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Il bandito Giuliano e la sua passione per i granata

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Nel Segno del Toro / Una storia particolare quella odierna di Stefano Budicin
Stefano Budicin

Di Salvatore Giuliano è stato detto molto, forse troppo. Sta di fatto che sul suo conto i pareri sono contrapposti. Un Robin Hood dei poveri o un mercenario al servizio dei mafiosi? E che c'entra la sua figura con la storia del Torino? Come è possibile che i granata possano essere accostati a una figura tanto controversa? Salvatore Giuliano nasce a Montelepre, in provincia di Palermo, il 22 novembre del 1922. La sua carriera criminale iniziò nel 1943, allorché l'omicidio di un carabiniere costrinse Giuliano alla latitanza.

La banda di Giuliano effettuò numerosi sequestri di persona a scopo di estorsione ai danni degli agricoltori ricchi e i grandi imprenditori dell’isola. I ricavi sarebbero andati alle famiglie più povere. Le sue azioni erano dettate, così affermano in molti, dal desiderio di aiutare la sua gente, i suoi cari, in altre parole tutti i bisognosi. Grazie a tale atteggiamento si meritò l’appellativo di Robin Hood del sud. La fama però fu ben presto controbilanciata da un avvenimento che la minò alla radice.

Il primo maggio del 1947, a Portella delle Ginestre, in occasione della Festa dei lavoratori, una banda si rese responsabile di una strage di gravità inaudita, esplodendo il fuoco sulla folla e uccidendo undici persone. Il colpevole fu identificato nella figura di Giuliano, anche se non mancano le voci di coloro che ritengono fosse stato incastrato dai mafiosi. Ad ogni modo, dobbiamo ancora rivelare cosa c’entri il bandito con la storia dei granata. È bene fare un passo avanti di due anni.

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Il 6 gennaio 1949, pochi mesi prima della catastrofe di Superga, il team degli Invincibili sbarca in Sicilia per affrontare il Palermo, mai così tenace e concentrata come in quel momento. Anche in città l'entusiasmo supera ogni più felice aspettativa. Non capita spesso di poter ammirare le gesta del grande Torino dalla prospettiva privilegiata degli spalti. I granata vengono ospitati in un hotel distante dai clamori del capoluogo siciliano. L'idea di fondo è di permettere ai giocatori di riposarsi. Guai a provocare disturbo prima che la partita abbia luogo.

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Il caso vuole che, un giorno, mentre il giovane granata Luigi Giuliano è intento a starsene per conto suo nella hall, venga avvicinato da un individuo sconosciuto. Il tale si presenta sostenendo di essere un ambasciatore del bandito Giuliano, il quale vorrebbe sapere se Luigi fosse o meno a conoscenza di una qualche parentela tra i due. Non per nulla esiste un Luigi Giuliano che da ex membro della Camorra collabora attivamente con la giustizia da più di vent’anni. Naturalmente il giocatore nega con tutte le sue forze di essere imparentato con una simile famiglia e l'ambasciatore se ne va. Prima di andare assicura a Giuliano che il bandito si recherà allo stadio per assistere alla partita, essendo un grande appassionato deila squadra torinese.

Sono anche episodi come questo a rendere curiosa ed entusiasmante la storia dei Campionissimi.

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