Ratings”, come detto, è sospettata di essere uno degli “hub” online utilizzato dalle organizzazioni criminali per il riciclo di capitali sporchi provenienti da mercati illeciti. In uno stralcio tratto dalle documentazione delle indagini preliminari portate avanti dalla Giustizia del Regno Unito, si legge che “secondo la testimonianza di un dipendente di nazionalità inglese, la società di brokeraggio ha creato centinaia di profili anonimi e falsi acquistando la cripto valuta del sito di scommesse russo “The Bookmakers Rating” con carte prepagate o intestate a terze parti. Gli utenti di un gruppo “Telegram” hanno comprato poi le cripto riconvertendo così il denaro sporco in denaro pulito”. Come si vede gli sportivi celebri, non si tratta solo dell’ex capitano della Roma, che si prestano a “collaborazioni” con questo sito forse dovrebbero preoccuparsi di ben altre cose, che non di urtare il processo di “mostrificazione” di Vladimir Putin. Occorre ricordare che il riciclaggio di denaro sporco nel calcio non riguarda solo le agenzie di scommesse, esso avviene, come ricordato da una indagine della Commissione Europea, anche attraverso i club calcistici, sia attraverso le operazioni di marketing che attraverso il mercato calciatori. “Il nemico più grande si nasconde nell’ultimo posto dove guardi”, scrive Giulio Cesare, che notoriamente di nemici si intendeva, ed è forse la perdita di vista del focus sulla questione ucraina il nostro vero problema, ovvero il trasferire su di essa delle nostre attese a noi nemmeno molto chiare, e che in realtà forse ci vengono continuamente “suggerite” dal mainstream informativo. Non mi unirò alla schiera di coloro intenti in queste ore a suggerire a Francesco Totti quale decisione prendere, probabilmente perché molto tempo è scorso dalla mia presa d’atto dell’entrata nel tempio dei mercanti. Ricordarsi di loro solo per fare uno sgambetto di immagine a Putin, lo considero di un conformismo intellettuale un po’ banale. Siamo nella quieta disperazione procurata dai dibatti tv e social, nessuno più riesce a disturbare il nostro sonno da tastiera e da salotto. Davanti a questa triste constatazione, che il “Pupone” faccia davvero quel vuole.
Scrittore, sceneggiatore e regista. Tifosissimo granata e già coautore con il compianto Anthony Weatherill della rubrica “Loquor” su Toro News che in suo onore e ricordo continua a curare. Annovera, tra le sue numerose opere e sceneggiature, quella del film “Ora e per sempre”, in memoria del Grande Torino.
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