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columnist
Al mio segnale scatenate l'inferno diceva Russel Crowe (Massimo Decimo meridio) nel film "il gladiatore" e contro il Milan, il Toro ha giocato da armata affamata di vittoria conscio come non mai di essere giunto al momento più importante della sua storia recente. Un'armata schierata con una lucida strategia, conscia dei propri limiti e qualità. Tutti con la testa nella gara, per tutti i 95 minuti, pochi cali tensione, tanta disponibilità all'aiuto. Un grande Toro, che ha tirato poco, ma ha aggredito tantissimo, i calciatori pareva avessero sincronizzato gli orologi alla stessa ora, minuto, secondo per muoversi all'unisono. I nostri avversari hanno fatto pochino soprattutto per meriti nostri e qualche situazione ci ha anche girato bene. Era la serata giusta.
Cosa è successo al Toro? Buone gare contro Inter e, Atalanta e Samp le avevamo già giocate, ma domenica pareva essersi stretto un patto di sangue tra squadra, allenatore e società: siamo qui proviamoci, ora o mai più! Mancano ancora quattro gare e Dio solo sa cosa accadrà, per intanto giochiamo l'intero campionato con un obiettivo raggiungibile fino all'ultima gara. La notizia buona è che nessuna delle squadre che incontreremo giocherà, per ragioni di classifica, chiusa in difesa, la situazione tattica che patiamo di più. È già qualcosa. Quello di domenica è stato un Toro nuovo, non emozionate e tecnico come altre nostre squadre del passato, ma tremendamente volenteroso compatto, coeso come raramente ammirato. Anche le polemiche della settimana sono state portate via dal fresco venticello della domenica sera, circostanza non scontata conoscendo la nostra storia. Insomma, una squadra vera. Visto che il calcio non è una scienza esatta e noi non siamo scienziati, vai TORO!!!
Avvocato penalista, appassionato di calcio (ha partecipato al corso semestrale di perfezionamento in diritto e giustizia sportiva presso Università di Milano), geneticamente granata, abbonato al Toro da circa trent’anni.
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