In questi giorni, come tutti gli italiani, moltissimi dei miei pazienti venuti nel mio studio hanno voluto parlare della nazionale e di questo disastro sportivo (o “apocalisse” come è stata definita) che ha colpito l'intero movimento calcistico nazionale. Dai vari dibattiti sono emerse una miriade di motivazioni che hanno portato a questo tremendo risultato: dalle scelte sbagliate dell'allenatore, allo scarso impegno mostrato da alcuni giocatori chiave che non hanno reso come nei loro club, all'esiguo numero di giocatori italiani che da anni scendono in campo nei top club della nostra serie A e nelle rispettive giovanili. Insomma le motivazioni sono molteplici e tutte condivisibili; l'unica verità su cui tutti sembravano concordare è che il sistema calcio va rivisto dai vertici e anche in fretta se si vuole evitare di entrare in un vortice di mediocrità da cui è difficilissimo uscire. Il caso dell'Olanda deve servire da monito.
columnist
Nazionale tra critiche e colpe
Una cosa che però ho notato e che non mi è piaciuta molto è stato vedere alcuni miei pazienti (molto pochi per fortuna) quasi gioire di fronte al tonfo della nazionale e di Ventura, quasi come se cadendo lui potessero avere una sorta di rivincita nei confronti di un uomo e un tecnico che non amano e che non hanno mai amato nemmeno quando allenava il Toro. Ognuno è libero di pensare ciò che vuole e non voglio aprire, in questa sede, un dibattito su Giampiero Ventura, ma penso che in questo caso non si possa gioire di una disfatta sportiva di tali dimensioni, anche se non si ama l'allenatore che lo ha in parte causato, perché se la nazionale perde, perde tutto il movimento calcistico italiano, Toro compreso. Ventura può piacere o non piacere, ma nel momento stesso in cui diventa il tecnico della nazionale va sostenuto e, caso mai, criticato, anche aspramente se è il caso.
Nel frattempo, tornando al nostro Toro, domenica arriva il Chievo e speriamo che ci ritorni un Gallo non troppo distrutto da quanto accaduto lunedì sera, o che, per lo meno, riesca a trasformare in rabbia agonistica la cocente delusione perché ci serve come il pane.
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Alla prossima dal vostro Psicologo del Toro.
Laureato in Economia, gestisco un negozio di caffè che trasformo clandestinamente in uno studio in cui esercito la professione di psicologo dedicato ai miei compagni di tifo; 30 anni, da 24 abbonato in maratona ho imparato a comprendere il comportamento di ogni singolo fenotipo di tifoso del Toro e mi diverto ad analizzarlo. Al quinto anno sulle colonne di TN, ecco a voi lo Psicologo del Toro!
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