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Millico e lo strano caso del “senso” della Primavera del Torino

Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 
Il Granata Della Porta Accanto / La Primavera deve rifornire la Prima Squadra, non necessariamente vincere trofei. Con Millico ha già “vinto”...

Da qualche settimana il “gioiellino” della Primavera granata, Vincenzo Millico, è stato aggregato in pianta (quasi) stabile alla prima squadra e la notizia ha fatto molto piacere a quasi tutti i tifosi del Toro, i quali, per storia e tradizione, sono sempre molto ansiosi e fiduciosi che un gran numero di ragazzi faccia questo percorso. La realtà, seppur rosea, di un ragazzo del 2000 che quest'anno ha fatto faville coi suoi pari età, non ha raggiunto ancora il livello di favola e Millico al momento non ha ancora esordito in serie A con la maglia del Toro.

Che esordisca non è nemmeno da discutere, è solo questione di tempo viste le qualità del ragazzo e, immagino, l'interesse della società nel valorizzare un proprio talento cresciuto in casa. Quello su cui si discute animatamente tra tifosi è invece il “danno” che l'assenza di Millico sta procurando alla squadra di Coppitelli che, senza la sua stella, sta faticando un po’ di più in questa fase della stagione: in sostanza una parte dei tifosi accusa Mazzarri non solo di non lanciare Millico in Prima Squadra come meriterebbe per i numeri che ha fatto vedere, ma contemporaneamente di rischiare di danneggiare gli obiettivi della Primavera in corsa su tutti e tre i fronti delle competizioni giovanili (Viareggio, Scudetto e Coppa Italia).

Ora, di primo impatto queste considerazioni sono emotivamente condivisibili: eh che diamine, Mazzarri, se non ti serve Millico perché tanto non lo fai giocare, lascialo alla Primavera dove il ragazzo fa la differenza, no? Non l'abbiamo pensata un po’ tutti questa cosa? Eppure la questione non è così semplice per tanti motivi.

Innanzitutto perché va sempre e comunque definito a priori il fine ultimo del settore giovanile. Che non è quello di vincere trofei, ma di tirare su calciatori di talento a cui possibilmente insegnare anche ad essere uomini capaci di sostenere con dignità e maturità un percorso di crescita nel mondo dello sport così come nella vita di tutti i giorni. I trofei del settore giovanile sono solo un aspetto secondario, e non principale, dell'attività di allenatori e dirigenti. Certo danno lustro e fanno piacere, in particolare in una piazza che storicamente ha sempre vinto tanto a livello giovanile come quella del Toro e che a livello di prima squadra è a digiuno di trofei da un abbondante quarto di secolo… I titoli vinti dalla Primavera del Toro negli anni 80 e 90 erano il riflesso di un apporto alla serie A di decine di professionisti. I titoli dell'era Bava, sono il segnale di un ritorno a livelli di eccellenza nelle selezioni dei giovani, ma ancora non riflettono la capacità di lanciare giocatori da serie A, a parte isolati casi.

L'Atalanta, citata spesso come eccellenza a livello giovanile, negli ultimi cinque anni ha vinto meno del Toro a livello Primavera eppure in casa orobica sono cresciuti almeno cinque o sei giocatori che giocano stabilmente in serie A. Conti, Gagliardini, Caldara, Mancini, Barrow e via discorrendo sono alcuni dei nomi a cui possiamo contrapporre Barreca, Bonifazi, Edera, Parigini e forse, un giorno, Millico. L'idea di fondo del settore giovanile, dunque, non è quanti scudetti possa vincere, ma quanti giocatori consegnerà alla prima squadra per renderla più forte o quanti giocatori venderà in giro incassando soldi che renderanno la società ancora più solida e forte. Il caso di Millico dunque è al momento una cosa a metà del guado. Il ragazzo ha dimostrato grandi colpi, ma solo passando per il calcio dei “grandi” si potrà capire quanto sarà davvero forte. Da un certo punto di vista non condivido chi attacca Mazzarri perché toglie Millico alla Primavera, semplicemente perché il mister sta facendo ciò che è nella logica delle cose: ho un fenomeno nel settore giovanile? Bene, che venga a giocare con noi. Forse quello che gli imputo è il poco coraggio nel farlo scendere in campo. Zaniolo, stella nascente del calcio italiano, ha giocato la sua prima partita da titolare nella Roma al Bernabeu contro il Real. Magari Zaniolo è cento volte più forte di Millico e il paragone non regge, però spesso in Italia si ha questa paura di “bruciare” i giovani e si tende a far aspettare questi ragazzi troppo tempo prima di buttarli nella mischia, generando in loro ansie ed attese che ne minano le sicurezze acquisite nelle giovanili. Partito Edera, Millico può giocare tranquillamente degli spezzoni in questo attacco del Toro. Magari cambiando modulo in un 343 che aiuterebbe anche Falque a fare quello che gli riesce meglio, cioè l'esterno d'attacco.

C'è poi una considerazione sulle giovanili che esule da Millico in sé. Spesso si prendono giovani da altre squadre e questo può essere utile per le categorie inferiori alla Primavera, perché si ha ancora il tempo di plasmarli. La tendenza ultima, però, è il massiccio acquisto di ragazzi di 19 anni come accaduto nell'ultimo mercato invernale. Da un lato si prova probabilmente a recuperare “scarti” di settori giovanili importanti (vedi Barcellona) i cui scarti, scarti in effetti non sono (scusate il gioco di parole) , ma dall'altro c'è il rischio di prendere elementi che arrivano “ fatti e finiti “ e che non sono propri gioielli allevati in casa. Una sorta di area di mercato più facile perché le grandi squadre a quell'età o comprano super certezze oppure sforbiciano e tagliano elementi anche bravi, visto che non hanno spazi infiniti per tenere tutti. Inserirsi in queste nicchie di mercato può essere una strategia vincente perché riduce il rischio dell'investimento, ma diminuisce quel senso di appartenenza che dovrebbe essere un valore in più che il settore giovanile dà.

In sostanza, non crucciamoci se la Primavera andrà meno bene, continuiamo a sostenerla e a tifare per questi ragazzi che un giorno potrebbero diventare il presente del Toro. Il vero trofeo sarà sempre vederli con la maglia del Toro dei grandi addosso più che con una coppa o un tricolore giovanile in mano. A cominciare proprio da Millico.

Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita.