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Ma sono davvero gli ultras il male del calcio?

Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 
E' scandaloso quanto avvenuto prima, durante e dopo Salernitana-Nocerina per un milione di evidenti ragioni, ma con gli anni ho imparato a diffidare sempre molto quando, mediaticamente, si vuole far credere che la colpa di un determinato evento...

E'scandaloso quanto avvenuto prima, durante e dopo Salernitana-Nocerina per un milione di evidenti ragioni, ma con gli anni ho imparato a diffidare sempre molto quando, mediaticamente, si vuole far credere che la colpa di un determinato evento stia solo ed esclusivamente da una parte. Non ho i titoli per parlare di mondo ultrà perchè sebbene io sia abbonato da anni in curva Maratona non frequento di persona i gruppi organizzati e perciò non conosco direttamente le loro logiche interne nè tutte le motivazioni che spingono gli ultras a compiere certi gesti. Visto da chi come me frequenta la curva ma non è parte del cuore ultras di essa, è un mondo strano, dotato di un fascino borderline ma anche di qualche ombra inquietante.  Gli Ultras Granata sono stati tra le prime storiche fazioni ultrà a nascere in Italia e per decenni sono stati tra i più temuti e rispettati gruppi di tifosi organizzati italiani. Personalmente ebbi la fortuna di conoscere Joe, storico capo ultrà recentemente scomparso, e devo dire che per eloquenza, intelligenza e spirito era molto lontano dal clichè che il 99% delle persone ha dell'ultrà genericamente detto. Non per niente i tifosi dell'Atalanta hanno voluto rendere omaggio a Joe con uno striscione che dimostrava tutto il rispetto possibile per il "nemico" che se ne era andato. Che piaccia o no, il mondo ultras è pieno di contraddizioni e spesso quelli che la stampa dipinge come beceri teppisti da stadio sono invece persone capaci di gesti di grande generosità, persone mosse da un genuino codice d'onore, ragazzi con degli ideali veri.  Nei vari casi che balzano alla cronaca, in ultimo quello di Salerno, mi pare che la stampa in generale cavalchi molto il solito refrain degli ultras come coacervo dei mali del calcio italiano. Non entrerò nel merito della vicenda che ha coinvolto i giocatori e i dirigenti della Nocerina, ma mi permetto di fare una riflessione più ampia sul recente dibattito intorno alla violenza nel mondo del calcio.  Un conto è infatti combattere le violenze fuori e dentro gli stadi che allontanavano i tifosi diciamo "meno caldi" dal presenziare fisicamente alle partite, azione giustissima e sulla quale non c'è nulla da ridire, un conto è voler cambiare radicalmente il modo di fruire dello "spettacolo" calcio in un'ottica meno nobile, ma più venale che è quella di strizzare l'occhio al business che vi è dietro. Dalla tessera del tifoso alla chiusura delle curve per cori di varia natura discriminante (razziale, territoriale, ecc) , mi pare che l'autorità giudiziaria ultimamente si stia muovendo in maniera più consona alle esigenze ultime di pay-tv o società proprietarie di stadi che non in un'ottica di mera protezione del cittadino che intende recarsi serenamente allo stadio per vedersi una partita dal vivo. Debellare la violenza è lodevole, reprimere e rendere difficile l'accesso allo stadio a chi invece, anche in maniera verace e colorita, vuole vivere lo stadio da vero tifoso un po' meno. Trasformare gli stadi (che lentamente diventeranno proprietà delle squadre, una delle quali, casualmente proprio quella, lo è già...) in Disneyland per famiglie dove l'evento sportivo è ad uso e consumo esclusivo di chi ha grosse disponibilità economiche per accedervi e spendere anche nelle attività di contorno, è un'operazione che non giova solo all'ordine pubblico, ma anche a chi introita tanti soldi da queste cose. Al tempo stesso scoraggiare dall'andare allo stadio una grossa fetta di popolazione meno abbiente e, diciamo, "socialmente più problematica", mettendo sul piatto della bilancia l'alternativa di seguire il calcio in tv a costi alti, ma comunque più accessibili, è un'operazione parallela e complementare che va nella stessa direzione della prima e giova molto a chi i soldi nel calcio li investe attraverso i diritti televisivi ed ovviamente ne pretende un ritorno economico. A intralciare questo piano "diabolico" ci sono quindi proprio le frange più estremiste di ultras che difficilmente si piegheranno ai voleri dei gruppi di pressione di sparire dagli stadi italiani se non perchè costretti a colpi di daspo o di chissà quali altri provvedimenti che verranno in futuro adottati. Le terre degli indiani d'America interessavano ai bianchi colonizzatori e tutto fu giustificato pur di sottrarre ai nativi le ricchezze che tanto facevano gola: un parallelo ardito e fuori luogo? Forse, ma riflettendoci bene non è poi così campato in aria se uno cerca di guardare un po' più lontano del proprio naso. Pertanto, deprechiamo giustamente ciò che è avvenuto a contorno di Salernitana-Nocerina, stigmatizziamo le violenze ultras, più che giustamente direi, ma non ci facciamo fregare da chi ci sta portando via il piacere e la soddisfazione di andare allo stadio vivendo il calcio come da più di un secolo si era soliti fare.    Alessandro Costantino