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I calciatori britannici sono comunitari?

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Torna "Loquor", la rubrica a cura di Carmelo Pennisi con un nuovo appuntamento

“Le leggi possono deformare le società in molti modi”

Ekow Yankakh

Il mondo sta cambiando in un modo così vorticoso da non far rendere più consapevoli se questi cambiamenti siano veri o solo un gioco di specchi attraverso il quale chi detiene le fila del nostro quotidiano vuole far credere che lo siano. Sui cambiamenti nel tempo, specie in quest’era postmoderna da atmosfera da pacchetti di sigarette vuoti, sono state scritte e dette tante di quelle parole retoriche da rendere il conservatorismo la vera meta agognata da raggiungere. Sarà per questo che dalle parti della FGCI hanno presto la decisione storica(o stoica?) di annullare con una loro disposizione addirittura un fatto epocale come la “Brexit”, chiedendo al CONI l’equiparazione dei calciatori provenienti dal Regno Unito a quelli comunitari. Di fronte a cose del genere è difficile continuare a considerare il governo del calcio ancora una cosa seria, se non un ente passacarte dove far transitare un formalismo giuridico un tanto al chilo al fine di giustificare ogni tipo di decisione o di bisogno. Citare l’eccezione della Svizzera come riferimento giustificativo al rimettere dentro la UE almeno il calcio non fa ridere, fa indignare per quanta poca considerazione abbiano della nostra intelligenza i componenti della elite di questo disgraziato Paese. Si cerca il cavillo non per fare giustizia, non per sanare una situazione critica, ma semplicemente per continuare a fare i comodi propri impunemente.

L’idea del Consiglio federale, a metà tra il suk arabo e l’ipocrisia giuridica (il vero danno di uno Stato di diritto), è quella di scavalcare le quote d’ingresso dei lavoratori extracomunitari appoggiandosi agli accordi di cooperazione commerciale tra la UE e la Gran Bretagna, e la cosa sarebbe auspicabile avvenisse entro questa sessione di mercato o, meglio, prima che Giovanni Malagò e Gabriele Gravina si vadano a godere le loro meritate vacanze. Eh sì, perché come è noto in Italia ad agosto si ferma tutto tranne il calcio mercato, uno dei pochi momenti in cui i tifosi possono avere un’idea alquanto realistica sullo stato dell’arte del nostro sport nazionale. Vien quasi da ridere per quanti paradossi a volte ci offra la vita di tutti i giorni; si è tanto parlato di come la “legge Bosman” abbia cessato di far considerare i calciatori una merce, di quanto lungimirante sia stata la “Corte di Giustizia Europea” nell’ emettere la sua sentenza storica (con i soliti entusiastici commenti in stile “meno male che c’è l’Europa, altrimenti saremmo ancora all’età delle caverne o a quella oscurantista della Chiesa Cattolica), di come i calciatori fossero degli schiavi dei club (ce li vedo Michel Platini o Paolo Rossi come ispirazione per un remake di “12 anni da schiavo” o per la terza saga della serie tv “Radici”), di un calcio finalmente avviato verso un avvenire di progresso, per poi, in modo a dir poco stupefacente, mandare a ramengo tutti questi peana molto teorici e farseschi facendo riaccomodare lo status dei giocatori all’interno di un accordo commerciale, quindi ridefinendoli ancora una volta merce e non persone.

Ma stavolta tutto sarà fatto con il bollino dell’Europa, volete mettere la differenza. Qualcuno potrebbe ritenere si stia parlando di questioni di lana caprina(“ma facessero come vogliono! A proposito: quando si gioca la prima partita di campionato”?), potrebbe essere insofferente a discorsi che vanno ad aumentare la calura di questa rovente estate italiana e l’ansia di sapere quanti e quali calciatori vestiranno la maglia del cuore. Ma bisognerebbe davvero fare attenzione quando l’ipocrisia penetra il Diritto, visto come essa sia più pericolosa della discriminazione o dell’illegalità perché immunizza i torti giuridici, quelli veri. Il risultato giuridico? Il fatto del venir meno della responsabilità politica, dato che ogni sua decisione può essere aggirata o acconciata attraverso gabole formali, erodendo da dentro il complesso delle regole e dei sistemi giuridici. Il risultato sociale? Ogni nostra rimostranza sarebbe ridotta alla stessa stregua di un grido inascoltato proveniente dal deserto. Un po’ come essere derubati in pieno giorno mentre il mondo si rifiuta di prenderne atto. Vorrei fosse chiara una cosa al malcapitato che si sta imbattendo in questa mia riflessione: il Diritto non può mai, dico mai, sovvertire tacitamente i valori che afferma. Non si è mai riflettuto seriamente nel nostro continente, dalle alte pretese di superiorità morale e culturale, delle conseguenze della “Sentenza Bosman”, di come questa abbia consegnato ad un calcio abituato a vivere nell’ipocrisia giuridica( e non solo in quella giuridica) tutto il senso della sua storia e del suo esistere.

