“Il deserto forse fu creato per
LOQUOR
Mr Amazon si compra il Napoli?
Torna Loquor, la rubrica a cura di Carmelo Pennisi: "Dopo sceicchi, fondi arabi e l’onnipresente Qatar, ora è il momento di Jeff Bezos pronto a calare sulle vicende del calcio italiano"
rendere infallibile il miraggio”.
Roberto Mussapi
Dopo sceicchi, fondi arabi e l’onnipresente Qatar (sogno onirico, simile alla LSD, che si aggira per l’Europa), ora è il momento di Jeff Bezos pronto a calare sulle vicende del calcio italiano. Secondo un conduttore di una emittente radiofonica napoletana starebbe per fare una super offerta per acquisire la proprietà del Napoli, club di cui probabilmente si è innamorato guardando le gesta di Oshimen e compagni direttamente dal suo recente volo spaziale (si sa come la visione delle stelle favorisca ogni tipo di innamoramento…). E’ la seconda volta, nel giro di pochi anni, che il Napoli sarebbe oggetto di attenzioni di lusso, prima del “Signor Amazon” nel capoluogo campano erano sicuri dell’avvento sulla plancia di comando del club Azzurro del ricchissimo fondo sovrano del Qatar (eravamo nella fase LSD spinta), e si era addirittura giunti a stabilire il prezzo di acquisto per la modica cifra di quasi 800 milioni di euro. Grande entusiasmo in città e già si progettavano statuine del presepe con lo “Shemagh” e la “Khefiah”, perché, si diceva, il progetto della famiglia Al-Thani, padre padrone del piccolo emirato arabo, era quello di prendersi il Napoli per un progetto turistico su larga scala talmente fantasmagorico da far impallidire la trama de “le Mille e Una Notte”. Ovviamente, come ormai da imbarazzante costume avviato da anni da una stampa sportiva locale in cui predomina l’avventurismo condito da evidente dilettantismo, nessuno a preoccuparsi di portare una benché minima pezza d’appoggio su tale progetto turistico, forse perché inesistente (il forse è ironico).
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Nessun giornalista serio a ricordare come un progetto turistico su larga scala non possa certo partire dall’acquisto di un club calcistico (a volte sopravvalutiamo le nostre passioni), ma ha bisogno di un lungo lavoro “a precedere” di autorità diplomatiche, governative e di “sistema” impossibile da passare inosservato. Ricordo un giornalista di una nota emittente napoletana, nel commentare l’ipotesi qatariota, andare con entusiasmo su e giù nel suo studio radiofonico manco fosse in groppa ad un cammello davanti all’immensità del “Sahara”. D’altronde, qualche settimana fa, anche un quotidiano come “Libero” era cascato nel vortice delle sirene arabe, dando per certo l’avvento del fondo PIF (il Fondo Pubblico di Investimento dell’Arabia Saudita) nella proprietà dell’Inter. Nel Paese di Goldoni tutto diventa improvvisamente possibile nell’immaginazione, come la recente vicenda/farsa della Salernitana insegna. Anche in questo caso era stato avvistato a largo di Capri un yacht riconducibile alla famiglia Al Thani, e subito si era dato per concluso l’affare tra Claudio Lotito e gli sceicchi. Sarebbe stata una vittoria memorabile per Salerno, preferita dai gas dollari alla cordialmente detestata Napoli.
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“Il mondo è un bel libro, ma poco serve a chi non lo sa leggere”, scrive Carlo Goldoni, che rubricava le bugie alla categoria delle “spiritose invenzioni” perché in fondo in Italia a volte è meglio dedicarsi ad una buona risata, altrimenti ci sarebbe da perdere l’orientamento nel seguire le indiscrezioni, dato come nemmeno il rango e l’intelletto riescano più ad essere un valido baluardo di fronte alle circolazione delle balle. L’entusiasta conduttore radiofonico napoletano dello “scoop Bezos” ha donato a noi tutti una visione, una data e un indizio a corroborare la rivelazione fatta attraverso un tweet (sono lontani i tempi in cui gli scoop trovavano posto in una “Prima Pagina”): la visione è la creazione dello stadio “AmazonArenaMaradona” (quando la fantasia è davvero senza freni) e l’acquisizione del secondo porto partenopeo, l’indizio sarebbe la produzione di una serie con Carlo Verdone prodotta da de Laurentiis per Amazon (e qui la risata scatta spontanea con conseguente applauso, considerando quest’uscita un perfetto trailer per l’operazione filmica del comico romano), la data sarebbe il 2026, ovvero quella stabilita come la conclusione di tutta l’operazione (meglio spostare l’inevitabile “fact-checking” il più lontano possibile), sempre se Jeff Bezos nel frattempo non decida di trasferirsi sulla Luna. Siamo oltre il “quarto d’ora di celebrità” promesso da Andy Warhol, si è alla ricerca spasmodica di contare qualcosa a tutti i costi, anche correndo il rischio di far franare la propria reputazione.
