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Che significa Foudre? In francese è l'equivalente del nostro fulmine. È la folgore, la classica scarica elettrica che si abbatte al suolo con la sua dose di effetti visivi tra il vago e il terrificante. È l'istante immediato, la fugace apparizione del gesto risolutivo. E soprattutto, foudre è anche il soprannome che venne dato a Nestor Combin allorché approdò al Torino nell'estate del 1966.
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Nestor Combin nasce a Las Rosas, in Argentina, il 29 dicembre 1940. Formatosi come attaccante, dimostra da subito grandi doti atletiche unite a una disinvoltura che gli permette di compiere vere e proprie imprese con la palla. Dal 1950 al 1959 milita nell'Olympique Lione, con cui vince una Coppa di Francia, Metz e Red Star. Una volta in Italia, dopo un trascorso con la maglia bianconera, è la volta del Toro, club con cui giocherà dal '66 al '69. 106 presenze con 31 reti.
Il termine Foudre gli viene affibbiato dopo averlo visto eseguire certi tiri con il piede destro che chiunque avrebbe mandato fuori area. Nestor, invece, era animato dal fuoco della grazia e da una precisione preziosissima. Quando calciava, era come se sparasse dei siluri, cannonate talmente potenti che nessuno era in grado di pararle, né tantomeno pareva intenzionato ad affrontarle.
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Foudre rimarrà sempre caro nella memoria granata, specialmente per ciò che accadde il 22 ottobre 1967. Si disputò la stracittadina e Nestor si trovò nella scomoda posizione di dover giocare contro l'ex squadra. Una settimana prima, precisamente la sera del 15 ottobre, morì Gigi Meroni, del quale Nestor era un grande amico. Non solo, ma la coppia Meroni-Combin aveva saputo regalare al Toro una serie di ineguagliabili momenti di magia calcistica. La morte di Meroni si rivelò sia un trauma che uno sprone e Foudre volle commemorare la memoria dell'amico dedicandogli la partita e compiendo un vero e proprio miracolo.
Sono infatti di Combin tre dei quattro gol che i granata mettono a segno, spazzando via i rivali bianconeri. E Foudre non avrebbe potuto giocare un match migliore! La sua furia domina su tutto e tutti, e l’appellativo “folgore” non potrebbe essere più calzante. Dribbla, schiva, evita, travolge. E soprattutto corre, corre con rabbia, corre con il cuore ridotto a una vampa di lacrime trattenute troppo a lungo. Dei compagni non ode che poche parole in lontananza. Dell’allenatore neanche il suono delle grida dalla panchina. Tutto ciò che pensa, tutto ciò su cui il suo corpo il suo cranio il suo cuore sono concentrati è una cosa sola: mandare la palla in rete per commemorare la memoria dell’amico. E allora accade l’inevitabile.
Curiosamente, Combin è uno dei pochi granata ad aver saputo mandare in rete il pallone per tre volte di fila in una partita contro i bianconeri.
A fine partita, stremato da una caterva di emozioni contrastanti, Nestor dichiarerà: “Glieli dovevo, a Gigi, questi gol, glieli ho promessi quando l’ho salutato il giorno del funerale”.
Laureato in Lingue Straniere, scrivo dall’età di undici anni. Adoro viaggiare e ricercare l’eccellenza nelle cose di tutti i giorni. Capricorno ascendente Toro, calmo e paziente e orientato all’ottimismo, scrivo nel segno di una curiosità che non conosce confini.
Disclaimer: gli opinionisti ospitati da Toro News esprimono il loro pensiero indipendentemente dalla linea editoriale seguita dalla Redazione del giornale online, il quale da sempre fa del pluralismo e della libera condivisione delle opinioni un proprio tratto distintivo.
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