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L’ottavo Toro

Maria Grazia Nemour
Sotto le Granate / Torna la rubrica di Maria Grazia Nemour: L'obiettivo dei granata ora è quello di scavalcare in classifica i viola

Obiettivo: sopra la Fiorentina.

Un ottavo posto, sì.

Si può? Dopo la partita di lunedì sera io dico di sì.

Il Toro ha un gran bisogno di un obiettivo da inseguire in questo mezzo campionato, ci manca.

Quello che invece non ci manca, ma abbonda, è la polemica.

Noi siamo il Toro, dai, nonostante l’ardore genetico, ci conosciamo abbastanza bene per sapere se abbiamo la febbre da prime in classifica oppure no. C’è stata un po’ di fortuna all’andata – che quasi non la riconoscevamo, talmente poco la vediamo ‘sta dea – unita alla grinta, e abbiamo infilato ottime partite. Non siamo stati defraudati dai soliti errori arbitrali, anzi abbiamo beneficiato di uno, due rigori vagamente dubbi – sconosciute, queste emozioni – e forse ne abbiamo tirati cinque a vuoto perché, per indole, non sappiamo incassare quello che non abbiamo strapagato.

Non sono una che si sfama con poco, ma criticare troppo aspramente questo Toro fa venire l’acidità di stomaco a tutti.

Ogni tifoso – ma solo un tifoso – ha il diritto di dire se abbiamo o no un buon presidente.

Cairo sarà spilorcio ma non è uno sprovveduto. È uno che da ragazzetto ha saputo guadagnarsi l’attenzione di un affarista come Berlusconi, di più, l’unico che dopo essere stato il suo uomo di fiducia ha avuto la sfrontatezza di sfidarlo, costruendo il proprio feudo delle comunicazioni (e magari si prende pure le partite di Coppa). Certo, un imprenditore simpatizzante Milan che si interessa del Torino FC manca dell’imprinting Toro. Ma ha i soldi. E con quei soldi ha comprato un Toro che in tanti pensavano di macellare, qualcuno a Torino aveva già scelto i pezzi da mettere nel congelatore. Il purismo fa sognare, il realismo fa sopravvivere.

Sappiamo di non essere la priorità di Cairo, proprio no, ma sappiamo anche di non avere una fila di ricchi spasimanti che ci bramano. E allora facciamo di necessità virtù e obblighiamolo a innamorarsi un po’ di più, ‘sto presidente. Che prenda la squadra come quarta moglie e ne diventi geloso, che non sia mai pago delle sue prestazioni.

Non mi piacciono le persone che vivono al di sopra delle proprie possibilità, e il fatto che il Toro non abbia debiti è un vanto, per me, davanti a chi vive di parassitismo calcistico. Ma investire quello che abbiamo conquistato insieme, deve essere un dovere, per Cairo. Un diritto per il Toro.

Sorpassare la Fiorentina richiede non poca fatica, ma si può fare. Lunedì, nel primo tempo potevamo prenderne altri tre di gol, ma non è successo perché i viola hanno un’idea imprecisa di dove sta la porta. Nel secondo tempo hanno scalato perché erano in riserva, e questo mi ricorda qualcosa.

Sousa usa parole che Miha conosce bene, approfittiamone per sfidarlo e saltarlo.

Il Toro che corre per arrivare ottavo, ha un capitano senza fascia che si chiama Moretti (uno che sa far bene le cose semplici, e non è poco), un gallo che ha trovato il suo canto solo quando è arrivato a Torino, un portiere Kammooon, un Barreca che aspetto di veder giocare con Parigini (un Parigini gol, finalmente, lunedì!) e Aramu, un Boyè che ieri ha compiuto 21 anni (e che i prossimi li dedichi a crescere di Toro).

Un Torino che in quanto a spinta dei tifosi potrebbe arrivare primo, ma che ottavo ce lo potremmo far bastare, quest’anno.

Mi sono laureata in fantascienze politiche non so più bene quando. In ufficio scrivo avvincenti relazioni a bilanci in dissesto e gozzoviglio nell’associazione “Brigate alimentari”. Collaboro con Shakespeare e ho pubblicato un paio di romanzi. I miei protagonisti sono sempre del Toro, così, tanto per complicargli un po’ la vita.