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Chi venne soprannominato il “Poeta del Gol”?

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Nel segno del Toro / A vedersi tributare un simile appellativo è un calciatore che continua a serbare un posto molto speciale nel cuore degli appassionati di calcio
Stefano Budicin

Un tifoso granata riconoscerà subito chi si nasconda sotto l’espressione Poeta del Gol. E il ricordo lo farà commuovere. Perché a vedersi tributare un simile appellativo è un calciatore che continua a serbare un posto molto speciale nel cuore degli appassionati di calcio. Un uomo dal talento immenso, un genio che non appena toccava palla ti faceva restare con il fiato sospeso fino a che la sua azione non si concludeva con il gol inevitabile o un cross destinato comunque a far ottenere un punto alla sua squadra. Il poeta del Gol altri non è che il celebre Claudio Sala.

Claudio Sala nasce a Macherio, in provincia di Monza, l'8 settembre 1947. Da prodigio qual è si fa presto notare per la sua determinazione a considerare il calcio una passione cui dedicarsi per il resto della sua vita: "Io sono cresciuto negli oratori, non è che abbia avuto dei settori giovanili alle spalle che mi abbiano insegnato i fondamentali. Ho imparato un po' tutto da solo, in questo paesino, dove si giocava alla sera fino quando diventava buio, le partite finivano 30 a 20, 30 a 25".

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Sala prestò calzò i panni granata per undici stagioni ininterrotte. La sua carriera nel Toro cominciò nel 1969, dopo un anno al servizio del Napoli. E per i granata comincia un periodo di autentica rifioritura. Nel 1970-71 Sala si aggiudica la Coppa Italia, mentre nella stagione '75-76 sarà la volta dello scudetto, premio che il Toro sarà a un passo dal conquistare anche nel '77, mancandolo di appena un punto in classifica.

Quando giocava, Sala era davvero in grado di regalare perle poetiche di qualità eccelsa. Non perché si facesse notare tanto per i gol segnati, essi non erano mai molti, quanto per il gioco di gambe che ti faceva capire come fosse concesso solo a lui di potersi destreggiare con una grazia così divina, quasi avesse più di due gambe.

Capo chino, corpo raccolto e concentrato, gambe prossime al dribbling, e Sala era pronto a verseggiare una giocata che sarebbe subito stata eletta a evento dell'anno. A suo dire, il gol più bello a livello stilistico risale al 1972, in una trasferta a Varese. Nato da una serie di finte e contro finte, da fuori area, regalò al Torino una vittoria per 2-0.

A dare risalto al genio di Claudio Sala fu un altro personaggio essenziale della storia granata: Gigi Radice. L'allenatore capì che il ruolo più adatto al poeta fosse la fascia destra, posizione ideale per permettergli di esplodere in tutta la sua strabordante energia.

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L'unica paura, se così si può chiamare, del poeta erano i calci di rigore. Stando alla sua testimonianza: "In un Toro-Juventus di Coppa Italia: ho calciato, il portiere (Zoff, ndr) con facilità l'ha parato e da quella volta mi sono defilato quando c'erano da battere i calci di rigore."

A ricordarne le gesta leggendarie è una coppia di attaccanti altrettanto celebri. Di loro tacerò il nome, conscio che tutti i lettori sapranno sicuramente di chi si sta parlando:"Era Claudio che esaltava le nostre qualità, le nostre caratteristiche. È vero che lui la metteva in mezzo, poi noi dovevamo andarla a prendere, però lui era talmente bravo a mettere in mezzo queste palle che diventavano palloni sempre invitanti per noi, per cui o la prendeva Paolo o la prendevo io".

Laureato in Lingue Straniere, scrivo dall’età di undici anni. Adoro viaggiare e ricercare l’eccellenza nelle cose di tutti i giorni. Capricorno ascendente Toro, calmo e paziente e orientato all’ottimismo, scrivo nel segno di una curiosità che non conosce confini.

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