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Luci spente

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Prima che sia troppo Tardy / Torna la rubrica di Enrico Tardy: "Mentre mi accingevo ad indossare svogliatamente scarponcini anti gelo distrattamente ho letto tra sottotitoli del tg della morte del capitano viola Astori"
Enrico Tardy
Enrico Tardy Columnist 

Era una consueta domenica di inverno.

Cielo "cortesemente plumbeo" come diceva Sandro Ciotti nell'incipit di certi suoi datati collegamenti, scarso entusiasmo all'idea di andare a vedere i nostri eroi, il tutto condito dall'altrettanto nauseante adempimento elettorale.

Nella testa già pregustavo un pezzo con parallelismi tra politica, promesse, Toro, presidente- social.

Poi mentre mi accingevo ad indossare svogliatamente scarponcini anti gelo distrattamente ho letto tra sottotitoli del tg della morte del capitano viola Astori.

La morte ormai è un concetto che i media hanno reso ordinario, cibo già masticato, emotivamente vuoto, non però nel mondo dello sport dove la stessa tragedia ha un sapore diverso. Meglio, lascia il segno, perché anche nel dramma, i campioni o anche solo i semplici sportivi godono di una eco e di un coinvolgimento popolare esclusivo.

Nessuno pensa che un atleta possa morire per un corto circuito del cuore, l'atleta, nell'immaginario collettivo, deve ed è forte fisicamente soprattutto fisicamente! E' simbolo di popolo, quello dei tifosi, che vive con struggente passione lo sport. Insomma una sorta di divinità pagana.

Pensieri, questi, che vengono ben dopo il rispetto per il dolore della povera e moglie e del bimbo del povero Astori.

La memoria è volata al povero Curi, morto addirittura sul campo come Morosini, ed altri ancora per quali che io

ricordi il mondo del calcio non aveva avuto la pietà e la compassione di fermarsi, cosa che domenica invece è stata

fatta.

Giusto, anche se per pochi attimi, riorganizzare i valori delle nostre vite, lo sport può servire anche a questo.

Avvocato penalista, appassionato di calcio (ha partecipato al corso semestrale di perfezionamento in diritto e giustizia sportiva presso Università di Milano), geneticamente granata, abbonato al Toro da circa trent’anni.

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