Comprato e subito pronto a partire per il ritiro di Bormio, immersione Toro.
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Meitè, colpo di una notte di mezza estate
Lo abbiamo messo nella borsa della spesa dell’estate, Meitè. Una spesuccia di giocatori che tra quelli infilati dentro e quelli tirati fuori dalla borsa, è costata un pelo meno di venti milioni di euro – come saldo tra venduti e comprati - , la quinta borsa della spesa in campionato, più costose ci sono quelle della opulenta Juve (200), Atalanta (30), Napoli (23) e Inter (21).
Mi stimolano i colpi di mezza estate, l’altr’anno c’era stato N’Koulou, quest’anno lui, Meitè. Nomi francesi da ripetere più volte a voce alta per azzeccarne la pronuncia, perché poi bisogna scandirli con precisione quando fanno gol. E lo fanno gol, caspita se lo fanno!
Meitè lo individui subito in centro al campo: quasi un metro e novanta di forza, la struttura fisica non deve essere spiegata. Ma non gli manca neanche la tecnica per indirizzare volitivamente il pallone. Quello su cui più dovrà lavorare è la tattica – parole sue – che in Francia trova meno spazio nella preparazione. Le altre parole che ha speso, sono state per dire che il Toro ha carattere, e lui quello vuole conquistare, il carattere Toro.
Meitè arriva da uno scambio col Monaco, la nostra contropartita è stato Antonio Barreca, una dipartita sofferta, piena di affetto per un ragazzo sicuramente cresciuto col carattere Toro, pronto a portarselo in giro per il mondo, quel carattere.
A chi ha chiesto a Meitè se a Monaco avesse parlato di Toro con Glik – Glik Glik Glik…non resisto, devo dirlo almeno quattro volte – , lui ha risposto di sì: mi ha detto che il Toro è una grande squadra, che sa far crescere professionalmente chi ne indossa la maglia.
Perché questo vuole fare Meitè, crescere. Ammira Pogba e Modric, studia le loro movenze, per imparare e migliorare. Fisico e tecnica. Il fisico lo racconta subito che è un parigino ma che le radici affondano nell’Africa sud-sahariana – in Costa d’Avorio – come la maggior parte dei giocatori delle giovanili francesi. Fisico e tecnica che gli permettono di giocare in Ligue 1 con soli 17 anni sotto ai piedi.
Impara a giocare a calcio nell’Auxerre, e nel 2013 viene acquistato dal Lille, per un milione e mezzo di euro. Sempre presente in campionato, non si perde il preliminare di Champions e neanche la fase finale dell’Europa League. È il febbraio del 2016 quando una delle migliori squadre belghe – Zulte Waregem – lo prende in prestito. Insieme vincono la Coppa Nazionale 2017. Il ritorno in Francia ha i colori del Monaco, che a gennaio cerca di valorizzarlo prestandolo al Bordeaux, dove Meitè disputa una grandissima stagione che alza di molto le sue quotazioni – 15 milioni di euro. Questo, inizialmente, chiede il Monaco al Torino. E al Genoa, alla Fiorentina. Ma Petrachi corteggia a lungo e, alla fine, meglio. Il colpo di mezza estate – Meitè – si sogna a Torino.
Meitè si presenta con un ottimo curriculum in fatto di competenze: è uno che legge l’avanzata avversaria e si oppone fisicamente, la ferma, ma con la stessa caparbietà innesca la cavalcata offensiva. I piedi sanno dove e come orientare il pallone e l’occhio vede il gioco, disegna geometrie coi compagni in campo. E se il suo metro e ottantasette non bastasse a spiegarlo, contro l’Inter l’ha dimostrato: il gioco aereo è nelle sue corde.
Meitè fisico e tecnica. Tira fuori il carattere e facci sognare tutto l’anno il nostro colpo di una notte di mezza estate, Soualiho Meitè.
Mi sono laureata in fantascienze politiche non so più bene quando. In ufficio scrivo avvincenti relazioni a bilanci in dissesto e gozzoviglio nell’associazione “Brigate alimentari”. Collaboro con Shakespeare e ho pubblicato un paio di romanzi. I miei protagonisti sono sempre del Toro, così, tanto per complicargli un po’ la vita.
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