Sarebbe stato facile prevedere l’appropriarsi di un potere enorme da parte dei procuratori e l’affermarsi della figura di un presidente capace di far girare sul mercato come le figurine Panini dei nostri giochi di infanzia i calciatori di ogni età e nazionalità. Perché si fa questo? Per il bene del calcio? Per il bene del club? Per accontentare i tifosi? Auspichiamo qualcuno provi a rispondere realmente a questa domanda, che ci faccia capire fino in fondo e fin nel minimo dettaglio chi usufruisce di tutta l’enorme mole di denaro generato dall’odierno mercato calciatori. Ad occhio nudo, o anche per mera semplice ipotesi, qualche idea ce la si può far tutti su come stiano realmente le cose, a patto di lasciare da parte per un attimo ogni ipocrisia o ogni tentazione di complottismo eccessivo. Nonostante la UE sia stata,e continua ad essere, un enorme sforzo di produzione di norme giuridiche per trovare una coesione tra Stati molto diversi tra loro, il mancato rispetto evidente della “moralità interna al Diritto” di questa ultima decisione della FGCI, mina la capacità della Legge di soddisfare il suo obiettivo primario, ovvero guidare l’azione umana.

Gli interessi hanno sostituito da molto tempo il Diritto, in un ribaltamento etico/morale davvero incredibile ed epocale, lasciando indifeso un intero Continente e tutta la sua storia. Si spiega così, infatti, l’assalto arabo ai calciatori delle massime Leghe europee(strapagati fino all’inverosimile) e il conseguente venir fuori di un altro paradosso: gli interessi delle Leghe e quelli dei proprietari dei club si stanno sempre più divaricando. E’ chiaramente un ossimoro figlio dell’ipocrisia giuridica di cui sopra, che viene usata per nascondere o aggirare la verità dei fatti. Le Leghe europee sono diventate dei contenitori o degli scenari(fate voi) dove far girare denaro all’infinito e senza nessun vero controllo, perché l’altra ipocrisia(stavolta politica e non giuridica) e continuare a ritenere il calcio un fenomeno sociale(quindi da trattare con benevolenza), mentre per il potere economico lo sport più seguito al mondo è semplicemente una televendita della peggiore Vanna Marchi o una “lavatrice” finanziaria in modalità Svizzera o del Liechtenstein. La Federcalcio invece di riunirsi per avviare una procedura d’urgenza per i calciatori britannici(che non sono più comunitari per una volontà popolare espressa nel noto referendum del 2016), forse avrebbe dovuto riunirsi per abbattere definitivamente, attraverso “una norma che guida”, il triste e scellerato fenomeno delle multiproprietà.

Vedere il “City Football Group” prendersi il Palermo e inglobarlo come satellite del suo pianeta sportivo o Aurelio de Laurentiis continuare ad occuparsi indisturbato di Bari e Napoli è la cartolina vera di cosa sia diventato il calcio oggi. Gli arabi lo hanno capito, e dopo essersi portati dalla loro parte(dovrei usare un altro termine, ma meglio evitare possibili querele) il Presidente della Fifa Gianni Infantino(che ha spostato la sua residenza in Qatar) e il presidente della UEFA Aleksander Ceferin, ora stanno facendo un affondo sul sistema calcio europeo che potrebbe portarlo ad un suo definitivo sconquasso e ad una conseguente destabilizzazione sociale. Essi, gli arabi, sono consci di come l’integrità non abiti più dalle nostre parti, di come la coerenza rispetto alle nostre credenze sbandierate sia ipocrisia culturale per favorire meglio la vendita all’asta della nostra tradizione, e stanno provando a sbriciolare quest’ultima. “E’ la legge del mercato”, potrebbe provare a dire qualcuno, manipolando ancora una volta il vero senso di cosa sia la libera intrapresa e il libero commercio. E tale manipolazione sta avvenendo perché l’ipocrisia giuridica sta consentendo di trattare con disprezzo ognuno di noi e le nostre storie.

Sì, proprio ognuno di noi. Alessandro Manzoni aveva ben compreso dove ci stava portando la modernità tanto desiderata, e il suo avvocato “Azzecca-Garbugli” dei “Promessi Sposi”, intimo amico di “Don Rodrigo”, nonché suo compagno di bagordi e complice delle sue prepotenze a cui trova spesso delle scappatoie legali(subornando testimoni, minacciando testimoni, ricorrendo alla protezione dei potenti), ricorda in modo impressionante molti dirigenti delle istituzioni del calcio, da Joao Havelange in poi. Continuare ad irridere e a mortificare il Diritto non porterà bene. Non crediamo più a niente, perché la Legge non crede più a se stessa e alla sua missione. Non si può usare la Legge per codificare retoricamente un “diritto allo studio” e poi lasciare al “caro affitti” la possibilità di revocare questo diritto agli studenti. L’ipocrisia giuridica sta privando le nostre istituzioni della fiducia richiesta per la loro tenuta, svuotandole progressivamente della loro legittimità. Cosa rimarrà alla fine di tutto questo? I mercanti nel tempio, ovvio.

Scrittore, sceneggiatore e regista. Tifosissimo granata e già coautore con il compianto Anthony Weatherill della rubrica “Loquor” su Toro News che in suo onore e ricordo continua a curare. Annovera, tra le sue numerose opere e sceneggiature, quella del film “Ora e per sempre”, in memoria del Grande Torino.

Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.

 

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