Quali caratteristiche avevano i due gemelli del gol? Quando nacque il sodalizio? Chi ne fu l’artefice? E per quale motivo venne dato ai giocatori un simile soprannome? Dopo aver parlato la scorsa settimana del celebre Claudio Sala, è il momento di porre l’accento sui due attaccanti ai quali il poeta del gol fu legato indissolubilmente.
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Dal poeta del gol… ai due gemelli
Quando si parla di Francesco Graziani e Paolo Pulici la mente vola subito a quel periodo di autentica magia che ogni tifoso torinista non può non sentire con un senso di orgoglio contagioso. Del resto, il rapporto che legava i due gemelli del gol ebbe modo di splendere per otto stagioni di fila. Ma quand'è che si cominciò effettivamente a soprannominare la coppia di attaccanti in questo modo? E per quale motivo?
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La coppia si formò ufficialmente nella stagione 1973-74. Galeotta fu la prima di campionato in granata condotta da Graziani, il 18 novembre del '73 contro la Sampdoria. La partita si concluse con un pareggio, ma la coppia cominciava a rodarsi. A capirne il potenziale fu lo stesso Radice, che decise di farli giocare l'uno vicino all'altro. Il riconoscimento vero e proprio avvenne il 3 febbraio 1974, allorché, contro il Cesena, Pulici piazzò un gol da rigore al 57' e Graziani lo seguì con il gol della vittoria al 75'. Sarebbe stato l'inizio di un sodalizio che valse alla coppia oltre duecento reti, spesso con l'ausilio dell'altro fuoriclasse Claudio Sala, quel poeta del gol che con le sue metriche atletiche era in grado di fornire assist miracolosi in qualsiasi momento della partita.
Il gioco dei gemelli e del Torino di quegli anni sfavillava e incantava, ubbidiva alle regole della modernità e pareva potersi accostare alle imprese leggendarie degli Invincibili.
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Paolo Pulici nacque a Roncello, in Brianza, il 27 aprile del 1950, a un anno dal disastro di Superga. I suoi gol hanno permesso ai granata di vincere lo scudetto a ventisette anni di distanza dall'infausto giorno, nel 1976. In totale Pulici segnò 172 reti, risultato che nessun goleador del club piemontese è ancora riuscito a superare. Gianni Brera, impressionato non meno che i tifosi dalle sue abilità, lo soprannominò Puliciclone. Non solo per i punti che fece ottenere alla squadra, ma anche per il suo spirito profondamente torinista, Pulici è ricordato tutt'oggi come l'incarnazione più pura dello spirito granata. La sua preparazione atletica e il suo genio gli valsero un’infinità di riconoscimenti, e curiosamente non una sola presenza con la Nazionale:«Sono l’unico giocatore ad essere stato capocannoniere per tre volte e ad aver fatto due Mondiali in tribuna: mi dicevano che non giocavo perché ero del Toro, non della Juve»
Di due anni più giovane, Francesco Graziani, detto “Ciccio”, nacque a Subiaco, in provincia di Roma, il 16 dicembre 1952. Ventidue anni dopo il giovane attaccante entrò nelle file del Torino, impressionando da subito per il suo gioco atletico e veloce, colmo di lampi e intuizioni geniali e capace di rivelarsi decisivo nei momenti più difficili della partita.
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Graziani riconobbe da subito che l’intesa con Puliciclone e Claudio Sala era qualcosa di speciale:«Radice ci fece fare molto addestramento insieme...con lui abbiamo cominciato a capire di essere fatti uno per l’altro. A noi bastava uno sguardo per mandare in tilt gli avversari. E poi, eravamo entrambi abili di testa, quando Claudio Sala scodellava quei palloni era impossibile non prenderli: senza di lui non saremmo diventati ciò che siamo stati…
La coppia si sciolse ufficialmente nella stagione 1981-82, quando Graziani lasciò il Torino per vestire la maglia della Roma. L'anno dopo toccò a Pulici, che si accasò all'Udinese. Ma poco importa. Ancora oggi i gemelli del gol sono ancora capaci di segnare profondamente l’immaginario dei tifosi, caratteristica che è data solo alle leggende.
Laureato in Lingue Straniere, scrivo dall’età di undici anni. Adoro viaggiare e ricercare l’eccellenza nelle cose di tutti i giorni. Capricorno ascendente Toro, calmo e paziente e orientato all’ottimismo, scrivo nel segno di una curiosità che non conosce confini.
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