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Provando ad essere maliziosi, si potrebbe anche ipotizzare come dietro queste sparate ci possa essere una strana forma di aggiotaggio, un voler spingere artificialmente verso l’alto la quotazione del Napoli operata chissà da chi e chissà per quale motivo. E’ un periodo storico in cui è diventato sempre più difficile identificare un processo di verità, dove tutti utilizzano tutti e tutto per imporre mediaticamente il proprio modo di vedere le cose, non riuscendo a prendere coscienza dell’inquinamento della realtà involontariamente portato avanti. Tale inquinamento favorisce l’elevare la bugia a “luogocomunismo” e ad una definitiva alterazione della percezione della nostra esistenza, aprendo la porta ad innumerevoli conflitti basati semplicemente all’intuizione delle cose, più che ad una loro sostanza conosciuta e verificata attraverso una ricerca epistemologica anche minima. Si finisce così per dare inopinatamente ragione alle teorie di Edward Bernays, fautore e promotore dell’esigenza di “una manipolazione scientifica dell’opinione pubblica, necessaria per superare il caos e il conflitto”. Le notizie false, messe in circolazione un po’ per vanità ma soprattutto per scopi di condizionamento delle opinioni, usano la parte debole dei nostri desideri intercedendo a favore del mondo che vorremmo e solleticando la nostra legittima ricerca della felicità.
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Il manipolatore di notizie è l’avvoltoio con la missione di volare senza sosta sulla carcassa della nostra coscienza, ormai violata da una modernità incurante della debolezza e dell’incapacità di distinguere il vero dal falso. Conta, nel caso del calcio, la voglia di avere una squadra forte e capace di vincere, perché almeno su una palla rotonda non vogliamo più sentirci frustrati dalla sconfitta. Siamo diventati delle prede perfette per i manipolatori della peggior risma. In questo contesto di flusso di notizie vere o presunte, può capitare di intercettare un’indiscrezione che racconta di una operazione in corso, condotta da una società di consulenza e intermediazione internazionale, con l’obiettivo di far passare la proprietà del Torino Calcio ad una entità ricca e potente entro il 2023. Al contrario del conduttore radiofonico napoletano ho deciso senza indugio di non dare peso ad una simile indiscrezione (e quindi non svelerò né il nome della società di intermediazione, né per conto di chi starebbe portando avanti la trattativa), perché senza avere riscontri validi da portare all’attenzione del lettore riterrei, per tutti i motivi fino a qui elencati, di esporlo alla tentazione di mettersi a fare analisi su prospettive troppo ipotetiche per assegnargli il rischio di realtà. Essendoci difficoltà a riscontrare la porzione di vero persino in ciò che vediamo, non sarebbe male riuscire a tenere a freno la fantasia di fronte a degli scenari non credibili sin dal loro concepimento.
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Intanto a Napoli, città notoriamente poco incline a contenere la propria voglia di fantasia, la stampa locale da due giorni è dedita a ridisegnare lo skyline economico/sociale del capoluogo partenopeo grazie ai soldi che Jeff Bezos farebbe piovere a conforto del debito da 3 miliardi di euro gravanti sulle esauste casse comunali. Si parla del Napoli come club in procinto a diventare una delle massime potenze mondiali, di un Bezos che avrebbe sorpassato Nawaf bin Faysal Al Sa’ud (importante membro della famiglia reale saudita) per strappare la proprietà del club Azzurro (ma non si preoccupi il buon Nawaf, gli consentiranno di sponsorizzare il Napoli), di De Laurentiis che rimarrebbe comunque come presidente onorario, dei ricchi investimenti sul porto di Napoli pronto a distruggere la reputazione di quello di Rotterdarm, e poi ci sarebbe l’immancabile quotazione in borsa. E tutto ciò avverrebbe proprio a Napoli perché… perché… perché… “sono fatti miei”, concluderebbe Raz Degan nella pubblicità di qualche anno fa di un noto liquore. Ah, vero, quella era una pubblicità, forma di comunicazione ingannevole per definizione. Appunto.
Scrittore, sceneggiatore e regista. Tifosissimo granata e già coautore con il compianto Anthony Weatherill della rubrica “Loquor” su Toro News che in suo onore e ricordo continua a curare. Annovera, tra le sue numerose opere e sceneggiature, quella del film “Ora e per sempre”, in memoria del Grande Torino.
Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.
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