“Con un ricco budget pubblicitario
Loquor
Quando è Leo Messi a raggirarti
Torna un nuovo appuntamento con la rubrica "Loquor", a cura di Carmelo Pennisi
potete ingannare tutti”.
Joseph E. Levine
Potrei scrivere che l’accordo triennale di sponsorizzazione con “Socios.com” firmato da Leo Messi, da un valore di 18 milioni di euro, mi ha fatto un tale ribrezzo da quasi farmi pensare di non occuparmi più di calcio, e potrei anche finirla qui, perché francamente comincio ad essere veramente stufo di come il “sistema” calcio, e i suoi buffoni di corte soverchiamente arricchiti per averne la complicità, stia prima svuotando le tasche e poi sbertucciando generazioni di tifosi convinti sul serio come tutto sia un normale percorso verso il futuro, persino quando l’olezzo dell’indecenza giunge ad un livello tale che nemmeno una mascherina chirurgica anti-covid potrebbe riuscire a proteggerci dalla faccia di tolla di gente come Leo Messi, trasformatosi nel tempo da “Pulce” del calcio mondiale a “zecca” adesiva verso tutto il denaro che ha la ventura di capitargli a tiro.
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Non ho più voglia di invocare il “Kata Metron” (secondo giusta misura) della filosofia greca, perché questi signori sovente hanno il cervello nei piedi e il cuore nei loro depositi bancari, e della Grecia hanno solo paura di seguirne l’esempio del default tecnico del 2015 rivenduto come una “necessaria ristrutturazione volontaria” (la semantica… il “mascara” di ogni tipo di imbroglio da portare avanti). Eh sì, perché a questo signore osannato come icona del calcio mondiale, tanto da meritarsi nel 2009 un articolo su “La Repubblica” a firma di Roberto Saviano (che definirla una ricostruzione agiografica sarebbe dire poco. Era sembrata più un’esperienza mistica vissuta su “El Camino” in direzione di Santiago de Compostela), nel 2017 viene confermata in “appello” dal Tribunale Supremo Spagnolo una condanna a 21 mesi di carcere (commutata poi in pena pecuniaria) per frode fiscale, per aver dirottato verso paradisi fiscali milioni di euro di emolumenti derivanti dai noti “diritti di immagine”. Sì, proprio quelli appena appaltati ad uno dei furboni più scaltri, misteriosi e controversi della storia: Alexandre Dreyfus. Dopo aver fallito la sua prima esperienza imprenditoriale nel settore delle guide turistiche interattive (“ero rimasto al verde, e al tempo in Francia non c’erano ammortizzatori sociali per un giovane imprenditore in difficoltà”), il giovane Dreyfus aveva capito che se voleva davvero far soldi doveva smetterla di cercare di creare qualcosa di potenzialmente utile come una guida turistica, ma piuttosto doveva dedicarsi alla cosa foriera di sicura resa sin dai tempi del “Diluvio Universale”: il vizio.
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Eccolo quindi occuparsi della scalata del mondo del poker e del gioco d’azzardo on line (con quali soldi è difficile saperlo, visto come per sua stessa ammissione “era finito al verde”), diventando presto un “Re Mida” di tutti quei giochi dove, inspiegabilmente, la gente da generazioni adora sperperare i suoi soldi. “Ovunque gli uomini cercano di vincere o di sottrarre qualcosa l’uno all’altro”, scrive Fedor Dostoevskij ne “Il Giocatore”, il romanzo redatto in soli 28 giorni per pagarsi i debiti di gioco, e Dreyfus forse deve aver letto tutte le analisi dostoevkiane sul mondo del gioco e dei giocatori, perché ad un certo punto della sua esistenza si è messo a riflettere su qualcosa di spudorato a cui nessuno fino a quel momento aveva avuto il coraggio di pensare: come monetizzare senza ritegno sulla passione dei tifosi, illudendoli addirittura fargli un favore.
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Una cosa più o meno come quando al supermercato ti offrono una “tessera fedeltà” con cui si promettono sconti e premi omettendo il risvolto occulto della “proliferazione dati”, ma con in più il miraggio della nuova frontiera della speculazione finanziaria: la cripto valuta. Sulla scorta dell’esperienza dell’Unione Europea (si faccia prima una moneta, l’Euro, e poi si penserà a come mettere insieme gli interessi diversi e contrapposti tra loro dei vari Paesi. Non so se lo avete mai notato: quando ti vogliono gabbare si posticipa sempre la risoluzione dei problemi alla messa in atto della gabola), l’uomo d’affari francese trova l’uovo di Colombo per monetizzare le enormi “fan base” del mondo del gioco d’azzardo, dello sport e degli esports: ecco quindi, nel 2019, nascere “Socios.com” e il suo “Fan Token”, la cripto valuta utile a far operare tutti sul mercato finanziario e a rendere partecipi alla vita delle squadre del cuore. In soli tre anni questo furbone d’Oltralpe (d’altronde i francesi è dal 1889 che ci prendono in giro spacciando un ammasso di tubi incastrati tra loro come una delle meraviglie del mondo) riesce a convincere i principali club calcistici europei e sudamericani (e questo è il vero mistero di tutta questa storia) a fornirsi della sua mirabolante idea spudoratamente commerciale e finanziaria, rivenduta ai tifosi come la premessa di una nuova presa della Bastiglia. Come si controlla e si fa fluire tutto questo mercato dai risvolti inquietamente occulti? Ma attraverso “Chiliz”, naturalmente, la piattaforma digitale di proprietà di Dreyfus.
