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Ma Donsah quanto serve davvero a Mazzarri?

Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 
Il Granata della Porta Accanto / Ennesima telenovela di mercato per un giocatore che difficilmente sposterà gli equilibri nel breve periodo. Si lavora con un occhio al futuro, ma l'obbiettivo europeo di quest'anno?

C'è una costante nelle sessioni di mercato del Torino degli ultimi anni: le trattative fiume. E non parlo delle trattative tipo quella che l'anno scorso portò Ljajic a vestire il granata, cioè di quelle estenuanti che però hanno un inizio ed una fine nella stessa finestra, ma di quelle che incominciamo, per dire, un’estate e finiscono due inverni dopo.

Di questo tenore sembra essere l'interessamento verso Godfred Donsah, mezz'ala del Bologna, da tempo seguita dagli operatori di mercato del Torino. Solite schermaglie sul prezzo, solito teatrino sulle volontà del giocatore e sugli interessi della società che ne detiene il cartellino, solito elastico con avvicinamenti ed allontanamenti fra le parti. Insomma, nulla di strano, se non che viene da chiedersi: ma Donsah serve davvero? E soprattutto: ma chi è che lo vuole così tanto? Sembrano domande stupide però a guardare la cronistoria di questa trattativa, lunga quanto una soap opera americana, qualcosa non torna. Da che mondo e mondo una società mette nel mirino un giocatore specifico perché ha l'avvallo del tecnico che lo dovrà allenare. All'epoca Sinisa Mihajlovic diede il suo assenso all'arrivo del ghanese, ma oggi sulla panchina del Toro siede Mazzarri eppure Donsah continua ad essere un desiderio neanche troppo celato. Possibile che Mazzarri fosse un estimatore di Donsah anche prima di venire al Toro? E possibile che Donsah sia proprio il profilo cercato dall'allenatore livornese per aiutare il passaggio al suo modulo preferito ovvero il 3-5-2? Di sicuro possibile è possibile, ma stento a credere che sia così probabile.

Allora può anche essere che Donsah sia un giocatore molto stimato dal ds del Torino e che, a prescindere dalle esigenze dell'allenatore che siede in panchina, il ’96 rossoblù appaia un investimento con un ritorno anche sportivo, ma soprattutto economico (leggasi futura plusvalenza). Se questa fosse la versione dei fatti più realistica non ci sarebbe comunque nulla di estremamente grave: la strada intrapresa dalla società è abbastanza chiara e, sebbene io personalmente non la condivida del tutto, probabilmente anche quella più prudente tra quelle percorribili. Il fatto è che poi al tifoso di vincere lo scudetto del bilancio interessa fino ad un certo punto. Donsah, che fatica a trovare continuità in una squadra da mezza classifica e senza velleità come il Bologna, per tutti noi ha lo stesso appeal di una vacanza a maggio a Pietra Ligure: non ci si strappa i capelli se non arriva. Il tifoso si aspetta innesti che siano quanto meno migliori di chi c'è già. È chiaro che andando via Gustafson si è liberato un posto in rosa e l'arrivo di Donsah sarebbe di certo un'alternativa in più rispetto a quello che poteva essere lo svedese. Però ciò che a volte lascia perplessi è l'assenza (almeno per quanto se ne sa) di altri obbiettivi simili. Possibile che non ci siano altri giocatori simili per età, caratteristiche, costo ed esperienza oltre al ghanese? La vicenda ricorda un po' la storia di Valdifiori: per anni si è cercato un regista e Valdifiori sembrava l'unico profilo giusto. Quando finalmente è arrivato nel frattempo era cambiato l'allenatore e forse anche la reale necessità di avere in rosa Valdifiori. Che infatti in questo anno e mezzo ha fatto vedere pochino ed è stato tutto tranne che un perno fondamentale del nostro centrocampo.

Insomma, assodato che gennaio non è il mese in cui Urbano Cairo dà il meglio di sè in quanto ad acquisti, ci prepariamo a vedere come andrà a finire la telenovela Donsah. Se finirà. Ma tanto c'è sempre l'estate per tornare alla carica. Al Torino va di moda parafrasare un famoso slogan sui diamanti: un obbiettivo è per sempre!

Da tempo opinionista di Toro News, dò voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita.