“Il desiderio non è meditato ”
loquor
La Federginnastica svizzera e il sesso
Maksim Gorkij
C’è una forma di cretinismo imbambolato, e anche in po’ paraculo, che si aggira per l’Europa, una summa di verità imposte dal politicamente corretto che hanno, nel tempo, sostituito un poderoso cammino filosofico e teologico con delle regole dettate da un neo decoro pronto ad impallinare, non si capisce in nome di cosa, tutti quelli che sbagliano persino le virgole nel dibattere questioni riguardanti il genere o il corpo delle donne. I sacerdoti del vietato vietare, sovente codificatori del politicamente corretto, lottano, per esempio, a favore di una chiara mercificazione del corpo delle donne in nome della libertà di esercitare un mestiere nella pornografia e, nello stesso tempo, si adoperano ad ingegnarsi divieti sullo sfruttamento dello stesso corpo se viene colto da una istantanea fotografica in una posa che lascia molto spazio all’immaginazione erotica, come le gambe divaricate di una ginnasta nell’intento di uno sforzo agonistico che appartiene alle naturali vicende del proprio sport.
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La decisione della Federginnastica elvetica di porre una censura su “foto suggestive”, al fine di “evitare la sessualizzazione dei corpi”, per proteggere le atlete da immagini “eticamente sensibili” è un totale ribaltamento della guerra condotta dai tempi della “Belle Epoque” in poi contro un Cristianesimo accusato di essere bacchettone e racchiuso nella camicia di forza di una idea medievale del “Vangelo”. “I fotografi devono astenersi dallo scattare foto di apertura di gambe verso l’alto”, dicono dalle parti dei Cantoni svizzeri, “ma quelle in spaccata saranno invece consentite a seconda delle angolazioni dell’immagine”. Montesquieu sarebbe letteralmente trasecolato (o forse avrebbe riso a crepapelle, chissà) di fronte a un delirio di questo genere e avrebbe ricordato che “non c’è tirannia peggiore di quella esercitata all’ombra della legge e sotto il calore della giustizia”. C’è da chiedersi quando si arriverà a non inquadrare i piedi delle nuotatrici (si sa, i feticisti dei piedi sono arrembanti nei loro desideri sessuali), e il loro movimento natatorio che ne evidenzia le ascelle favorirebbero “le urgenze del desiderio o gli intralci del pudore”?
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Profanare o difendere l’innocenza è uno dei dilemmi più antichi del mondo, dibatte lungo confini desiderosi di essere sconfinati e non ha a che fare solamente con il senso del peccato, ma anche con il possesso, la gelosia e la gestione della fantasia. Ora tutto questo dallo sport è stato considerato e racchiuso nel “voyeurismo fotografico” (siamo nel cretinismo imbambolato, appunto), punito in Giappone come un crimine e vadano pure a quel paese secoli di letteratura e arte visiva. A un bacchettone cattolico come me la cosa potrebbe sembrare uno sberleffo della storia, ad un esponente di una scuola coranica di Teheran una vittoria di Allah che tutto vede e a tutto provvede, ad un comico materiale inesauribile per battute irresistibili.
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Il movimento sportivo della ginnastica che si preoccupa molto delle “immagini suggestive”, è la stessa incline ad ignorare costantemente l’abuso, poco suggestivo e immaginifico ma molto reale, psicologico e fisico portato avanti da questo sport da decenni, dove le giovanissime atlete giungono ad avere paura di bere un bicchiere d’acqua “perché questo potrebbe fare la differenza”, come si evince dal racconto agghiacciante di alcune di loro. Le cronache della ginnastica artistica sono storicamente e tristemente zeppe di casi di allenamenti prevaricanti, portati avanti in nome del raggiungimento di performance vincenti, ma il problema, per i sacerdoti del politicamente corretto, è la sessualizzazione in un contesto socio/culturale planetario (specie nella faglia occidentale) dove si fa fatica a non cogliere stimoli e messaggi sessuali posti in ogni angolo della nostra vita.
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Per esempio, a prescindere dalle colpevoli foto, nulla si può fare per difendere le atlete, fasciate da body da gara attillati per migliorarne le performance, dagli occhi indiscreti e vogliosi di suggestivo presenti negli avvenimenti live, a conferma come il desiderio perverso bloccato nelle foto trovi altre strade per farsi largo nelle menti da esso soggiogate. “Dio non esaudisce tutti i nostri desideri, ma realizza le sue promesse”, scrive il teologo luterano Dietrich Bonhoeffer, e non è certo colpa dei fotografi se l’uomo contemporaneo ha da tempo smesso di pensare alle promesse di Dio, per concentrarsi esclusivamente sul desiderio e sulla ricerca della felicità terrena, sovente risolta proprio nella soddisfazione dei propri desideri materiali e psichiatrici.