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“I tifosi meritano di essere riconosciuti per il loro sostegno. Meritano l’opportunità di influenzare le squadre che amano”, questo è uno dei passaggi più comici del comunicato di Leo Messi nel quale ha messo al corrente i suoi 400 milioni di followers di tutto il suo orgoglio di essersi unito a “Socios.Com” nel “creare un futuro più connesso e gratificante per tutti i tifosi del mondo”. Un uomo davvero senza il senso della vergogna. Ma andiamo avanti nel ragionamento, anche se la nausea sopravvenuta mi farebbe venire solo voglia di mettere un punto e di andarmi ad occupare di altro. I Tifosi dell’Inter, club con cui “Socios.Com” è appena diventato sponsor e partner, presto potrebbero essere contattati dalle piattaforme di “trading” collegate a “Chiliz” per investire i “Fan Token” in loro possesso acquistando dei “CFD” (acronimo di “Contract For Difference”), un mirabolante strumento finanziario “derivato” che ha nella facilità della suo processo di vendita/acquisto e nella quasi assenza di ogni complicazione contrattuale (ovviamente rivenduta come una semplificazione salvifica) il risvolto diabolico adeguatamente nascosto. Qualcuno prova sempre a sottrarre a qualcun altro, è il leit motiv messo in piedi da Dostoevskij ne “Il Giocatore”, e mai come in questo tempo nel mondo si è divaricata la forbice tra gli approfittatori e gli approfittati (badate di restare tranquilli, però.
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In occidente della nostra salvezza si occuperà la democrazia). La cosa bella (si fa per dire) delle operazioni sui “CDF” è che sono una sorta di “vendite e acquisti allo scoperto” (ossia di azioni non possedute) di tale basso profilo da poter essere gestite da casa persino dalla classica figura socio/antropologica della “Casalinga di Voghera”. Una cosa dove attraverso il calcio, siatene certi, “Chiliz” e i broker di mezzo mondo guadagneranno soldi a palate, e li guadagneranno senza il clamore di aver inventato l’automobile o il computer dell’anno. Sarà facile farlo perché “l’invenzione” di Dreyfus ha colto in pieno la mutazione antropologica avvenuta nella fruizione del prodotto calcio da parte tifosi, sempre di più spostatisi dallo stadio al salotto di casa da dove è facile collegare un computer, un televisore e uno smartphone in modalità wi-fi.
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Tutto il mondo è a portata di un click, insieme all’illusione di poter contare davvero qualcosa nelle vicende della squadra del cuore. La vanità, il peccato al centro delle vicende del film “L’avvocato del Diavolo”, provvederà a mettere a punto i dettagli. In tutto questo miraggio risalta lo squallore di “be more” (essere di più), il motto scelto da Leo Messi per la sua campagna di manipolazione delle coscienze dei suoi followers. È difficile sapere se 18 milioni di euro valgano più dei tristemente famosi “trenta denari” dati da Giuda come valutazione della vita di Gesù, ma di certo sarebbe auspicabile un intervento “terzo” (politico? Istituzionale? fate voi) per vederci chiaro e mettere delle necessarie guarentigie a questo ennesimo attacco al cuore esistenziale del calcio. “Con Leo Messi al tuo fianco tutto è possibile” recita lo spot di una operazione che ha portato il giocatore argentino ad essere nominato “Global Brand Ambassador” di “Socios.com”. “Messi – scrive Saviano nel suo celebre articolo – con quel suo corpicino, con quei suoi piedi piccoli, quelle gambette, il piccolo busto, tutti i suoi problemi di crescita, non potrebbe giocare nel calcio moderno tutto muscoli, massa e potenza. Solo che Messi non lo sa”. Ti sei sbagliato caro Saviano, Messi è quel tipo di persona che sa tutto molto bene. A voglia se lo sa: un dribbling ed eccolo volare in un paradiso fiscale. Solo quel fesso di Al Capone è stato capace di finire in galera per evasione fiscale.
Scrittore, sceneggiatore e regista. Tifosissimo granata e già coautore con il compianto Anthony Weatherill della rubrica “Loquor” su Toro News che in suo onore e ricordo continua a curare. Annovera, tra le sue numerose opere e sceneggiature, quella del film “Ora e per sempre”, in memoria del Grande Torino.
Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.
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