columnist

Mazzarri e la capacità di cambiar pelle. È questa la svolta?

Mazzarri e la capacità di cambiar pelle. È questa la svolta? - immagine 1
Occhi Sgranata / Il pensiero del nostro Vincenzo Chiarizia
Vincenzo Chiarizia

Una settimana fa scrivevo che se il Toro avesse perso con un’imbarcata il derby, l’avventura di Mihajlovic sarebbe stata da ritenersi conclusa. Il Toro non perso con un largo passivo, ma la qualità del gioco è stata agghiacciante e la sconfitta è stata la logica conseguenza di quella partita. Inoltre la prestazione simile è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso e che ha spinto Cairo all’esonero. Onestamente è avvenuto tutto in maniera così repentina che sono rimasto personalmente spiazzato.  L’esonero di un allenatore è un fatto che genera emozioni, specie se ciò avviene in una società dove esoneri non se ne vedevano da anni. Da un lato resto amareggiato per l’addio a Sinisa perché umanamente credo fosse una persona leale e corretta e prova ne è il saluto di alcuni giocatori in Hotel nella notte stessa dell’addio.

Tuttavia l’avvicendamento in panchina è stato inevitabile perché il gioco del Toro si era terribilmente involuto e Cairo non ha potuto fare diversamente.  E’ giunto dunque Walter Mazzarri. Francamente non era tra i miei preferiti, per i motivi di cui si parla in maniera ironica sui social e anche perché nelle sue ultime esperienze non ha fatto molto bene. Dopo un giorno e mezzo di allenamento il Toro targato WM ha giocato contro il Bologna sembrando totalmente rigenerato. La qualità del gioco espresso dall’undici granata è stata senz’altro migliore rispetto al recente passato, con un pressing ragionato, una determinazione evidente nel raggiungere le seconde palle e una voglia messa in mezzo al campo dall’undici granata mai vista. I maligni dicono che i giocatori giocavano contro Sinisa Mihajlovic, altri che l’esonero del tecnico serbo ha scosso gli stessi giocatori dal torpore, specie Niang, altri ancora che semplicemente Mazzarri è più bravo di Mihajlovic. Io credo che alla fine la verità sia da ritrovare un po’ in tutte le ragioni.

Credo infatti che alcuni giocatori ne avessero abbastanza del modo di fare di Mihajlovic, penso ad esempio a Boyé che quando è entrato è stato al solito fumoso, ma è sembrato quello delle prime partite in granata, cioè voglioso di divertirsi in mezzo al campo. Niang è sembrato davvero rigenerato dal cambio in panchina e la prestazione finalmente è stata di spessore e l’ovazione del Grande Torino ne è la dimostrazione. Infine se Mazzarri in un giorno e mezzo è riuscito a toccare le corde giuste, vuol dire che è un allenatore che sa il fatto suo.  Ad ogni modo quello che ho apprezzato di più del tecnico di San Vincenzo sono state le sue dichiarazioni sul volere una squadra che sappia “cambiare pelle”. La mancanza di essere una squadra camaleontica è una cosa che manca sin dai tempi di Ventura, il quale non si azzardava mai a cambiare modulo in corsa e che è stato ancorato al 3-5-2 per anni, salvo in rarissime occasioni. La stessa cosa è accaduta con Mihajlovic, Fino all’ultimo ha usato il 4-2-3-1, poi è tornato al 4-3-3, ma non ha mai cambiato pelle, ha solo riempito di punte l’undici in campo, portando la squadra a sconfitta sicura.

Ritengo che negli ultimi anni quello che è mancato dal punto di vista tecnico al Toro sia stato proprio la mancanza della capacità di adattamento. Tutte le grandi squadre cambiano modulo a seconda delle proprie esigenze e delle caratteristiche dell’avversario. Sono d’accordo che non si deve snaturare una squadra, tuttavia penso che l’identità vada mantenuta nell’approccio alla gara e nella mentalità di squadra e che il modulo serva a redistribuire le forze e la tecnica in campo.  Se dunque Mazzarri riuscirà nel suo intento, potremo davvero ambire all’Europa League, fermo restando che la società dovrà essere disponibile a rinforzare la squadra, senza invece fare come al solito cessioni eccellenti nell’ultimo giorno di mercato, cosa accaduta per la verità soprattutto nelle sessioni estive.

Vincenzo Chiarizia, giornalista di fede granata, collabora con diverse testate abruzzesi che trattano il calcio dilettantistico, per le quali scrive e svolge telecronache. Quinto di sei figli maschi (quasi tutti granata), lavora e vive a L’Aquila con una compagna per metà granata.

tutte le notizie di