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Se l’etica, invocata da Naomi Kempter del Dipartimento di Etica della Federazione della ginnastica svizzera, ha sentenziato il suo distacco dal comune senso del pudore (quale “comune senso” può mai esistere in una società postmoderna che ha rimosso il concetto di verità assoluta per far spazio alla verità relativa, cioè ad un ossimoro?), il risultato non può che essere la confusione a regnare sovrana, dove la società fa passi avanti e indietro a seconda delle aspettative della singola mente o istituzione(Le porte della stalla sono state spalancate a tal punto che non solo sono scappati tutti i buoi, ma anche gli asini). “La verità vi renderà liberi”, diceva l’Uomo di Nazareth, l’anarchia nella quale siamo immersi invece rende confusi, stupidi e preda di interessi non sempre dichiarati.
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Poi ci sono le scelte personali delle atlete, e riguardo a questo molto rumore ha fatto nel 2021 la decisione di Sarah Voss, ginnasta tedesca, di gareggiare ai Campionati Europei di Basilea con la tuta e non con lo sgambato body. “Sono orgogliosa di aver indossato una tuta più lunga – ha detto poi Voss -. Mi sento perfettamente a mio agio, è super comoda”. Di rimando la sua allenatrice Ulla Koch ha aggiunto come “ognuno dovrebbe decidere con quale abbigliamento gareggiare in base a ciò che la fa star bene”. Certo, coprire il più possibile la nudità della donna potrebbe essere un rimedio, ma contro questa soluzione, in nome del diritto delle donne di vestire la mise voluta, da decenni si batte il movimento femminista.
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Ma intanto il problema delle molestie continua ad essere avvertito in modo drammatico, e quindi nel Regno Unito, qualche tempo fa, è stata presentata una proposta di legge contro le discriminazioni sessuali di abbigliamento, dove, se approvata, saranno vietati minigonne e tacchi sul posto di lavoro, al fine di tutelare le donne. Sarah Voss e la proposta di legge del Regno Unito propongono soluzioni diverse a difesa contro quegli uomini incapaci a trattenere i propri impulsi ormonali, tuttavia il problema rimane perché investe il diritto alla libertà, alla protezione personale e persino alla censura. Se si sceglie quest’ultima cosa dovrebbero essere presi provvedimenti in molti sport dove le donne sono impegnate, a cominciare dal nuoto.
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Ma siamo certi questa possa essere la strada? L’ayatollah Ali Khamenei, una delle più importanti figure politico/spirituali della storia dell’Iran, diede una singolare spiegazione sul controllo del desiderio e dei costumi nel suo Paese: “Ho sentito al telegiornale un funzionario di un importante centro politico americano affermare che invece di lanciarci bombe, sarebbe meglio mandarci minigonne. Ha ragione. Se risvegliassero il desiderio sessuale in un Paese, se uomini e donne si mescolassero senza impedimenti, se i giovani fossero incoraggiati verso comportamenti a cui naturalmente li riconduce l’istinto, contro quella nazione non ci sarebbe più bisogno di sparare nemmeno un colpo”.
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Questa analisi sembra lambire molto le motivazioni che hanno spinto la ginnastica svizzera a censurare l’attività fotografica nelle sue attività agonistiche. Ma questo è niente rispetto ad uno degli interventi di maggior successo mai fatti nella storia della tv iraniana, dove l’ayatollah Gilani si perse in una ipotesi surreale molto suggestiva: “Immagina di essere un giovane uomo che dorme nel suo letto. Al piano di sotto, nella stanza esattamente sotto la tua, una zia giace addormentata. Ora immagina che arrivi un terremoto e che il tuo pavimento crolli di modo che tu cada esattamente sopra la zia. Supponiamo che siate entrambi nudi, che tu abbia una erezione e che nel piombare sopra la zia si realizzi, non intenzionalmente, un rapporto sessuale”. Le parole di Gilani descrivono la natura umana completamente indifesa davanti al sesso, tanto da non potersi ritenere al sicuro nemmeno su stanze e piani diversi di una abitazione.
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Il fatturato della pornografia, stimato per difetto, sembrerebbe dare ragione al surreale cervellotico di Gilani, avendo raggiunto l’astronomica cifra di 100 miliardi di dollari. Forse si dovrebbe cominciare a ragionare un po’ più seriamente su cosa sia il desiderio ai nostri giorni, e meno di censura delle foto di competizioni agonistiche. E a questo punto siamo al “vasto programma” di De Gaulle, e non deve sorprendere, quindi, la “sentenza” emessa da Simone Biles, una delle più grandi ginnaste di tutti i tempi: “Se avessi una figlia non le farei praticare ginnastica artistica. Per le ragazze non c’è sufficiente protezione (alle molestie)”. Se lo sport si sta arrendendo alla “sessualizzazione” della società, costringendo le sue atlete ad adottare assurdi sistemi di difesa, allora si è di fronte ad una fase di emergenza sociale vera. Avere un desiderio e soddisfare un desiderio, non sono figli di una stessa decisione. Direi che rifletterci un po’ sopra sia quanto mai necessario, lasciando da parte il politicamente corretto.
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Scrittore, sceneggiatore e regista. Tifosissimo granata e già coautore con il compianto Anthony Weatherill della rubrica “Loquor” su Toro News che in suo onore e ricordo continua a curare. Annovera, tra le sue numerose opere e sceneggiature, quella del film “Ora e per sempre”, in memoria del Grande Torino.
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