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columnist
A me non è bastato un girone di campionato per capire il reale valore aggiunto che può dare al Torino un tecnico di grande esperienza qual è Walter Mazzarri. Sono sincero, lo ammetto senza problemi: ancora dopo 18 partite non riesco a mettere a fuoco con precisione dove si dovrebbe vedere la mano del tecnico livornese sulla squadra granata. Va bene il cambio di modulo, va bene la rosa non scelta da lui, va bene le valutazioni da fare, ma a me resta il dubbio di fondo: in cinque mesi cosa ha cambiato Mazzarri in questo Torino? Perché per quanto la vogliamo girare anche in questo girone di ritorno si sono viste nelle prestazioni dei giocatori granata le stesse contraddizioni che erano una costante anche del Toro di Miha. Il che mi porta a pensare che se è un problema di uomini allora occorrerà intervenire pesantemente sul mercato per dare una nuova solidità, specialmente caratteriale, a questa rosa, mentre se il problema fosse di natura motivazionale o tattico allora mi chiedo come mai Mazzarri non abbia saputo dare una svolta decisa in tutti questi mesi.
Stimo Mazzarri che ritengo un ottimo tecnico e forse anche l'uomo giusto per questa piazza. Se ho qualche remora su di lui, questa è principalmente basata su due fattori: il timore che predichi un tipo di calcio un po' datato e la sensazione che manchi di una certa elasticità mentale. Il modulo un po' troppo “venturiano” e rinunciatario per i miei gusti avvalla i miei timori sulla scarsa attualità della proposta tecnica dell'allenatore livornese, la querelle sugli allenamenti a porte chiuse al Fila mi fa invece suonare un campanello dall'allarme sulla sua capacità di adattamento all'ambiente in cui è capitato.
Ho notato che Mazzarri è andato più volte in forma privata (e senza clamori mediatici) a Superga, segno che si è interessato alla storia del Toro e le ha voluto rendere omaggio. Ha la fortuna di essere il secondo allenatore a poter lavorare nel Filadelfia appena ricostruito. Francamente non mi spiego come non abbia ancora capito il valore simbolico del luogo. Capisco che lui possa vederlo come un semplice centro sportivo dove deve organizzare la vita settimanale delle squadra (allenamenti sul campo, palestra, riunioni tecniche, sessioni video, ecc.) ed è giusto che da manager/allenatore pretenda le condizioni migliori in cui si svolga il proprio lavoro, ma proprio non capisco come non riesca a vedere le potenzialità immateriali del luogo. Si diceva che quasi tutte le squadre della serie A fanno allenamenti a porte chiuse, ma questa non è una giustificazione perché ciò avvenga costantemente anche al Fila. Sono d'accordo che ci possono essere sessioni (o parti di sessione) di allenamento che richiedono maggiore discrezione e concentrazione, però questo non può valere per ogni allenamento. Ogni squadra di Serie A ha fior fiore di match analyst che analizzano in ogni minimo dettaglio gli avversari e che mettono a disposizione degli allenatori e dei giocatori ogni tipo di dato su tecnica e tattica delle squadre da affrontare: chi gioca contro il Toro sa già tutto del Toro e non ha quindi bisogno di spiarne gli allenamenti, ne sono certo. Questo poteva essere un piccolo vantaggio fino ad una quindicina di anni fa, ma oggi è assolutamente ininfluente. Tenere le porte chiuse per «difendere» il proprio lavoro da occhi indiscreti è semplicemente un'assurdità. Ripeto, capisco che ci possano essere momenti nella settimana in cui c'è la necessità di lavorare senza interferenze esterne, ma sono convinto che su questo tema Mazzarri debba fare una profonda riflessione e capire quanto un rapporto quotidiano e stretto coi tifosi in una piazza come Torino e in un luogo altamente simbolico come il Filadelfia possa essere un vantaggio nel lungo periodo.
Mi auspico, pertanto, che il nostro mister faccia un passo verso la gente dimostrando di essersi calato nell'unicità del mondo Toro. O in quella che dovrebbe esserlo visto che fino a vent'anni fa lo era. D'altronde anche la società dovrebbe far capire ai vari mister e giocatori che passano di qua come ci si dovrebbe rapportare con l'ambiente : non in tutte le aziende si lavora allo stesso modo. Ci sono quelle che hanno i ping pong o la palestra per i dipendenti e quelle dove non ti puoi neanche alzare per andare a fare la pipì. Il clima aziendale lo crea la proprietà e il management, si sa... Il Toro è unico e nella sua unicità ha sempre tratto grande forza, cosi come il connubio con i tifosi ne è sempre stato un tratto distintivo. Continuare a negarlo parandosi dietro alla favoletta che il calcio è cambiato significa ignorare volutamente i valori e la storia del Torino. Il tempo e il modo per rimediare ci sono. La volontà?
Da tempo opinionista di Toro News, dò voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita.
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