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LOQUOR

Perché dossierare Andrea Agnelli?

Carmelo Pennisi
Carmelo Pennisi Columnist 
Torna l'appuntamento con 'Loquor', la rubrica di Carmelo Pennisi

 

“Io so tutti questi nomi

   e so tutti i fatti”.

Pier Paolo Pasolini

 

Andrea Agnelli da molti mesi è sparito dall’agone pubblico, sotterrato dalla nota vicenda delle plusvalenze è scomparso persino da ogni incarico in “Stellantis” e in “Exor”. Pare essere stato vittima del classico omicidio perfetto, una vita polverizzata in modo così eccessivo nel giro di poche settimane da poter sembrare davvero troppo anche a chi l’ex presidente della Juventus non è mai stato troppo simpatico. Ora si scopre essere stato oggetto dell’intensa attività di dossieraggio portata avanti dal finanziere Pasquale Striano, entrato persino nei suoi conti correnti per verificarne i movimenti. Il finanziere cercava, in tutta evidenza e per conto di qualcuno, qualche scheletro nell’armadio da utilizzare contro di lui al momento opportuno. Ma chi aveva interesse di farlo? Chi poteva avere tanta sicurezza di poter toccare impunemente un componente della famiglia Agnelli? C’è stato un momento in cui il figlio di Umberto è stato una delle persone più influenti e potenti del calcio mondiale, con il merito di aver portato la Juventus a dei risultati sportivi e gestionali mai raggiunti da un club calcistico italiano.

Parco immobiliare, con stadio nuovo annesso, ampliato in modo sorprendente e stakeholder di primo piano coinvolti nelle attività della società bianconera. Andrea Agnelli, fino al momento della nota vicenda della “SuperLega” che possiamo definire l’inizio della sua rovinosa caduta, stava riuscendo a far diventare il club da lui presieduto un fenomeno di portata globale. Risultato non da poco, se si considera l’asfittico e disastrato contesto del calcio italiano in cui principalmente i bianconeri agiscono. Nell’intensa attività spionistica di Striano, colpisce anche l’intento di effettuare movimenti tesi a colpire la società bianconera e non solo il suo allora presidente, come se la Juventus di successo fosse diventata improvvisamente un fastidio da abbattere, o comunque da mettere sotto tiro in caso ci fosse la necessità di abbatterla. E la domanda riviene su prepotente: chi poteva avere interesse a vedere rovinata la reputazione della Juve e del suo presidente? A quale vantaggio mirava chi, o coloro, ha/hanno avviato un processo che poteva rovinare tutto ciò che Andrea Agnelli aveva costruito in anni di lavoro e di infaticabili tessiture di rapporti internazionali?Mettendo per un attimo da parte l’antipatia da molti di noi provata per il club bianconero(tranne i suoi tifosi, praticamente tutta l’Italia), non deve sfuggire il fatto che la crisi strutturale, finanziaria e sportiva di un club così potente e significante non abbia un ricasco negativo sul nostro calcio. La Juve per molti anni è stata, bisogna riconoscerlo, anche un polmone finanziario per il nostro mercato calcistico, una sorta di metronomo rassicurante per cercare di gestire al meglio il dissesto finanziario in cui è precipitato il nostro sport nazionale. E allora, ripeto, perché colpirla?

Fa pensare, e anche un po’ impressione, come l’unico a pagare duramente, a livello reputazionale e operativo, sulla vicenda della “SuperLega” sia stato proprio l’ex presidente della Juventus, su cui si è abbattuto un furore mediatico così violento da risultare davvero sospetto. Specie se si considera il risultato finale di tutte le polemiche nate attorno ala cosiddetta “lega dei ricchi”, ovvero il prevedibile e logico, secondo tutte le norme che regolano l’unione Europea, pronunciamento della Corte Europea di Giustizia a suo favore. In parole povere Andrea Agnelli e i suoi soci, secondo la legge europea, avevano ragione. Eppure non c’è traccia di una sua intervista o dichiarazione nei giorni seguenti alla sentenza della Corte Europea. A voler essere maliziosi quest’ultima cosa pare il segno di una smodata paura di qualcuno o di qualcosa. Sarà per questo che la scelta di Agnelli, da qualche tempo, è quella di un profilo talmente basso da essere quasi stato diluito in una sorta di “damnatio memoriae”. Chi può avere un così forte potere da spaventarlo così tanto e da ridurlo in tale condizione? In questo contesto rifulge il silenzio di John Elkann, quasi Andrea Agnelli non fosse suo cugino e la Juventus un tassello importante, soprattutto a livello mediatico, del galassia “Exor”, la cassaforte di famiglia. Anzi, al contrario, la strategia del presidente di “Stellantis” e stata sin dall’inizio sorprendentemente arrendevole, decidendo un uscita economicamente rovinosa da tutti i tavoli calcistici aperti dal cugino Andrea. Particolarmente significativa è stata, dopo la defenestrazione di Andrea Agnelli, l’invio immediato di una lettera all’Uefa, Real Barcellona in cui si comunicava l’uscita dalla “SuperLega”, sottoponendo così il club ad onerosi costi di disimpegno previsti dal contratto.

John Elkann non è uno sprovveduto, è membro influente del “Gruppo Bilderberg”, ha relazioni importanti in tutto il globo e consiglieri legali di primo livello, quindi riesce difficile immaginare che non sia riuscito a prevedere o a ipotizzare la coda finale di tutta la vicenda della “SuperLega”, ovvero lo scontato e razionale verdetto della Corte Europea di Giustizia a favore della nascente Lega. E allora perché scapicollarsi a pagare un prezzo economico e reputazionale per uscirne? Mistero. C’è da dire come molte voci attorno al suo operare parlano di un suo progressivo disimpegno dall’Italia, che comporterebbe anche, secondo voci sempre più ricorrenti, la vendita del gruppo editoriale “Gedi” e della stessa Juventus. Sarà questa voglia di disimpegno italiano a far ritenere ad Elkann inutile alimentare un polverone mediatico intorno al cugino Andrea e quindi anche intorno a tutta la famiglia più influente e potente d’Italia? Ovviamente sono solo congetture e ipotesi, e si sa come nel mondo degli affari e degli interessi tutto sia sempre in continua evoluzione e mutazione, appetiti compresi. La sensazione, confermata dal dossieraggio portato avanti da Striano, è quella di una strategia per mettere in crisi il pianeta Juventus messo su in piedi da Andrea Agnelli, a cui partecipa da tempo anche una surreale campagna stampa, capitanata dal “Gruppo Gedi”, in cui presto si impone, sulla questione delle plusvalenze fittizie, una singolare posizione così riassunta in un articolo pubblicato su “La Repubblica” nel gennaio del 2023: “nell’aprile 2022 la Corte di Giustizia Sportiva aveva prosciolto la Juventus e gli altri club coinvolti… perché non esiste una norma che punisca le plusvalenze fittizie(data l’impossibilità di un criterio di valutazione oggettiva di un giocatore)… ma allora perché la Juve è stata punita dopo la riapertura del processo?... la sensazione è che il quadro indiziario emerso dall’inchiesta “Prisma” di Torino abbia configurato, per i giudici, una ipotesi di slealtà sportiva. E che sia stato punito il sistema, il ricorso cosciente e ripetuto delle plusvalenze da parte della dirigenza bianconera, più che per i singoli episodi, per i quali le altre società, corresponsabili, sono state assolte”.

E’ difficile commentare un non senso giuridico così macroscopico, che poteva trovare cittadinanza solo in Italia, se non trovando appiglio in un celebre aforisma di Giovanni Giolitti: “per i nemici le leggi si applicano, per gli amici si interpretano”. Come potere commentare diversamente? Come valutare una stampa italiana praticamente compatta nell’adagiarsi su una tesi assai pittoresca, dove, per fare una analogia, un omicidio diventa un reato solo se ne vi è un ricorso sistematico? Come non essere maliziosi su una Giustizia Sportiva così contraddittoria e pasticciona? “Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi. Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace”, scrisse in un articolo memorabile Pier Paolo Pasolini sul “Corriere della Sera” il 14 novembre del 1974, e proprio rifacendomi al suo esempio vorrei chiosare con altre domande questa mia riflessione: perché Striano ha spiato anche Claudio Lotito e Gabriele Gravina? C’è per caso un collegamento con le vicende di Andrea Agnelli? Attendo chiarimenti, ma con grande sfiducia che ciò possa realmente avvenire.

 

Di Carmelo Pennisi